TESTO Commento su Luca 18,1-8
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XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/10/2007)
Vangelo: Lc 18,1-8

In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Nel Vangelo di quest’oggi Gesù parla della necessità di pregare sempre senza stancarsi, e illustra questa verità con il racconto di una parabola.
In avvio di riflessione possiamo chiederci in che cosa consista la preghiera di cui parla Gesù e a chi sia rivolto il suo invito di pregare senza interruzione.
Le definizioni di preghiera presentate nel corso dei secoli sono tante. Prendiamone una per tutte, quella di san Giovanni Damasceno: secondo questo santo la preghiera è elevazione dell'anima a Dio o domanda a Dio di beni convenienti.
Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce soprannaturale della preghiera. Ovviamente la condizione per ricevere questa illuminazione interiore è che la preghiera non sia fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore.
Uno si innalza spiritualmente verso Dio quando adora e ringrazia. L’altra forma principale della preghiera è la preghiera di domanda. Uno può chiedere per se stesso e per i suoi bisogni supplicando una grazia o pregando di venire perdonato oppure può chiedere per gli altri e allora parliamo di preghiera di intercessione.
La preghiera è un bisogno universale degli uomini in ogni luogo e in ogni epoca. Anche al giorno d’oggi l’uomo moderno si rende conto che non può vivere solo per soddisfare i suoi bisogni materiali ed è comune un’ansia di trascendenza e di misticismo.
Nella lettera in preparazione al grande Giubileo del Duemila papa Giovanni Paolo II scriveva: “Non è forse un segno dei tempi che si registri oggi nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime proprio in un rinnovato bisogno di preghiera? Anche altre religioni, oramai ampiamente presenti nei Paesi di antica cristianizzazione, offrono le proprie risposte a questo bisogno e lo fanno talvolta con modalità accattivanti. Noi che abbiamo la grazia di credere in Cristo, rivelatore del Padre e Salvatore del mondo, abbiamo il dovere di mostrare a quali profondità possa portare il rapporto con Lui".
Gli antichi per entrare in rapporto con Dio gli offrivano sacrifici, presentando a Lui animali o frutti della terra. Ora noi sappiamo che Dio è Spirito e vuole essere adorato in “Spirito e Verità”. Tuttavia non viene meno l’esigenza di presentare a Lui qualcosa che ci appartiene per stabilire con Lui un legame personale, non solo formale, ma individuale e particolare. E che cosa abbiamo noi di più nostro che il tempo? Noi, il tempo, lo sentiamo come un bene sempre più prezioso e abbiamo ragione, a patto che non lo degradiamo a semplice occasione di guadagno. Il profitto che possiamo ricavare dal tempo è anche e soprattutto relazione e spirituale.
Il tempo che perdiamo trattenendoci a conversare in compagnia di una persona manifesta subito quanto la stimiamo e ci interessiamo di lei. Nella preghiera offriamo a Dio innanzi tutto il nostro tempo. Anche questo è sacrificio, ma siamo sicuri che Dio lo gradisce in maniera particolare. È Lui stesso infatti a chiedere di pregare sempre, senza stancarci.
A questo proposito ho trovato la testimonianza di un fedele che in confessione si accusò: "Io prego male"; e dal confessore ottenne questa risposta: "Nel Vangelo non c'è scritto che bisogna pregare bene. C'è scritto che bisogna pregare sempre".
La richiesta di Gesù di una preghiera continua e di lunga durata tuttavia può lasciare perplessi anche i più fervorosi a motivo dei limiti della condizione umana e varie sono state le proposte per soluzioni a questa esigenza non facile da mettere in pratica.
"Pregare incessantemente non significa stare continuamente in ginocchio o a braccia levate. V'è un'altra preghiera, quella interiore, ed è il tuo desiderio.” Questo è il pensiero di sant’Agostino, che continuava: “Se continuo è il tuo desiderio, continua è pure la tua preghiera. Chi desidera Dio anche se tace con la lingua, canta e prega col cuore. Chi non desidera, gridi pure quanto vuole, ma per Dio è muto".
Dunque il dialogo con Dio può rimanere vivo sempre, anche mentre si è intenti a portare avanti le più svariate occupazioni. La preghiera muore invece, quando il ricordo di Dio si raffredda.
La preghiera ci libera dall'egoismo e dalla solitudine, e ci apre al mistero della comunione con Dio e con gli altri. Pregare non deve essere un'imposizione, ma un dono; non una costrizione, ma una possibilità; non un peso, ma una gioia. La preghiera è il respiro dell'anima. Deve abbracciare tutto ciò di cui si compone la nostra vita. Tutto deve trovare in essa la propria voce.
In maniera un po’ sorniona lo scrittore Bernanos fa parlare così un suo personaggio: “C'erano veramente molti esemplari curiosi di umanità in questo paese anni fa. Allora c'era più energia e in qualcuno quell'energia prendeva un corso singolare. In questi giorni gli uomini sono dei pappagalli spaventati a morte di non essere tutti uguali, mentre la gente di una volta pregava per avere il vantaggio di essere un po' diversa” cioè veramente se stessa e noi diventiamo quello che siamo, noi stessi, solo davanti a Dio.
La Chiesa ha fissato, fin dai suoi inizi, un giorno speciale da dedicare al culto e alla preghiera: la domenica. Ma solo la preghiera personale durante la settimana ci prepara a vivere bene questo appuntamento comune.
La preghiera domenicale, fatta nell’assemblea comune, ha il vantaggio di ricordarci che preghiamo correttamente quando la nostra volontà e il nostro cuore si uniscono completamente alla preghiera di Cristo. Infatti Gesù Cristo non solo ci ha insegnato a pregare, ma anche ha pregato e continua a pregare e per questo può esaudire le nostre preghiere, perché intercede per noi presso Dio suo Padre.
«Con i sacramenti ci nutriamo. Ma prima del nutrimento, c'è la respirazione e l'ossigeno per respirare spiritualmente lo riceviamo attraverso la preghiera».
Se la necessità ci porta a pregare per noi stessi, la carità fraterna ci esorta a pregare per gli altri.
La nostra forza interiore consiste nella preghiera: l’immagine della prima lettura di Mosè che a braccia alzate intercede per la vittoria del suo popolo contro Amalek è veramente potente.
Anche Maria santissima prega interessandosi delle necessità altrui; ne abbiamo una prova alle nozze di Cana. Maria santissima dunque interceda per noi e ci ottenga una fede salda, quel dono che ci permette di acquisire tutte gli altri doni di grazia di cui abbiamo bisogno.