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TESTO L'amore come riscoperta di se stessi

LaParrocchia.it  

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (05/05/2002)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

L'invito di Gesù sull'osservanza dell'amore apre e chiude il brano del vangelo di questa domenica. È opportuno, allora, considerare da vicino i risvolti di tale indicazione.

Sicuramente l'amore di cui parla il Signore non è un amore platonico, ma si tratta di un amore concreto che trova la sua piena realizzazione nella vita quotidiana di ogni persona. Infatti non si parla di un comandamento specifico da osservare, ma di comandamenti, con ciò non si vuole specificare un ambito e basta, ma si desidera entrare in tutta l'attività del cristiano perché divenga un insegnamento ed uno sviluppo del concetto dell'amore. Inoltre si deve cogliere una sfumatura che riguarda l'invio, la presenza e l'attività del Paraclito; Gesù dice: "Io pregherò il Padre e un altro Paraclito...", questo un richiama all'attività evangelizzatrice di Gesù, è (il Paraclito) il continuatore dell'azione di Cristo; Colui che incoraggia alla testimonianza (15,26-27), nel senso che aiuta il cristiano a svolgere in pieno la sua missione, per cui facendo un discorso a cerchi concentrici si può dedurre che se il cristiano agisce e si muove nell'amore proposto da Gesù Cristo diventa per gli altri un paraclito; cioè uno che vive nella sua vita la pienezza dell'amore, prendendo coscienza di essere radicato in Cristo e nella Chiesa come pietra viva e tempio dello Spirito. Non c'è nessuna sostituzione o distacco da Gesù, ma solo continuità. Come ci viene riferito negli nella prima lettura, che ci presenta Filippo intento ad evangelizzare quella realtà, la Samaria, esclusa dalla salvezza. L'apostolo diventa non l'esecutore di ordini, ma il collaboratore ed il testimone della vita della prima comunità fondata, desiderata e voluta da Cristo come immagine della sua presenza sulla terra.

La Fede è un altro frutto del comandamento dell'Amore. Essa (la fede) porta alla conoscenza di Gesù e dello Spirito. Conoscere Gesù e lo Spirito significa per il Cristiano entrare nella dinamica di Dio che si rivela all'uomo e, che vuole non solo la mera accoglienza delle persone trinitarie, ma preferisce un "agire in Cristo", atteggiamento che conduce l'uomo alla piena convinzione che la fede è un dinamismo, non staticità, che una volta innescato non può essere più bloccato perché coinvolge l'essere umano nella sua totalità. La fede diventa non solo conoscenza di Dio, ma soprattutto conoscenza ed apprezzamento di se stessi; si conosce Dio per scoprire quanto si è grandi e quanta ricchezza ci portiamo dentro. Sempre in questo contesto un ulteriore passo ci manifesta la premura di Gesù, che si paragona ad un padre che è sempre presente nei momenti di bisogno dei suoi figli: "non vi lascerò orfani", attraverso il dono dello Spirito abbiamo la certezza fondata della presenza di Gesù. Lo Spirito ci fa prendere coscienza della inabitazione trinitaria e della vita divina che scorre come linfa vitale nelle nostre vene. Per cui possiamo dire che chi "osserva il comandamento dell'amore" pregusta già sulla terra la vita eterna che Dio vuole partecipare anche alla sua creatura. L'amore lo possiamo considerare il più grande miracolo che Dio opera nella nostra vita, perché in esso ci dona la sua vita.

 

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