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TESTO Onorate Dio nel Re

padre Gian Franco Scarpitta  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/10/2008)

Vangelo: Mt 22,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Ferma restando l’autorità indiscussa dovuta a Dio, la sua obbedienza innanzitutto a Lui e il riconoscimento della sua Autorità primaria e l’obbedienza che gli deve in ogni caso e in tutti gli ambiti, il cristiano non è avulso e non misconosce la vita politica come pure non si sente estraneo dall’appartenere ad un corpo sociale e ad un ordine costituito verso il quale si sente in dovere.

Proprio perché appartenenti alla dimensione del Regno di Dio, noi non siamo esclusi dagli obblighi di convivenza civile e il cristiano, appunto in forza della Rivelazione e dell’esercizio concreto della sua vita di fede, non può esimersi dal rispetto delle leggi civili e dell’ordinamento dello Stato, queste da lui interpretate come forma di collaborazione all’edificazione del mondo e della convivenza umana.

Nella prima Lettera a Timoteo, Paolo raccomanda che si facciano preghiere per tutti gli uomini, “per i re e per tutti coloro che sono in autorità perché possiamo trascorrere una vita tranquilla e serena con ogni pietà e decoro” (1 Tm 2, 2) e aggiunge, non importa se indirettamente, che la serenità della vita comune e l’andamento retto della convivenza sociale è volontà di Dio e noi non siamo esenti dal collaborarvi. Edificare il Regno di Dio attraverso l’impegno nella città terrena e un obbligo morale del cristiano che deve sentirsi coinvolto nella vita civica omettendo ogni forma di neutralità nelle questioni pubbliche. E’ condivisibile che nella nostra democrazia quanti rivestono un ruolo di responsabilità per il servizio del cittadino non sempre mirano alla promozione della giustizia e del bene comune; è vero che determinate leggi e disposizioni sono ben lungi dalla ricerca del vantaggio delle classi deboli e molte volte gravano sul popolo semplice e oppresso, ma questo c non giustifica il nostro atteggiamento di disattesa e mancata ottemperanza perché il rispetto delle norme civili, l’osservanza delle leggi e delle disposizioni delle autorità rientrano fra i doveri e gli imperativi etici del credente che non può non riconoscere nell’autorità una provenienza divina.

mancare nei confronti dello Stato e della società civile in qualche modo corrisponde sempre a deviare dai comandamenti di Dio e per questo anche noi pastori dovremmo domandarci se si esortano i fedeli all’osservanza delle leggi civili e da parte degli stessi fedeli occorrerebbe estendere l’esame di coscienza in seno al comportamento in società: molte volte infatti, poiché ciò viene interpretato come una mera banalità, noi siamo soliti non riferire al confessore tutte le volte che siamo saliti sul bus privi di biglietto, non importa se non siamo stati scoperti; forse raramente ci accusiamo di eventuali mancanze nel pagamento di certe tasse ritenute “in necessarie” come l’iva su un certo servizio e non di rado omettiamo che anche parcheggiare in doppia fila comporta un disturbo all’equilibrio dell’ordine civile.

Paolo invece ci esorta a riconoscere Dio anche nell’autorità costituita, perché in essa lo stesso Signore provvede alla realizzazione del bene della collettività e del singolo cittadino: “...Non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio... vuoi non aver da temere l’autorità? Fai il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene ” L’apostolo invita inoltre all’obbedienza alle leggi, al pagamento dei tributi, all’ottemperanza di ogni legge come dovere di coscienza appunto perché da Dio deriva ogni organizzazione di governo e di amministrazione (Rm 13, 1 e ss).

Riconoscere lo Stato non significa essere succubi e acritici di fronte ad ogni imposizione che ci possa provenire dall'alto, ma corrispondervi con partecipazione responsabile e non omettendo di mostrare le nostre opinioni e anche il nostro disappunto qualora determinate leggi vertano ad inficiare la morale o il bene comune stesso ed è anzi la partecipazione diretta del cittadino alla vita pubblica a determinare che il voto oltre che un diritto sia eticamente un dovere. Il cristiano ha legittimità di porre le sue obiezioni e di esprimere democraticamente la propria opinione quanto alle leggi ingiuste e compromettenti la morale e la religiosità o il progresso stesso dell’uomo, pertanto il dovere e diritto di critica resta sempre qualcosa di inalienabile: pur manifestando rispetto verso l’ordine costituito e ottemperanza ai propri obblighi, il credente non può tacere quando determinate disposizioni vincolanti siano contro le aspettative del vero bene.

Anche Gesù rivendica la necessità che Dio sia riconosciuto nell’autorità legittima e a tale scopo fa riferimento alla famosa espressione “a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”.

Il quesito che in questa sede gli stanno ponendo i suoi interlocutori è alquanto sottile e pericoloso. Essi domandano infatti quasi a bruciapelo: “E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?” Glielo domandano però confidando nella sua serietà e imparzialità, osservando come lui sia solitamente un uomo obiettivo che evita di fare distinzioni fra gli uomini o di compromettersi con alcuno per pura amicizia e pertanto perché è abituato alla rettitudine e all’onestà (non hai timore di nessuno perché non guardi in faccia a nessuno).

l’interrogativo pone Gesù fra due fuochi: se infatti egli avesse risposto affermativamente (Si, è lecito pagare il tributo) avrebbe attirato contro di sé le ostilità della classe degli zeloti, classe politica di stampo nazionalista che ai tempi di Gesù mirava in senso sovversivo contro il governo straniero di Roma; se egli invece avesse risposto negativamente (No, non occorre pagarlo) allora si sarebbe inimicato il governo di Roma. Ma la risposta di Gesù, come sempre è di carattere pedagogico e salvifico: essa mira ad istruiire l'uomo sul senso del dovere e sulla volontà di Dio su questa terra e pertanto mantenendo l'assoluto primato di Dio nella cooperazione dello stato, anche se questo è di natura pagana (il governo di Roma) e costituisce una forza oppressiva di occupazione: va rispettato come rappresentativo dell'autorità divina.

Gesù non pregiudica il concetto di retto governo per le autorità e nulla toglie al dovere di chi sta a capo di venire incontro alla massa, ma ripone il dovere e il diritto nelle rispettive misure che competono ad ambedue.

 

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