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don Maurizio Prandi

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/07/2008)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Oserei definire la Liturgia della Parola di questa diciassettesima domenica del Tempo Ordinario come "provocatoria". Ci chiama ad una seria verifica su ciò che davvero conta nella nostra vita, su ciò che è davvero essenziale al nostro cammino di discepoli del Signore. Quale è il tesoro per noi? Per cosa daremmo tutto? Per cosa spenderemmo tutto ciò che abbiamo? Qual'è la perla preziosa? Cosa chiederemmo a Dio, per dirla con il linguaggio della prima lettura, se ci trovassimo nella condizione di Salomone quando Dio gli dice: chiedimi ciò che io devo concederti?Salomone, che ha di fronte a sé un ventaglio di possibilità amplissimo, consapevole della sua responsabilità di governo, ma ancor prima consapevole della propria piccolezza ed incapacità, chiede in dono un cuore docile, in ebraico leb shomea, un cuore ascoltante. Mi piace il percorso fatto di due passi importanti: riconoscersi poveri ed incapaci e non chiedere per sé, ma grande senso di apertura a ciò che dall'esterno ci raggiunge per mettere al primo posto gli altri e non sé stessi. Ecco il primo grande tesoro nascosto che siamo chiamati a cercare, e desiderare: un cuore che sia capace di ascoltare.

Vorrei condividere con voi quanto scrive una suora benedettina americana proprio sull'ascolto: Se non riusciamo ad ascoltare le necessità degli altri tanto quanto le parole delle preghiere che proferiamo, la preghiera stessa non è che una vuota ipnosi. Può farci sentire persone buone, alle volte può sentire come i più buoni, ma difficilmente ci renderà persone migliori. Quando ero una giovane suora pregavamo moltissimo. Pregavamo sette volte al giorno per un totale di più di tre ore, secondo un rigido programma. Ma nessuno entrava nel nostro refettorio. Nessun povero dormiva nelle nostre case. Nessun bambino piangeva nelle nostre cappelle. Nessun profugo bussava alla nostra porta. Nessuno mai pensava di rivolgersi a noi per dei vestiti o per un rifugio o per un sostegno o per essere persuaso di qualcosa. Vivevamo in un mondo, la gente in un altro, e noi pregavamo... tutte. Può esser il ritratto di ognuno di noi questo, a partire da me: l'illusione di essere cristiani perché abbiamo i nostri momenti di preghiera, l'illusione di esser cristiani perché siamo tanto impegnati ma è solo un'illusione, perché magari siamo incapaci di aggiungere un solo amico a quelli che già abbiamo (se ne abbiamo, perché, come dicevo domenica scorsa, quelli che riteniamo amici sono soltanto dei sudditi che teniamo lì, a nostra disposizione). E' solo un'illusione perché siamo incapaci di accettare una sola parola di correzione: basta che ci sfiorino un poco, (non dico ci tocchino!) ripeto con una parola o una osservazione perché ci si rizzi un pelo alto così e subito si condanni l'altro come geloso o invidioso con l'unico risultato di non cambiare e di non mettersi in discussione.

In questo senso sento che ci sono tipologie di persone che non cambieranno mai proprio perché incapaci di ascoltare e quindi incapaci di crescere, in ultima analisi incapaci di dare secondo il vangelo e di amare secondo il vangelo. L'ascolto e l'amore sono una cosa sola, è per questo che l'ascolto è un vero e proprio tesoro, non solo l'ascolto di Dio e della parola, ma delle verità di chi ci circonda. Invece confondiamo, pensiamo che l'ascolto sia qualcosa di più vicino al prendere ordini: no, l'ascolto ha a che fare con l'essere disposti a cambiare se stessi e il proprio mondo ed è una disciplina che poggia sul rispetto e porta alla conversione.

Dobbiamo imparare ad ascoltare allora, con una consapevolezza però: che non ci vuole molto ad ascoltare nella propria lingua; la vera santità presume la capacità di ascoltare nella lingua dell'altro! Se abbiamo trovato il tesoro allora, se crediamo davvero che l'ascolto sia il tesoro nascosto nel campo della nostra vita, allora non possiamo che prendere la radicale decisione di vendere tutto, lasciare tutto, tutte le nostre sicurezze, tutte le nostre certezze, tutti i nostri pregiudizi, tutte le nostre chiusure, arroccamenti, difese, tutte le nostre paure.

Ci aiuti in questo Gesù, che è Parola da sempre in ascolto del Padre; che ognuno di noi non diventi il proprio messaggio, ma possa essere il messaggio di Dio per gli altri, e che possa ascoltare quello che Dio, attraverso gli altri, vuole sussurrare al suo cuore, per crescere, per amare, per non essere semplicemente eco della propria voce.

 

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