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TESTO La Parola tra i campi

mons. Roberto Brunelli

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/07/2008)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:

Udrete, sì, ma non comprenderete,

guarderete, sì, ma non vedrete.

15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi

e hanno chiuso gli occhi,

perché non vedano con gli occhi,

non ascoltino con gli orecchi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano e io li guarisca!

16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Forma breve (Mt 13,1-9):

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

Un tempo la coltivazione dei campi, costituendo l'attività della maggioranza della popolazione, condizionava la vita dell'intera società. Oggi, almeno nell'opulento mondo occidentale, prevalgono l'industria e il terziario, sicché il mondo agricolo si allontana sempre più dall'orizzonte comune degli interessi e delle preoccupazioni; che ci sia pioggia o sole appare più rilevante per il successo delle vacanze che per l'esito dei raccolti. E forse avviciniamo più alla poesia che alla concretezza della vita le fascinose immagini delle letture di questa domenica. La prima è tratta dal libro del profeta Isaia (55,10-11): "Dice il Signore: Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca". E il salmo responsoriale (il 64) pare un inno alla bellezza della primavera: "(Signore), tu visiti la terra e la disseti, la colmi di ricchezze... Coroni l'anno con i tuoi benefici, al tuo passaggio stilla l'abbondanza. Sbocciano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di grano; tutto canta e grida di gioia". Anche il vangelo attinge al mondo agricolo, con una parabola relativa alla semina. Per capirla occorre ricordare che i campi della Palestina, al tempo di Gesù (ma in parte tuttora), non erano come i nostri; si coltivavano le colline, dove piccole frazioni di buon terreno si alternano a rocce affioranti e cespugli selvatici. Ecco perché chi sparge la semente non può evitare che una parte vada perduta: sull'arido sentiero, dove "vennero gli uccelli e la divorarono", o sul terreno poco profondo tra i sassi, "dove subito germogliò, ma spuntato il sole restò bruciata: non avendo radici, si seccò", o "tra le spine, che crebbero e la soffocarono". E però "un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta".

"Chi ha orecchi, intenda", conclude Gesù. E intendere il significato della parabola è facile, poiché poco oltre è lo stesso vangelo a spiegarlo. La semente è la Parola di Dio, diffusa tra gli uomini con larghezza ma con esiti differenziati, a seconda di dove cade: sul terreno arido di chi vi oppone rifiuto o indifferenza, sul terreno superficiale di chi è distratto o incostante, tra i cespugli degli interessi materiali che la soffocano, o nel buon terreno di chi la accoglie con attenzione e la fa fruttare. Ma prima e più dell'esito, è da considerare il fatto in sé della semina: Dio, l'Immenso, l'Eterno, l'Onnipotente, Lui che non ha bisogno di niente e di nessuno, si rivolge all'uomo, gli si propone come interlocutore, gli parla: quale degnazione, quale dono!

Basterebbe questo a manifestare la grandezza dell'uomo, la sua incomparabile dignità, il valore unico, irripetibile, supremo della sua esistenza. E parlando dell'uomo si intende ogni essere umano, perché Dio non parla solo a qualcuno, più intelligente degli altri, o più importante, o a lui più simpatico: parla a tutti e a ciascuno, in tanti modi, sempre, nella bellezza del creato, nelle pagine della Bibbia, nell'esempio dei santi, nell'intimità della coscienza; parla, mosso da un inesausto amore che vuole il bene della persona amata. Sin dalla prima pagina la Bibbia afferma che Dio ha fatto l'uomo, maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza. Spiegano gli esperti che l'immagine e somiglianza dell'uomo con Dio stanno nel fatto che entrambi, pur se ovviamente in grado diverso, sono intelligenti e liberi. Ora si capisce il motivo di questo agire di Dio: ha voluto l'uomo dotato di intelligenza per parlargli, per entrare in dialogo con lui; l'ha voluto libero, perché la sua risposta non fosse dettata dalla paura, o dalla necessità, ma dall'amore.

 

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