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Esaltazione della Santa Croce (14/09/2008)

Vangelo: Gv 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,13-17

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Non si nasconde la luce dei Suoi occhi se ti offri al Suo stare... Da te brilleranno le scintille della Sua dolce presenza non appena tu accetterai di lasciarti ferire dalla vita, non per il gusto di soffrire ma per il desiderio di mordere il frutto che matura al calore del Suo essere tra noi. Che nulla dei tuoi giorni scivoli su di te, ma che tutto ti attraversi fino in fondo! E brillerà il Suo sguardo da ogni tuo istante...

Sia innalzato

MEDITAZIONE

Domande

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito. Quanto di più caro il Padre lo da a noi. Qualsiasi padre preferirebbe andare al posto del figlio sapendo di perderlo... Dio no! È il massimo del dono di sé. Ci consegna se stesso interamente, pur sapendo quanto siamo maldestri e distratti! perché non avessimo dubbi sul suo amore, ci offre quanto di più prezioso aveva, il suo Volto, la sua Parola, la sua Pace: Cristo Signore.

Chiave di lettura

Nel deserto della vita è possibile essere morsi dai velenosi denti di serpenti velenosi quali le disavventure del rifiuto o le restrizioni di ogni possibile espressione umana... Sono i momenti estremi di rischio che divorano le possibilità di vita della persona a favore di una morte pressoché immediata. La ribellione alla propria esistenza apre voragini di attesa e scava abissi di delusione. Ma a chi sta naufragando nelle acque incostanti del proprio vissuto si tende la mano della divina presenza e l’esperienza della salvezza si fa pregnante di significato. Risorse inaspettate fluiscono quando hai vissuto sul ciglio della morte, è come se la luce dell’intelletto ormai spenta ritrovasse nuova fiamma e colmasse ogni vuoto. Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, perché chi crede abbia la vita eterna. Questa urgenza fa pensare che non siamo in grado di riconoscere il Figlio dell’uomo tra gli uomini, che abbiamo bisogno di sperimentare il limite della caduta per avvertire forte la necessità di qualcuno che ci salvi. Le recriminazioni su Dio e sui suoi amici avvelenano l’esistenza, ma anche in questo caso Dio è salvezza. La recriminazione viene innalzata non come condanna ma come parola di guarigione. Il dover alzare lo sguardo, il non far da sé.. questa è salvezza. Il Figlio dell’uomo posto in alto è sorgente della vita, lì dove la croce si fa abbraccio. C’è il cielo, c’è la terra. Queste due assi di legno che si incrociano parlano di salto in alto verso Dio e salto in largo verso gli uomini; nessuno resta fuori! Lo spazio di incontro tra le due dimensioni è lo spazio della vita umana di Cristo, uomo e Dio. Qui siamo chiamati a sostare, se vogliamo capire qualcosa di più del mistero che ci avvolge, qui dove si consuma il dono ineffabile del suo essere tra noi.

PREGHIERA

Dove son già fatte le strade, io smarrisco il cammino. Nell'oceano immenso, nel cielo azzurro non è traccia di sentiero. La viottola è nascosta dalle ali degli uccelli, dal fulgor delle stelle, dai fiori delle alterne stagioni. E io domando al cuore, se il suo sangue porti seco la conoscenza dell'invisibile via (Tagore).

CONTEMPLAZIONE

Eccomi ai tuoi piedi, o croce benedetta. Ascolto le voci che su di te hanno infierito mentre il Figlio di Dio gemeva, ritrovo tutte le tracce delle dita che ti hanno afferrato con crudele sentire, che ti hanno malmenato e maledetto, sento su di te scorrere la linfa del respiro vitale di Gesù e ogni sillaba del suo cuore squarciato. Sono qui e incontro su di te tutti gli sguardi che nei secoli ti hanno contemplato, ti hanno implorato, ti hanno insultato. E mi fa male vederti ancora pronta a ricevere le disperazioni dei cuori umani, le speranze di chi non ha altri che te come risposta al suo dolore. I miei occhi si bagnano delle lacrime versate sul tuo legno, bruciano in me i muti singhiozzi di chi non ha neanche il coraggio di urlare tanto è il tormento che vive. O croce beata, porta dell’infinito Splendore, effondi le tue gemme di vita sulle mie sopite malinconie di umanità, e che, sfinito, il mio spirito si abbandoni su di te per entrare nella ferita del tuo amore per me.

Il Vangelo dei piccoli

Se tu apri le braccia, somigli a una croce. Il tuo corpo e’ dritto e va verso l’alto, le tue braccia che si tendono a destra e a sinistra non hanno confini, e’ come se volessero abbracciare il mondo intero. Gesu’ abita la tua vita e tu sei come la sua croce, il luogo della sua divinita’ in terra. Essere la croce di Gesu’ e’ un bell’impegno! Ti ritrovi a dover accogliere in te il soffio del suo Spirito senza misura. Chi crede che Gesu’ e’ luce che non tramonta, si aspetta dalla croce tanti tesori. Come l’arcobaleno che spunta fuori dopo il temporale, cosi’ da Lui sgorgano colori speciali da dentro i fatti di tutti i giorni che sono la croce della semplicita’. Quando ti fai il segno della croce, ricordati che Gesu’ e’ li’ appiccicato a te come un frutto all’albero suo. Non hai da temere nulla, perche’ nell’abbraccio che sei tutto acquista il sapore del cielo.

 

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