PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il Cristo consapevole inconsapevolmente annunciato

padre Gian Franco Scarpitta  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/08/2008)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 15,21-28

In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Discriminazione nei miracoli di Gesù? Affermata parzialità nella salvezza che Dio realizza nel suo Figlio? A giudicare dalle prime reazioni di Gesù alla richiesta umile e semplice di una donna che implora il suo intervento a favore della propria figlioletta, si direbbe che davvero Gesù adoperi delle faziosità nell'eleggere i destinatari dei suoi eventi prodigiosi. Dopo infatti aver mostrato assoluta indifferenza e insensibilità nei riguardi di questa povera donna, egli, messo alle strette afferma che: "Sono stato mandato alle (sole) pecore perdute della casa di Israele"; "Non sta bene gettare via il pane dei figli per darlo ai cagnolini."

Si direbbe che Gesù intenda escludere dalle sue preferenze tutti gli uomini e per estensione i popoli e le razze che non appartengano al popolo eletto da Dio destinatario delle promesse rivolte ad Abramo, Isacco e Giacobbe e che al di fuori di questo popolo nessun altro uomo vada preso in considerazione in ordine alla salvezza.

Anzi, altre appartenenza extraisraelitiche vengono etichettate con un termine incisivamente offensivo: "i cagnolini". Nell'accezione biblica, che si ripercuote oltre che nell'Antico anche nel Nuovo Testamento i "cani" sono i non credenti o comunque tutti coloro che non appartengono al popolo di Israele, soprattutto i pagani che rinnegano l'unico Dio vivente in nome di altre credenze fittizie. Addirittura Paolo esorta i Filippesi a guardarsi dai "cani" e dai cattivi operai (Fil 3, 2) volendo sottolineare il pericolo di quanti deviano e fanno deviare gli alti dalla vera fede, oltre a quello di coloro che imponevano la circoncisione ai pagani neofiti.

Questa interlocutrice di Gesù è una pagana, perché è Cananea. Quindi egli le rivolge parole (in questo caso) taglienti ma appropriate quando afferma che non si può offrire il pane ai "cani" = la salvezza ai non meritori miscredenti extraisraeliti; ma osserviamo cosa ribatte questa semplice donna inesperta, per nulla propensa allo studio delle Scritture o della teologia e ignara di qualsiasi orientamento religioso: "Anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalle mense dei padroni" e con questo professa una fede certa convinta e innegabile sull'universalità della salvezza: è vero infatti che i primi destinatari ne sono gli Israeliti, resi oggetto primario della comunicazione della Parola e della definitiva rivelazione del Messia e che loro per primi sono oggetto di salvezza in forza dell'antica promessa, ma è altrettanto vero che anche altri popoli possono usufruire dello stesso annuncio e conseguirne anche risvolti di gloria quando lo accolgano nella fede e nell'adesione piena. Se i cagnolini infatti possono nutrirsi dei rimasugli delle mense, quanto più i pagani possono trarre profitto della salvezza in primo luogo comunicata ai Giudei! Soprattutto perché molte volte sono proprio loro, i presunti lontani e miscredenti a mostrare molta più condiscendenza che non le anime elette e parecchie volte infatti si è verificato che l'ascolto della Parola, l'accoglienza di Gesù come Salvatore e Messia e la sua salvezza abbiano avuto luogo negli animi non credenti molto più che nelle presunzioni dei cosiddetti "credenti". Insomma è successo e succede tuttora che vi è molta più accoglienza nei lontani che nei vicini e questo dovrebbe seriamente indurre anche noi cristiani di questo tempo a un serio esame di coscienza.

