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TESTO Una vita differente

don Maurizio Prandi

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/09/2008)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Cari amici, desidero condividere con voi, traducendole dallo spagnole le parole semplici che riesco a dire alle persone che incontro la domenica in questo tempo (fino al 21 di ottobre) di missione in terra cubana. Un abbraccio a tutti, don Maurizio.

Nel canto alla Vergine Maria, Nostra Signora della Carità e patrona di Cuba, c’è un passaggio che ci può aiutare ad entrare nella Parola di Dio che abbiamo ascoltato: che noi tutti tuoi figli, Virgen mambisa, possiamo essere tutti fratelli; credo che davvero questo sia il punto fondamentale, la vocazione il compito che Dio ci assegna: l’essere fratelli. Che cosa significa questo? Il brano di vangelo che abbiamo ascoltato è inserito nel discorso che l’evangelista Matteo fa riguardo alla comunità e che occupa tutto il capitolo 18. Mi pare che il vangelo ci dia una risposta significativa a cosa voglia dire essere fratelli: per essere veramente fratelli dobbiamo amare, perdonare.

Anche la seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Romani, viene in nostro aiuto a questo riguardo: S. Paolo sottolinea come sia l’amore il criterio supremo e unico per il cristiano, colui che ama compie perfettamente la legge. Paolo ci insegna una cosa molto importante: il fine della legge è l’amore, l’amore autentico, cristiano, che non cerca di essere servito ma di servire, l’amore che si dona fino a dare la vita. Di questo amore, che non fa calcoli, il vangelo di oggi ci da due esempi: la correzione fraterna, il perdono.

Gesù ci propone un nuovo tipo di relazioni, uno stile di vita differente. Se ci accorgiamo che l’altro si è comportato in maniera ingiusta o sleale contro di noi, la reazione più normale che possiamo avere è non parlargli o escluderlo dalla nostra amicizia. Il Signore Gesù chiede ai suoi però un comportamento nuovo, differente come dicevo, chiede una solidarietà con il fratello che vive nel peccato che sia per il suo bene (c’è una solidarietà che può diventare complicità invece). Dice Gesù: Se tuo fratello commette un peccato... che bella che è questa parola! Chi commette un peccato, per me, non deve essere anzitutto un peccatore, ma un fratello! Questo significa che la prima cosa che si deve fare, non è giudicare, ma amare, desiderare una comunione, desiderare che il tuo fratello non si ponga distante, fuori della comunità, ma che prontamente possa tornare. Per Gesù ogni membro della comunità è importante e se si perde è responsabilità della comunità poterlo far tornare. Se un fratello sbaglia, tutta la comunità è coinvolta. Mi piace molto questo: per un fratello, uno solo, che quindi può anche sembrare poca cosa, la chiesa è chiamata a donare, consegnare la propria vita, come il buon Pastore che va a cercare l’unica pecora che si è perduta.

A questo punto però, credo che ci sia da fare una piccola sottolineatura: il brano di vangelo che la chiesa ci consegna in questa domenica, parlando dei fratelli che sbagliano. non dice che noi invece siamo senza peccato, che siamo perfetti! Tutti siamo peccatori e non possiamo né sentirci ne crederci migliori degli altri. Dobbiamo metterci a fianco di chi sbaglia con molta carità e molta umiltà. Non si tratta né di giudicare qualcuno, né di condannare qualcuno, ma di illuminare la sua vita con la luce della Parola di Dio. Non si tratta di camminare per la strada criticando a destra e a sinistra. La correzione deve essere discreta, fraterna, fatta con amore. Dio non ci chiede di giudicare il prossimo, ma di amarlo, non vuole che lo si condanni, ma che lo si perdoni, non vuole che lo si emargini, ma che si stia con lui camminando al suo stesso passo. Sono chiamato a fare così perché questo è il comportamento di Dio con me. Devo imparare da Lui!

Mi ha colpito molto un inno dell’Ufficio di lettura del sabato che tradotto dallo spagnolo suona più o meno così: In un dialogo assetato si incontreranno in un solo battito, volto a volto, il tuo amore o Dio e il mio peccato. Bello! Dio non si pone distante dal mio peccato, ma vicinissimo con il suo amore, volto a volto. Credo che sia questo il compito della Chiesa, il compito di ciascuno di noi.

 

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