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TESTO La correzione fraterna, frutto dell’amore

padre Antonio Rungi

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/09/2008)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Celebriamo oggi la XXIII domenica del tempo ordinario dell’anno liturgico e la parola di Dio ci presenta nel Vangelo la tematica della correzione fraterna, molto necessaria nella comunità dei credenti, quando i fratelli di fede sbagliano e minano l’unità della stessa comunità. La correzione parte dall’amore e non dal risentimento perché qualcuno ha potuto ostacolare la nostra visione della vita. Il confronto è sul vangelo, sulla parola di Dio e non su altre presunte parole di verità. C’è tutto un procedimento da rispettare perché si arrivi ad una vera correzione, che deve alla fine riportare all’unità il popolo credente.

In questo testo del vangelo i canonisti, gli studiosi del diritto ecclesiastico, vedono il procedimento e l’iter giudiziario per la cosiddetta scomunica. Difatti dall’iniziale riservatezza della questione che potrebbe essere considerata motivo di richiamo, alla pubblicizzazione di essa attraverso un atto giuridico pubblico che porta i componenti della comunità dei credenti a considerare il fratello non convertito come escluso dalla comunione e dalla carità che tutto unisce e perdona. Se nel giudicare ci sostituiamo a Dio e alla sua misericordia, penso che sia difficile trovare un fratello o una sorella nella fede integerrimi e puri da ogni colpa. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” ripeteva Gesù a quanti volevano lapidare la donna peccatrice. Solo il suo grande amore e il suo sguardo di misericordia risollevò quella donna dalla colpa e lei iniziò una vita nuova al seguito di Cristo.

Un insegnamento valido in tutte le situazioni in cui chi è chiamato a giudicare e a valutare i fatti e i comportamenti degli altri lo faccia per amore, con amore, per servizio alla verità e non per autorità, imposizione, con minacce. Si è fuori da ogni giusto richiamo e vera correzione fraterna di cui parla il Vangelo odierno. A volte errori davvero gravi e madornali passano senza nessun richiamo; altre cose superficiali ed insignificanti ai fini della fede e della morale vengono severamente riprese e condannate. Dipende dalla prospettiva in cui uno si pone nel giudicare e valutare; Gesù ci dice che bisogna correggere, ma la correzione è frutto dell’amore e della misericordia e non dell’orgoglio e della presunzione.

Il tutto può essere capito meglio alla luce di quanto scrive l’Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, nel breve brano che ascoltiamo oggi come seconda lettura della parola di Dio. Chi si pone nella prospettiva dell’amore che trova la sua sorgente in Dio e non nel proprio io, sa leggere con esattezza la storia degli uomini e le vicende di questo mondo. La carità non fa male al prossimo e diventa legge fondamentale per giudicare ogni cosa. Bisognerebbe domandarsi di fronte a tanti sbagli degli uomini (penso alle guerre, alle violenze, agli assassini, agli aborti, alla miseria, alla fame, ecc.) quale atteggiamento assumiamo. Stiamo zitti e non ci interessiamo, oppure facciamo realmente qualcosa, con tutti i mezzi e con tutte le nostre umane e intime possibilità, per dare il nostro contributo, anche se lieve, a questi problemi? C’è il rischio di formalizzarsi in un’osservanza esteriore della legge, mentre l’apostolo ci invita a vivere in profondità l’amore. Dobbiamo essere debitori verso gli altri di un vero amore che manifestiamo e non di non aver rimproverato, richiamato, umiliato, offeso, perché dobbiamo stare sereni e tranquilli e non aver alcun problema. L’amore non crea problemi, ma costruisce rapporti veri di umanità e di spiritualità, di solidarietà e condivisione o complicità a gloria di Dio e per il bene dei fratelli.

In questo orizzonte di speranza e di amore vero si colloca anche il brano della prima lettura tratto dal libro del profeta Ezechiele. Un testo di grande spessore educativo, pedagogico e pastorale. E’ evidente che qui è posto in risalto soprattutto il comportamento di coloro che sono sordi ad ogni richiamo che viene da Dio, mediante i veri profeti e non dai falsi profeti, che predicavano bene, ma vivevano al di fuori di ogni regola, intenti a salvare come i farisei solo la faccia e l’esteriore e per nulla preoccupati del mondo del cuore e dell’anima e delle cose più gravi che si tenevano nascoste. Qui il malvagio è chiaramente la persona che pensa, progetta e opera il male per fare male. Di malvagi nella nostra società e nel mondo ce ne sono tanti. Cattivi dentro e cattivi fuori con atteggiamenti e comportamenti umilianti della dignità di ogni persona umana. Soggetti pericolosi perché hanno sete e fame di vendetta e si appagano quando vedono i loro presunti nemici ed avversari distrutti e annientati. Convertire un malvagio non è facile, perché l’odio che porta nel cuore non si può rimuovere solo con una buona parola, ma attraverso grandi gesti di amore e misericordia, di ascolto e di accompagnamento interiore. Ma, come la vita ci insegna ogni giorno, a diversi gradi e responsabilità ognuno oltre ad esaminare gli altri, soprattutto se ha autorità, esamini se stesso prima di giudicare ed eventualmente condannare.

Sia questa la nostra sincera e sentita preghiera che vogliamo rivolgere al Signore in questo giorno di festa, ove ci raduniamo insieme come comunità di credenti e chiediamo a lui di guidarci nella via del bene e della carità, ben sapendo che ove due o tre sono uniti nel suo nome Egli è in mezzo a costoro: “O Padre, che ascolti quanti si accordano nel chiederti qualunque cosa nel nome del tuo Figlio, donaci un cuore e uno spirito nuovo, perché ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello secondo il comandamento dell’amore, compendio di tutta la legge”. Amen.

 

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