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TESTO Annuncio della Passione

don Daniele Muraro  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (31/08/2008)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,21-27

In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

San Pietro che si era distaccato dall’opinione comune riguardo alla persona di Gesù e aveva giustamente indicato in lui “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, nell’episodio immediatamente successivo ritratta la sua dichiarazione di fede e rimprovera il suo Signore.

Gesù aveva lodato il suo generoso apostolo perché aveva parlato bene. Le sue parole provenivano non da una cognizione umana, ma direttamente da Dio. Venuta meno però la rivelazione da parte di Dio Padre, Pietro ritorna l’uomo di prima, appassionato verso la causa di Gesù, ma impulsivo e un po’ presuntuoso.

Di fronte al destino che Gesù preannunzia per se stesso, di venire ucciso a Gerusalemme da parte dei capi del popolo ebreo dopo un giudizio spietato di condanna e una atroce sofferenza, Pietro si ribella. “Non è possibile!”

Pietro è tanto sconvolto dall’annuncio della passione che abbandona il suo posto dietro a Gesù e preso in disparte il Maestro e si rivolge a Lui con parole aspre, quasi di rimprovero. “Certe cose bisogna evitare perfino di pensarle, tanto meno ci si può permettere di parlarne.” Che Gesù soffrisse, che fosse riprovato da parte del Sinedrio e che infine fosse condannato a una morte ignominiosa non rientrava nelle aspettative di nessuno degli discepoli, san Pietro aggiunge di suo che questo non può essere il piano di Dio: “Dio non voglia, Signore!”

Innanzi tutto Pietro chiede a Dio Padre di non tenere conto delle parole di Gesù, o comunque di fare andare le cose in maniera diversa da come Gesù le prospetta. Potrebbe quasi trattarsi di una implorazione se non assumesse il colore di una asserzione di sdegnoso rifiuto. Infatti Pietro continua: questo non ti accadrà mai”. Come può Simone il pescatore parlare così?

Evidentemente pensa che che se anche i capi tramassero qualcosa sciagura contro il suo Signore lui farà tutto il possibile per evitarla. Troviamo nelle parole di Pietro la stessa baldanza dell’Ultima Cena: “Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte”.

Gesù che si era lasciato prendere per un braccio da Pietro e allontanatosi dagli altri apostoli come lui voleva, aveva ascoltato i suoi rimproveri però lo aveva fatto ancora con la faccia rivolta in avanti, come per proseguire il cammino. Si gira alla fine e al suo seguace che aveva perso il controllo di se stesso, tanto da uscire dai ranghi, intima di tornare al suo posto: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”

Pietro deve tornare nella sua posizione di discepolo, dietro al suo Maestro. Il suo consiglio è pericoloso perché riflette una mentalità non secondo la grandezza di Dio, ma secondo la mediocrità umana.

Viene spontaneo rispondere al male con altrettanto male, o almeno con la fuga e appartiene alla furbizia umana di ogni tempo cercare di ottenere degli ottimi risultati senza fatica, ma attraverso l’inganno e la truffa. Questa non sarà la via che intende percorrere Gesù. Questa non è nemmeno la volontà di Dio.

Al principio della sua missione, nel deserto, Gesù aveva avuto a che fare con Satana che per separarlo dalla comunione di obbedienza con il Padre gli aveva indicato la via facile del piacere, del successo e del potere. Se Gesù avesse seguito i suggerimenti del demonio non avrebbe salvato il mondo, ma lo avrebbe confermato nei suoi errori e nella sua disgraziata mancanza di amore.

Alla tentazione di mettere il proprio “io” sopra di tutto, Gesù risponde in spirito di rinuncia, di umiltà e di servizio. Ora nel momento in cui la sua scelta si stava sostanziando in un destino di sofferenza fisica e morale, Egli non intende tirarsi indietro.

La sua rivelazione agli apostoli non significava solo aprire uno squarcio sul loro futuro, ma anche uno squarcio nella loro coscienza. Gesù ne era consapevole. Pietro era pronto per la rivelazione da parte di Dio non ancora per quella da parte di Gesù. Ma egli in quanto uomo naturale e con lui gli altri apostoli si sarebbe sempre ribellato alla prospettiva che Gesù delineava.

L’unica maniera per uscirne non era di intavolare una discussione fidandosi sull’intelligenza umana e sulla generosità d’animo di chi stava dalla sua parte, ma di affidarsi alla volontà di Dio.

Gesù “doveva” soffrire, ciò era previsto nelle Scritture, ma “doveva” anche risorgere il terzo giorno, anche questo rientrava nel disegno del Padre. Pietro nella sua reazione emotiva si ferma al Venerdì santo, come avrebbe fare altrimenti?

La strada per arrivare all’alba felice del mattino di Pasqua la si poteva percorrere solo stando dietro a Gesù. La vita dell’uomo sulla terra è contraddittoria, questo non l’ha inventato Gesù, ma proviene dal peccato e dalla conseguente corruzione che regna nel mondo. Gesù per primo però ha avuto chiara la percezione di questa disgraziata condizione umana, lui che veniva da Dio, e Lui solo ha potuto indicare come uscirne. “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.”

La proposta di Gesù consiste non in un rivelazione di sapienza intellettuale, ma di un percorso esistenziale di abbandono dell’inveterato amor proprio e di accettazione della “propria croce”, cioè della perdita che comporta il mettere l’amore di Dio e l’amore del prossimo al di sopra delle proprie esigenze e necessità pur se legittime e giuste.

Su questa strada il cristiano e anche l’apostolo rimane sempre un discepolo che non può far conto su una propria visione delle cose, ma deve continuamente esercitarsi nell’imitazione dell’unico che è arrivato alla meta di un amore pieno e senza riserve, Gesù Cristo nostro Signore.

 

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