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TESTO Il primo sondaggio di opinione in chiave cristiana

padre Antonio Rungi

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2008)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Celebriamo oggi la XXI domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico e la parola di Dio ci presenta nel Vangelo una singolare intervista di Gesù Cristo e su Gesù Cristo. Possiamo ritenerlo il primo vero sondaggio di opinione sulla persona di Cristo e quindi in chiave cristiana. La percezione della persona di Cristo e della sua missione tra la gente interessa al Signore, perché vuole personalmente rendersi conto che cosa hanno capito esattamente di lui. Si può giustamente considerare la prima intervista religiosa in senso cristiano.

Come è facile rilevare dal testo del vangelo di Matteo le opinioni su Gesù sono tante e disparate e nessuna di esse esprime esattamente chi era ed è veramente Cristo. Quando e come scatta la risposta più rispondente alla verità? Quando Pietro, sotto l'azione dello Spirito Santo, una vera rivelazione di Dio Padre, dichiara chi è Cristo. "Egli è il Figlio del Dio vivente". E' la professione della fede nella persona e nella missione di Cristo. Una volta compreso questo, la conseguenza immediata da parte di Gesù è di affidare a chi è entrato nel mistero di Cristo il compito di guidare la Chiesa. Un compito che è di misericordia, di paternità, di bontà, di apertura all'eternità e di indirizzo verso essa di ogni persona che accoglie nel suo cuore il messaggio di liberazione che viene dalla Croce e Risurrezione del Signore.

Riflettendo su di questo, l'Apostolo delle Genti nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua Lettera ai Romani, evidenzia appunto la centralità di Cristo nel piano della salvezza del genere umano progettato da Dio fin dall'eternità .

Comprendere questo alla luce di quel dono meraviglioso della fede è incamminarsi verso la felicità, perché lungo la strada del nostro viaggio terreno incontreremo spesso il volto gioioso e sofferente del Signore. Non sapremo facilmente individuarlo questo volto, né riconoscerlo immediatamente, a volte saremo costretti a chiedere agli altri cosa ne pensano, cosa sentono, come vivono, in che cosa si riconoscono discepoli di Cristo, quali scelte di vita hanno fatto per sentire più vicino a stesso Dio e Cristo. Forse anche nella nostra mente ci sarà tanta confusione o tanta voglia di abbandonare ogni cosa, perché non è chiara la posizione dei nostri fratelli nella fede circa la conoscenza e l'accoglienza di Cristo nella loro vita. Chi ci dice che è questo o quello, chi ci dice che è quest'altro o quell'altro. Serpeggia la confusione, che poi genera la disaffezione, il disimpegno per le cose di Dio. Non è raro sentire la gente di oggi parlare così: quale utilità mi viene dalla fede, perché dovrei fare questi o quei sacrifici, rinunce, perché dovrei impegnarmi a vivere in modo cristiano. Fare o non fare delle cose proposte e in alcuni casi imposte dalla Chiesa non reca alcun beneficio e spesso porta danno alle persone. E' questo il convincimento in molti che pure sono battezzati, ma hanno messo in discussione la loro fede e non vivono e praticano più gli insegnamenti del vangelo e della Chiesa. Di fronte a questa mentalità diffusa, bisogna reagire con la forza dell'amore e della testimonianza, non solo con la forza e l'incisività della parola. La credibilità della fede passa attraverso la credibilità dei cristiani, dei pastori delle anime, delle persone consacrate, dei genitori e figli cristiani. Capire questo significa entrare nel cuore del problema e l'interrogativo di fondo che oggi ci viene proprio da Gesù e che è rivolto a ciascuno di noi: "Io per te chi sono?". E' questa la domanda che Cristo stesso mi pone nel profondo e che attende una risposta. Se sono il tuo salvatore e redentore, se tu mi riconosci Figlio del Dio vivente, agisci di conseguenza con questa verità basiliare della tua fede.

Perché se non agiamo da cristiani c'è il rischio di fare la stessa fine di cui parla il profeta Isaia nella prima lettura.

Il rischio della perdita della fede, della propria identità religiosa cristiana, della identificazione di un popolo di una nazione come cristiana è un rischio costante nei nostri giorni e nei nostri ambienti, soprattutto ove il progresso e il benessere, la presunzione di una spiegabilità delle cose nel solo orizzonte della ragione e della scienza, sta ponendo in crisi la fede semplice ed autentica di precedenti generazioni di cristiani e fedeli. La fede non più vissuta da tante nazioni di origine e sviluppo cristiano è diventata il patrimonio delle giovani chiese e di altre nazioni che si affacciano sull'infinito mare della conoscenza di Dio e di Cristo. Il ribaltamento in atto nel campo della fede cristiana è sotto gli occhi di tutti. I bambini e i giovani non credono più e frequentano poco; i genitori sono molto lontani da una fede ricevuta e mai vissuta, gli adulti vivono spesso superficialmente la fede ricevuta, intessuta più delle volte di sentimentalismo, magia e paganesimo, ma poco incentrata su quella affermazione teologica di base che Pietro fa a Filippi e che passa come l'atto di fede fondante della Chiesa e della sua missione nel mondo: "Gesù, tu sei il Figlio di Dio vivente". Potessimo dire con sincerità di cuore e con la perfetta e totale adesione della nostra mente questo continuamente a Gesù, soprattutto quando ci assale il dubbio, siamo scoraggiati, abbiamo perso fiducia in noi stessi e negli altri, quando il futuro diventa paura e il domani è solo la notte che avanza. Allora sia questa la nostra costante preghiera rivolta al Signore dal profondo del nostro cuore: " Padre, fonte di sapienza,

che nell'umile testimonianza dell'apostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perché riconoscendo in Gesù di Nazaret il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per l'edificazione della tua Chiesa".

 

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