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TESTO Invitati a una festa

mons. Roberto Brunelli

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/10/2008)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Un re, racconta Gesù, allestì una festa di nozze per suo figlio, e mandò ripetutamente i suoi servi a chiamare gli invitati, i quali però non vollero partecipare, preferendo occuparsi dei fatti loro. Allora mandò i servi per le strade, a invitare tutti quanti avrebbero incontrato, buoni e cattivi, e la sala delle nozze si riempì. A tutti fu dato un abito conveniente; quando però vide uno che non si era curato di indossarlo, diede ordine di cacciarlo fuori.

La parabola, un po’ come quella di domenica scorsa, condensa le vicende narrate dalla Bibbia. Il re è Dio, il figlio è Gesù, con il quale si instaura un rapporto di festa tra Dio e l’umanità. I servi sono i profeti, i primi invitati sono il popolo d’Israele, dopo il quale tutti i popoli sono chiamati in quella grande sala che è la Chiesa: dove però si deve stare con l’abito adatto, cioè rispettando le condizioni poste da Dio stesso.

Il passaggio dall’antico al nuovo popolo di Dio è tuttora in corso; i servi del re sono tuttora per le strade del mondo ad annunciare il vangelo, cioè ad invitare tutti, buoni e cattivi, a partecipare a quella gran festa che è l’amicizia con Dio. Siamo in ottobre, il mese tradizionalmente dedicato alle missioni: il pensiero va alle migliaia di uomini e donne che hanno lasciato una vita tranquilla e sicura per obbedire al divino comando di evangelizzare, pur sapendo di affrontare così disagi d’ogni sorta e non di rado pericoli mortali (come è avvenuto di recente anche ai mantovani padre Tullio Favali e don Maurizio Maraglio). Il pensiero va ai missionari, per chiedere a Dio di sostenerli e dare efficacia al loro impegno; per prendere coscienza che ogni cristiano consapevole è chiamato ad essere “missionario” nel proprio ambiente di vita; per partecipare nella misura del possibile allo sforzo immane che la Chiesa compie a sostegno delle missioni e quindi a beneficio di popoli spesso disagiati sino alla fame (la Chiesa non fa ben orchestrate e pubblicizzate maratone televisive per raccogliere fondi; ma da sempre e costantemente è un fiume di danaro quello che da Roma scorre verso l’Africa, l’Asia e l’America latina).

Missioni a parte, la parabola degli invitati alle nozze del figlio del re presenta un aspetto che la collega ad altre pagine della Bibbia, nell’esprimere il rapporto che Dio intende instaurare con gli uomini. A differenza di altre religioni, per le quali l’uomo è sottomesso a divinità che lo schiacciano con la loro potenza spesso capricciosa, la rivelazione ebraico-cristiana presenta Dio come amico degli uomini, un amico che rispettando la loro libertà non si impone ma li invita a partecipare alla sua stessa vita, alla felicità che è Lui. Per farsi capire in termini umani, Dio presenta la felicità sotto forma di una festa, di un banchetto: annunciato da secoli, come ricorda la prima lettura di oggi, esso è cominciato quando il Figlio di Dio, diventando uomo come noi, metaforicamente ha “celebrato le nozze” con l’umanità. La festa non è riservata a qualcuno, più rispettabile o raccomandato; tutti, buoni e cattivi, sono invitati a parteciparvi: in modo perfetto e definitivo nella vita eterna, ma per quanto possibile anche nella vita presente. Non a caso già qui il rapporto più intimo e profondo con Dio prende la forma di un banchetto, l’Eucaristia.

Tutti sono invitati alla mistica Cena del Signore, che si ripropone nella celebrazione della Messa, anticipazione e pegno della vita futura. Sono invitati tutti, con l’unica condizione di dimostrarsi interessati all’invito e consapevoli dell’onore, indossando la veste adatta. Questa veste è la fede autentica, che si manifesta nel vivere in armonia con Dio.

 

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