Negli Atti degli Apostoli addirittura Paolo e Barnaba cambiano la destinazione del loro messaggio evangelico poiché sebbene fosse necessario che la Parola venisse annunciata anzitutto ai Giudei, tuttavia "poiché la rifiutate e non vi ritenete degni della vita eterna noi ci rivolgiamo ai pagani" (At 13, 46 – 47) che mostrano molta più solerzia nell'aderire che noi i membri della "radice santa". E' necessario infatti che la salvezza venga portata a tutti i confini della terra (Is 49, 9) e la negligenza dei Giudei è pertanto occasione di salvezza per i lontani pagani che non di rado si mostrano davvero molto meritevoli. Così come degni di attenzione si mostrano anche oggi tanti uomini e donne la cui apertura verso il sacro edifica ed esalta quanti si arroccano il diritto di essere salvi solo per un dato esteriore.

Come potrebbe Dio non ricompensare la fede inconsapevole di tante persone che ricorrono a Lui e che in Lui ripongono la loro speranza e come potrebbe mostrare noncuranza di fronte a tanta gente miscredente che è in grado di edificare anche i presunti credenti, e questo a nostra vergogna?

Non è affatto vero che Dio giudicherà al meglio solamente noi cristiani perché ci professiamo tali; è vero piuttosto che perfino gli atei e i miscredenti, come pure i membri di altre fedi religiose sono destinati già adesso alla vita eterna se avranno fatto il bene ciascuno secondo la propria coscienza e addirittura ci sostituiranno nella gloria se noi avremo reso testimonianza del Cristo consapevole che loro inconsapevolmente professano. Non illudiamoci di poterci salvare solo perché ci definiamo cattolici e ci avvaliamo di speciali pratiche religiose!! Se non vivremo secondo Dio e non opteremo per una radicale trasformazione in vista di Lui che plasmi tutta la nostra vita, resteremo tagliati fuori.

Il coinvolgimento dello straniero e del forestiero nell'ordine dell'amore, della grazia di Dio e della comunione ecclesiale vien prefigurato anche da Isaia, che nella prima lettura mostra con insistenza che è interesse di Dio che tutti, anche forestieri rientrino nello stesso programma salvifico in quanto a tutti è dato di conoscere e attuare la Parola.

La salvezza in ogni caso è donata gratuitamente a tutti e ciascuno può beneficiarne nella misura che conviene al dono di Dio perché nel sangue di Cristo tutta l'umanità è stata comprata a prezzo (Pietro) e nella redenzione vi è la comunione dell'uomo intero con Dio e questo ha incoraggiato negli anni immediatamente precedenti a noi un continuo progredire dell'ecclesialità ecumenica per la quale la nostra confessione religiosa, che è cattolica in quanto universale e già in se stessa orientata verso tutti i popoli e le Nazioni, si ponga in serio confronto con gli altri credi instaurando la dimensione del dialogo e dell'ascolto per la quale occorre sempre mettersi in discussione, conscia del resto che elementi di salvezza, anche se non nella forma piena, sussistono anche in altre religioni e che non si può imprigionare lo Spirito di Dio. Nella comunione che insturiamo con le altre confessioni religiose è indice di umiltà e di retta predisposizione dialogica che si ammettano i propri torti e le mancate responsabilità attribuendo a noi stessi e non ad altri l'esistenza di determinate contrarietà e anche il primato di Pietro che caraterizza il ministero del Papa non pregiudica il buon andamento dell'intereccleisalità se consideriamo che la qualità dell'esercizio di tale ministero è stata più volte discussa dal Pontefice Giovanni Paolo II, sempre pronto a chiedere perdono per gli errori dei predecessori. Come afferma sempre Paolo, non c'è più schiavo né libero, Giudeo né Greco, uomo né donna, ma tutti siamo uno in Cristo Gesù e la salvezza è rivolta a chiunque accolga il Signore come Salvatore e si ponga sui suoi passi perché la salvezza è orientata a tutti gli uomini e tutti i popoli ne sono beneficiari senza distinzioni e senza riserve e il Vangelo non perde affatto di validità dovunque venga proferito e annunciato.

 

Ricerca avanzata  (54016 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: