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TESTO Tra grano e zizzania una lotta per la supremazia

padre Antonio Rungi

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/07/2008)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Celebriamo oggi la XVI domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico e al centro della parola di Dio c'è la celebre parabola del grano e della zizzania, espressione della lotta tra il bene e il male nella vita personale e nella comunità cristiana ed umana. Conosciamo la bontà del grano a che cosa serva e quali usi ne facciamo, sappiamo pure che la zizzania, questa pianta particolarmente pericolosa e fastidiosa, si insinua nei campi di grano e può distruggere il raccolto o comunque renderlo problematico, in quanto separare la zizzania dal grano all'inizio non è facile; mentre una volta cresciuti entrambi diventa più semplice separare l'uno dall'altro.

E' evidente che nella parola Gesù ha voluto lasciare un profondo insegnamento circa il bene ed il male, come è facile che possano crescere insieme nella stessa persona o nelle stesse realtà, rendendo praticamente impossibile individuare perfettamente l'uno o l'altro, spesso si confondono e confondono. Il cristiano è chiamato a fare opera di discernimento e di selezione; altrimenti spetterà al Signore, alla fine dei tempi e dei nostro tempo fare necessariamente questa selezione. E' evidente che qui c'è un forte richiamo al discorso dell'eternità per il bene o per il male, il giudizio universale è chiaramente affermato da un punto di vista biblico e teologico senza alcun ombra di dubbio. Il testo del Vangelo di Matteo nella sua semplicità ed essenzialità dice molte e cose e fa riflettere su molti aspetti della vita cristiana.

La realtà del mondo in cui viviamo riflette esattamente quello prefigurato nella parabola di oggi. Il bene e il male camminano insieme, ma stranamente sembra prevalere il male rispetto al bene. La stessa comunicazione sociale, i mezzi di informazione danno poco risalto al bene che si fa dovunque nel mondo, alle buone notizie, mentre esaltano le notizie di violenze, stupri, ingiustizie, cattiverie, malavita, corruzione e tutto ciò che è espressione dei peggiori vizi capitali. Il bene e la persona buona sono dimenticati, se non addirittura osteggiati. Tutto questo ci fa capire quanto sia importante per tutti lavorare perché il grano emerga dalla zizzania, la pulizia morale dall'immoralità, l'igiene in tutti i sensi dall'immondizia e sporcizia di ogni genere.

Su questa linea di moralizzazione si colloca il testo della prima lettura di oggi, tratta dal libro della Sapienza. Di fronte allo scenario di un mondo fatto di cattiverie e di uomini cattivi si alza forte il grido di speranza che il libro della Sapienza lancia oggi: abbiamo un Dio che è giusto giudice, ma che è predisposto alla misericordia e al perdono. Perché allora non imboccare la strada della conversione della moralità nella prospettiva di quella Bibbia e Vangelo che è Parola del Dio vivente?

L'Apostolo Paolo ci dice che se da parte nostra c'è la buona volontà, la predisposizione interiore, è possibile superare lentamente le nostre fragilità e debolezze per fortificarci in un stile di vita che sia davvero espressione di un amore filiale verso Dio. Il breve testo della lettera ai Romani che ascoltiamo oggi come seconda lettura della parola di Dio della XVI domenica del tempo ordinario ci dice esattamente questo. Cosa fare, allora, perché possiamo davvero essere guidati dallo Spirito del Signore? La risposta la troviamo accennata brevemente nel brano di questa importantissima lettera dell'Apostolo della Genti: la preghiera come abbandono totale alla volontà di Dio e ai progetti di Dio ci mette nella condizione ideale per rinnovarci radicalmente e non solo esteriormente o apparentemente.

Ecco allora che possiamo giustamente pregare con tutta la comunità dei credenti in questa giornata di festa, giorno del Signore. Una giornata particolarmente importante in quanto si celebra la giornata mondiale dei giovani, a Sydney, in Australia alla presenza del Santo Padre, Benedetto XVI, e diverse migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo: "Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l'umanità nuova, che il Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno". Questa umanità nuova la vogliamo pensare e vedere realizzata nei giovani di tutto il mondo, perché amando Dio, amando veramente la vita, rifuggendo ogni idolo che porta alla distruzione della dignità della persona umana, possano mettere le basi di un chiesa e di un'umanità che sappia coniugare valori e libertà, Dio e umanità, autorevolezza e autonomia, perché tutte queste cose non sono in contraddizione tra loro, ma in perfetta integrazione e simbiosi, nella misura in cui si armonizzino e trovino spazio ed accoglienza nella vita di tutti noi".

 

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