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TESTO Commento su Gal 3,24

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (11/10/2008)

Brano biblico: Gal 3,24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

La Legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.

Come vivere questa Parola?

Paolo, il fariseo strenuo difensore della Legge, una volta convertito, prende le distanze da essa. Non la rigetta, ne riconosce l’indubbio valore, ma, alla luce di Cristo, può ora comprenderne l’intrinseca indispensabile, ma relativa funzione.

All’uomo accecato dalla sua presunzione, fino a sfidare Dio (peccato originale torre di Babele... ieri, mito della scienza della tecnica... oggi), all’uomo sbandato, facile preda degli idoli, Dio, nella sua misericordia, offre in dono la Legge, un termine di confronto che permetta di prendere atto delle deviazioni che lo allontanano dal suo fine e ne sviliscono la grandezza.

Il male viene così colto nella sua realtà di attentato al capolavoro di Dio che è l’uomo, e rivela il suo vero volto: un degrado che ferisce il cuore del Padre, offuscando la dignità filiale dell’uomo.

La coscienza del peccato si accompagna, poi, alla triste constatazione dell’impotenza a sottrarsi ad esso. L’uomo non può contare sulle proprie forze per trionfare sulla tentazione.

Matura allora il desiderio di una mano tesa a cui afferrarsi e affiora l’invocazione: “Signore, salvami!”.

È l’attesa dei secoli che, presso Israele, si identificava con il Messia promesso. Un percorso lungo e spesso tortuoso che ha affinato lo sguardo, disponendo all’approdo della fede, cioè all’accoglienza di Cristo e della salvezza che lui solo può dare.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, verificherò il mio atteggiamento di fronte ai comandamenti: li considero un rigido canone di norme a cui attenermi scrupolosamente e ‘servilmente’ per evitare l’inferno, o, al contrario, li snobbo come un’anticaglia da cui liberarsi? O, ancora, ne ho colto la funzione pedagogica che mi orienta a Cristo e al suo comandamento di amare, che del Decalogo è il fondamento e il cuore?

Rimuovi, Signore, dal mio cuore ogni atteggiamento servile o di sprezzante autosufficienza. Che io aderisca al tuo volere con la gioia di chi si sa infinitamente amato, di chi si scopre con sempre rinnovato stupore, “figlio”.

La voce di un Padre della Chiesa

Prendiamo il Logos come legge; riconosciamo che i suoi precetti e i suoi consigli sono dei cammini abbreviati e rapidi verso l'eternità: i suoi comandi, infatti, sono ricchi di forza persuasiva, non di timore.
Clemente Alessandrino

 

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