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TESTO Commento su Matteo 13,44-52

don Daniele Muraro  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/07/2008)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Gesù fu davvero "profeta potente in opere e parole". Non si accontentava di parlare, ma anche agiva. Se uno credeva in Lui era salvo, e siccome non si trattava di dare l'assenso a delle formule vuote, ma ad una persona Egli dimostra chi è veramente, ossia il Figlio di Dio diventato uomo, attraverso i miracoli.

Ad un certo punto della sua missione tuttavia, per dare a tutti la possibilità di comprendere il mistero della sua persona e di aderire in maniera consapevole al disegno di salvezza voluto da Dio, Gesù si ferma e spiega il senso delle sue azioni.

Le tre parabole di Gesù proclamate oggi sono le ultime di sette che san Matteo raccoglie tutte assieme nel capitolo tredicesimo del suo Vangelo. Qualche capitolo prima lo stesso san Matteo aveva riportato uno in fila all'altro dieci miracoli di Gesù. In tale maniera l'evangelista non pretende di esaurire il resoconto dell'attività e dell'insegnamento di Gesù, ma ce ne presenta un campione significativo e vario.

Nell'insegnamento di Gesù le parabole costituiscono una parte notevole. Esse assolvono alla funzione di alludere al mistero senza rivelarlo del tutto e così stimolano al coinvolgimento personale, a fare uno sforzo per capire il messaggio nascosto e aderirvi.

La frase finale del Vangelo: "Ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" fa da conclusione anche del lungo discorso parabolico.

Ci possiamo chiedere quali siano "le cose nuove e quelle antiche" di cui parla Gesù al termine di questo Vangelo.

Possiamo intendere la frase nel senso che attraverso cose antiche, cioè solite, usuali, Gesù parla di cose nuove, cioè annuncia la novità del Regno dei Cieli. Oppure possiamo interpretare le cose antiche come le verità eterne di Dio, già anticipate nell'Antico Testamento, che diventano attuali, nuove, attraverso delle immagini semplici, ma mai usate prima, appunto quelle di cui Gesù si serve nelle parabole.

Oggi siamo più interessati alla novità che alla antichità di una notizia o di un ragionamento. Vecchio sta per superato, sorpassato dalla storia, nuovo invece vale come inedito e progredito.

Eppure Gesù ci dice che sono importanti sia le cose nuove che quelle antiche. Nuova che non si era mai vista prima è la perla preziosa della seconda parabola. Con parole moderne potremmo dire che il suo ingresso nel mercato comporta un riposizionamento di valore di tutte l'altra merce: improvvisamente diventa appetibile solo quella e il resto della mercanzia perde di interesse.

Diverso è il discorso per il tesoro sepolto nel campo. Certamente quel gruzzolo, nascosto e poi dimenticato per tanto tempo prima di essere stato scoperto per caso, proviene da un epoca passata.

La parabola della perla è ambientata in uno spazio aperto e frequentato, il mercato, a cui tutti possono accedere e in cui i venditori fanno a gara per ostentare la propria merce.

La prima parabola invece, quella del tesoro lascia immaginare un mondo dove regna l'insicurezza e c'è bisogno di nascondere ciò che di prezioso si possiede.

Anche al tempo di Gesù nelle regioni di confine e presso le zone isolate e impervie non mancavano briganti e ladroni. Quando poi passava un esercito in assetto di guerra l'eventualità per la gente comune di venire depredata e di subire saccheggi era alta. In tali evenienze, molti preferivano mettere al sicuro le proprie ricchezze sotto forme di monete d'oro, d'argento o rame o altri oggetti negli stessi metalli, facendo una buca nel terreno e seppellendovele dentro.

Passata la burrasca non tutti avevano di nuovo accesso alle loro proprietà e così succedeva che di quello che era stato nascosto si perdeva la cognizione. Trovare tesori seppelliti nel terreno, magari risalenti a decenni prima, non costituiva quindi un fatto insolito.

Naturalmente chi era fortunato ne approfittava e come succede oggi per la raccolta dei funghi o per altre conoscenze riservate, almeno per un po' di tempo non diceva niente a nessuno. Lo stesso fa il protagonista della prima parabola e se c'è un particolare che rischi di tradirlo è acquista il campo in tutta fretta e pieno di gioia.

Lo stesso sentimento deve provarlo anche il mercante della seconda parabola, che realizza il desiderio di una vita, diventare proprietario della perla dal valore inestimabile.

All'inizio della moderna speculazione finanziaria, nel 1600 in Olanda scoppiò la mania dei bulbi di tulipano. Sulla "Gazzetta" di Haarlem il cronista locale scriveva: "Oggi un tale ha acquistato un singolo bulbo del raro tulipano chiamato Vicerè, pagando per esso: otto maiali, quattro buoi, dodici pecore, grano, segale, vino, birra, burro, formaggio, un letto completo di accessori, un calice d'argento e un vestito, per un valore totale di 2.500 fiorini".

All'epoca una famiglia di quattro persone poteva sopravvivere, con 300 fiorini all'anno. Un altro acquirente pagò per un bulbo di tulipano cinque ettari di terra, mentre un altro ancora diede un carro nuovo e dodici cavalli.

L'agognato protagonista di questi folli scambi non era altro che una terrosa cipolla dalla quale sarebbe, forse, nato un giorno un qualche tulipano.

Inutile dire che allo scoppio della bolla speculativa molti si ritrovarono le mani piene di vento. Però all'epoca i tulipani erano una novità. Come distinguere allora le vere novità dalle patacche? E come riconoscere i veri tesori da quelli falsi?

La cernita, dice Gesù nella terza parabola, si fa alla fine: tornati a riva i pescatori liberano le reti dai pesci cattivi e invece raccolgono nei canestri quelli buoni.

Una caratteristica propria del cristiano è il discernimento. Uno misura le cose in base al metro che ha; noi abbiamo il metro di giudizio di Cristo. Dovrebbe bastarci per far tesoro delle cose buone in mezzo a tante cose sbagliate, antiche o recenti che siano.

 

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