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TESTO Un solo Dio, molti chiamati

don Marco Pratesi  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/10/2008)

Brano biblico: Is 45,1.4-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,15-21

In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Verosimilmente il re persiano Ciro non ha mai avuto conoscenza di questo oracolo divino rivolto a lui, è rimasto nell'ignoranza, a cui si accenna (vv. 4 e 5): è pagano, non conosce il Dio di Israele, non sa di essere stato chiamato da lui. Tuttavia è proprio così, e questo è appunto il messaggio che il profeta rivolge a Israele: Dio, il nostro Dio, ha chiamato Ciro, e lo ha messo in grado di svolgere un'azione irresistibile, che lo ha portato ai vertici della scena internazionale. In questo modo potrà svolgere il mandato che Dio gli ha affidato, cioè sconfiggere Babilonia e, nella sua politica di tolleranza, liberare Israele dall'esilio e consentirgli il ritorno in patria. Così egli sarà "messia" (v. 1, dove la CEI traduce "eletto", inducendo così una inopportuna confusione con l'"eletto" del v. 4 che è Israele, l'ebraico usa qui un altro vocabolo). "Messia" è l'"unto", il consacrato da Dio per una missione di salvezza; missione che è a favore di Israele, il quale rimane, nonostante tutti i dubbi e le angosce, il "servo" e il "prescelto" di Dio (v. 4). L'orizzonte dell'atto redentore di Dio non è però limitato al solo Israele: nella liberazione di Israele, diventerà manifesto davanti a tutti i popoli che Dio è uno solo, e che lui solo e nessun altro ha in mano la storia (vv. 5-6).

In esilio Israele farà l'esperienza che non solo il suo Dio non è stato sconfitto dagli dèi di Babilonia, come facilmente si poteva credere, ma che la sua sfera di azione non è limitata alla sola terra di Palestina, ma si estende fino a Babilonia, anzi a tutto il mondo, perché lui è l'unico Dio (cf. 44,6-8; 45,21-22; 46,9-11, dove si allude ancora a Ciro). Si perviene quindi a una chiara formulazione del monoteismo non per via speculativa ma per via pratica, ossia facendo l'esperienza che non c'è alcuna "regione" sottratta alla potenza del Signore: "Il potere appartiene a Dio" (Sal 62,12), comunque e dovunque è lui che "abbassa ed esalta" (1Sam 2,7); "ora vedete che io solo sono Dio, e non c'è altro Dio accanto a me. Io faccio morire e vivere, ferisco e curo, e non c'è chi possa liberare dalla mia mano" (Dt 32,39).

La lettura ci presenta un Dio magnanimo, che fa partecipe l'uomo del suo potere, lo chiama e gli conferisce un'autorità per la salvezza del popolo e per la sua gloria. Qui il chiamato, il consacrato, è Ciro, ma sappiamo a chi competerà in pienezza il titolo messianico: il re persiano liberatore d'Israele è figura del Cristo liberatore dell'umanità. Con l'unzione battesimale poi diveniamo a nostra volta partecipi della consacrazione di Cristo, anche noi "piccoli messia". Il Padre, che - non dobbiamo mai dimenticarlo - rimane l'unico vero detentore del potere, ci conferisce il suo potere perché lo mettiamo a servizio della vita e del bene di tutti, e così la gloria di Dio risplenda agli occhi - e negli occhi - della famiglia umana. Non è la chiamata dei soli battezzati, ma di ogni uomo di buona volontà; anche se, come Ciro, non conosce l'unico Signore della storia.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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