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TESTO Ministero per la nostra fede

padre Gian Franco Scarpitta  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2008)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Centinaia sono oggi i movimenti religiosi alternativi e le Sette Religiose che pullulano nel panorama cultuale contemporaneo e la quasi totalità di essi è scaturita e scaturisce dalle divisioni e dai contrasti intestini che si verificano all'interno delle singole chiese protestanti, anche in forza del cosiddetto "libero esame", concezione per la quale ogni credente può leggere e interpretare la Bibbia in assoluta soggettività, senza ricorso ad autorità magisteriale alcuna e senza alcun referente che sovrintenda all'ermeneutica biblica e alle direttive del comportamento etico e religioso. Insomma la libera interpretazione della Scrittura, dalla Riforma Protestante in poi, ha fatto sì che dai pochi scismi riformati scaturiti dalla Chiesa Cattolica oggi ci siano oltre 400 Chiese e Sette cristiane derivanti da contrasti dottrinali all'interno del mondo protestante e da conseguenti libere prese di posizione. Risulta che le Chiese riformate abbiano sempre cercato la via della riconciliazione e della ricomposizione unitaria. Agli inizi del XIX secolo, esattamente nel 1928, quando la totalità dei movimenti protestanti tendeva alla ricomposizione nell'unità per mezzo degli incontri ecumenici, il papa Pio XI nella sua Enciclica Mortalium Animos, mentre vietava la partecipazione dei cattolici agli incontri ecumenici rivendicava come unica possibilità di ricomposizione dell'unità dei credenti in Cristo il ritorno alla sottomissione al Magistero petrino e il riconoscimento dell'unica Chiesa Cristo sussistente nella sola Chiesa Cattolica. E' impossibile qualsiasi unità senza la Centralità del Magistero Ecclesiastico. Fortunatamente in tempi odierni il pensiero della Chiesa ha assunto altre prospettive più dialogiche e si orienta sempre più verso l'ecumenismo attraverso la valorizzazione dei punti in comune fra noi e gli altri movimenti cristiani e non cristiani, il riconoscimento di validi elementi di salvezza anche presso altre confessioni religione e soprattutto nell'Enciclica Ut Unum Sint di Giovanni Paolo II si riscontra la tendenza a valorizzare l'unità nel rispetto delle diversità e il riconoscimento esplicito degli errori e delle devianze passate della Chiesa Cattolica nei confronti di altre culture religiose.

La centralità del Magistero di Pietro e il primato del papa resta però un elemento a noi necessario per fondare l'unità e la concordia e per promuovere l'unità nella fede e nel comportamento etico cristiano perché la centralità del papa garantisce che non vi sia dispersione e si promuova la comunione di intenti, come insegna Paolo: "Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo"( Ef 4, 5) e pur riconoscendo la validità degli incontri ecumenici e delle iniziative di incontro con i protestanti non possiamo smentire il dato dell'infallibilità del papa e della sua supremazia nella guida dei fedeli alla verità. La pienezza degli strumenti di salvezza si trova comunque nella Chiesa Cattolica.

Ma soprattutto, il ministero vicario del successore di Pietro è stato voluto dallo stesso Cristo come vuole informarci la liturgia odierna. La Prima Lettura e la pagina evangelica di oggi, così come il particolare dei verbi "legare" e "sciogliere" nonché quello delle "porte degli inferi" e del termine cefa=pietra attestano che Cristo Figlio di Dio ha incaricato Pietro di essere guida e pastore del gregge di Dio che è la Chiesa. Il papa è il legittimo successore di Pietro e Vicario di Cristo, detentore del potere di insegnare, santificare e guidare l'intera comunità dei fedeli.

Quando Gesù rivolge quella domanda ai discepoli: "Chi dice la gente che io sia?"

intende raffrontare il sentire della gente e quello dei suoi seguaci intorno a lui e riscontra la prontezza del solo Pietro che prendendo la parola afferma: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente e tale risposta è esaustiva non già perché sottenda alla grande erudizione dell'apostolo o alla sua grande capacita di intuizione, ma piuttosto perché Pietro ha ricevuto una rivelazione divina che lo ha informato, una comunicazione straordinaria o comunque una modalità di conoscenza del suo Signore che supera ogni capacità umana di intendimento: "Non la carne né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli..." Pietro ciè non offre la soluzione ad un enigma ma rivela di essere stato reso partecipe di un messaggio di divina provenienza che gli ha svelato il mistero di Dio, anche se il suo agire sarà poi sempre lacunoso (Pietro infatti si mostrerà poco solerte verso i disegni del Padre) sicché Gesù può esclamare. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa." Il potere delle chiavi si trova in Is 22, 20 – 22 ricompare nell'Apocalisse cap 3 e indica un potere che appartiene solo a Dio ma che viene conferito ad un uomo che se svolge funzione vicaria. Chi ha le chiavi gestisce un potere con autorità anche se questo gli proviene da altri o meglio dall'Alto, quindi se Pietro riceve il potere delle chiavi del Regno dei Cieli con la piena facoltà di legare e sciogliere ciò significa che egli avrà nel tempo a venire la funzione vicaria di guida e di istruzione della Chiesa, poiché da'altra parte Cristo ha promesso: "Io sono con voi fino alla fine del mondo." Se Cristo vuole essere con noi fino alla fine dei tempi, ciò significa che fino al termine della storia continuerà ad avvalersi del ministero petrino nella successione apostolica. Pietro (facciamoci caso) non è mai stato il discepolo prediletto di Gesù; questi è sempre stato infatti Giovanni e appunto a lui Cristo avrebbe potuto dare deliberatamente il potere delle chiavi; e fra l'altro Pietro non è stato affatto davvero meritorio di tanta fiducia da parte del maestro se è vero che ha meritato il rimprovero "Allontanati da me, Satana" e ha posto resistenza a che Gesù si offrisse a lavargli i piedi e addirittura lo ha rinnegato tre volte prima della sua passione; tuttavia Egli ha avuto dei motivi ben validi per dare a Pietro e non ad altri questa carica di guida magisteriale e tale deliberazione comporta che tuttora si riconosca legittimamente l'autorevolezza del ministero dello stesso Pietro e dei suoi successori.

Ma quello che è preliminare alla comprensione dello stesso ministero petrino è la necessità della fede, che ci permette di riscoprire innanzitutto Cristo, quindi lo stesso Signore come Figlio di Dio incarnato, e successivamente come il Signore Gesù al quale ci rapportiamo e che non manca mai, partecipe lo Spirito Santo, di comunicarci la sua salvezza guidandoci alla verità tutta intera anche attraverso un ministero umano e visibile che ci orienti immediatamente: se non sia alle origini nella fede il rapporto con Cristo, quello vero e indiscutibile, non si potrà mai comprendere come Lui possa questo e altro nella cura delle "pecorelle e degli agnelli" e come la sua azione salvifica sia sempre cosa certa ed effettiva nella mediazione della Chiesa, questo prescindendo dalle immancabili lacune della gerarchia ecclesiastica, le quali non legittimano la lontananza da Lui.

Prima di ogni cosa andrebbe presa in considerazione l'esclamazione di Pietro in se stessa: Tu sei il Cristo... " la quale ci permette di cogliere la vera identità di Gesù per riscoprire noi stessi.

 

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