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TESTO Il piedistallo di Gesù

don Giovanni Berti

Esaltazione della Santa Croce (14/09/2008)

Vangelo: Gv 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,13-17

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

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Oggi come cristiani celebriamo l’esaltazione della Santa Croce...

A volte le parole ci fregano e siamo così abituati a certe frasi fatte che non riusciamo più a comprenderne il significato.

Se oggi dicessi in Chiesa che come cristiani celebriamo l’esaltazione della Fucilazione o l’esaltazione della Camera a Gas, la cosa suonerebbe davvero strana e molti avrebbero tutte le ragioni per scadalizzarsi. Come si fa a esaltare uno strumento di tortura e di morte?

Ci siamo un po’ dimenticati che in fondo la croce è solo uno dei tanti modi per uccidere che l’uomo ha inventato e utilizzato nel corso della storia. La croce la possiamo riprodurre in legno, oppure in metalli preziosi e ornarla in molti modi. La possiamo appendere alla parete di casa o al collo o anche all’orecchio o tatuarcela sul corpo. Ma rimane un segnale di sofferenza, non dobbiamo dimenticarlo.

Purtroppo l’abitudine al vederla ci fa perdere il suo significato e il messaggio che essa contiene. E’ la stessa cosa che accade quando alla televisione mandano l’ennesimo servizio televisivo di persone che muoiono di fame o di guerra: siamo così abituati che più di tanto non ci badiamo e cambiare canale verso l’altro programma che più ci interessa è cosa breve, senza emozioni e senza pensieri.

Dovremmo allora fermarci davvero e guardare alla croce per cercare di capire come mai essa è un segno così importante per noi cristiani.

Io credo che la possiamo capire se mentre la guardiamo con sopra il corpo di Gesù ci mettiamo a pensare alle tante sofferenze concrete che incontriamo nella nostra vita, a cominciare dalle nostre personali per passare a quelle di persone vicine che conosciamo, fino ad arrivare alle sofferenze dei poveri del mondo.

Ci vuole del tempo per fare questo, ma sono sicuro che alla fine la croce non sarà solo un segno superficiale “della nostra cultura cattolica occidentale” (come mi pare a volte sia ridotta e difesa) ma diventerà un segno vero, legato alla vita vera.

Ma perché Gesù ha scelto questo piedistallo per mostrarsi al mondo?

Di solito un piedistallo innalza e separa e vuole rimarcare la differenza tra chi sta sopra e chi guarda dal basso. Tutti siamo sempre alla ricerca di piedistalli, e ognuno cerca il proprio in modo da stare sempre più in alto di qualcun altro. Può esser piedistallo del potere o della ricchezza. Anche un’auto più potente o un vestito possono fare da piedistallo. Anche una carica sociale o nella chiesa ecclesiale può servire da piedistallo per esser visto più in alto e trovare così la propria realizzazione umana a scapito di altri.

Gesù ha scelto il piedistallo sul quale stare. Tutta la sua vita è un cammino verso la salita sulla croce. Ha scelto il piedistallo della fragilità e della sofferenza che tutti noi vorremmo evitare.

Eppure è proprio li che vediamo il nostro Dio: innalzato sulla croce. E lo ha fatto perché ci ha amati fino a morire. Il Dio della vita non sceglie la morte come atto eroico fine a se stesso. Ma sceglie la croce come modo estremo di amore.

Mentre guardo la croce allora non vedo solo sofferenza senza speranza (come tante volte siamo portati a fare quando la sofferenza è grande e umanamente impossibile da capire). Vedo una scelta decisa fatta da Gesù, una scelta che coinvolge anche le mie scelte. Gesù sceglie la via dell’amore definitivo.

Quando guardo alla croce ripenso quindi a quanto costa amare veramente. E il vero amore so che non mi porta su piedistalli di potere e di successo, ma mi porta a scendere accanto all’altro, agli altri.

Guardo alla croce e ripenso allora a tutti coloro che nel corso della vita si sono sacrificati per me e mi hanno fatto sentire il loro amore. Guardo alla croce e vedo che anch’io quando ho amato veramente sono stato pronto anche a pagare e a sacrificarmi.

La croce quindi prende vita e diventa davvero un punto di riferimento, non tanto perché sta sulla punta del campanile, alle pareti delle scuole o sul mio collo come pendaglio. La croce di Gesù diventa un programma di vita e un modo per leggere quello che mi capita come presenza di Gesù.

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