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TESTO Sentinella

don Marco Pratesi  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/09/2008)

Brano biblico: Ez 33,1.7-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

La lettura di Ezechiele è parte di una introduzione (33,1-20) premessa alla seconda parte del libro (cc. 33-48) che, dopo la catastrofe del 586 a. C., apre la prospettiva sulla nuova salvezza che Dio sta costruendo oltre il castigo del suo popolo. L'introduzione verte sulla missione del profeta, e si apre con l'immagine di una vedetta. Se, in caso di attacco, essa dà l'allarme, chi non si mette in salvo perisce per propria colpa; se non lo dà, la responsabilità di chi morisse è sua (vv. 1-6). Il paragone serve da introduzione immediata al nostro passo: il profeta Ezechiele è posto come sentinella sul popolo. Notiamo di passaggio che i vv. 7-9 del c. 33 sono quasi uguali a 3,16-19: nella redazione finale si è voluto inserire subito all'inizio del libro un richiamo a tale funzione del profeta.

Leggendo il seguito del capitolo troviamo il tema della retribuzione individuale, che apparenta il brano alla estesa trattazione del c. 18. Gli avvertimenti e i richiami del profeta, dunque, non sono soltanto per il popolo nel suo complesso, essi devono coinvolgere la singola persona. La missione di Ezechiele pertanto si approfondisce: egli non è soltanto l'annunziatore del castigo e della salvezza di Dio per Israele; ma deve anche preoccuparsi che ciascuno oda il suo grido di allarme, e possa quindi, se vuole, mettersi in salvo convertendosi. Perché in questo caso il nemico incombente è Dio stesso nel suo giudizio, la sentenza di morte emessa nei confronti del malvagio: «tu morirai» (v. 8).

Il discorso risulta ostico per l'uomo moderno, abituato a mettere in risalto la maturità e l'autonomia del singolo, l'uguaglianza (nel senso di livellamento) tra gli uomini, allergico a profeti e maestri vari, e di solito francamente individualista, per cui oggi nessuno ha più il diritto di ammonire chicchessia. Richiami, consigli, esortazioni sono facilmente sentiti come indebite invasioni nella sfera del privato, violazioni della libertà personale, e magari bollati come arroganza e volontà di dominio. In fondo siamo comunque ancora alla celebre risposta di Caino che, a Dio che gli domandava del fratello, ribatteva seccamente: «sono io forse il guardiano di mio fratello?» (Gen 4,9).

A fronte di ciò sta la visione biblica di una trama di rapporti umani fatta di corresponsabiltà: ciascuno è, a vario titolo, responsabile anche dell'altro. Non siamo soltanto spettatori più o meno indifferenti della costruzione o della distruzione della vita altrui. Il bene e il male dell'altro dipende anche da me.

In particolare chi è chiamato a essere guida e pastore nella Chiesa, è implicato nel misterioso processo che ha luogo ogni volta che l'uomo è chiamato ad abbracciare responsabilmente e liberamente la volontà di Dio. Mediante la propria vita e l'operosa carità pastorale, egli ha il compito di favorire, incoraggiare e custodire la risposta positiva, e quindi la bontà della vita e la salvezza, di ciascuno che gli sia affidato.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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