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TESTO Alla scuola dell’umiltà e della mitezza di Cristo

padre Antonio Rungi

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/07/2008)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Celebriamo oggi la XIV domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico e la parola di Dio ci fa riflettere sul modello della nostra vita etica, che è Gesù Cristo. Nel Vangelo di oggi ci dice infatti che dobbiamo imparare da Lui che è mite ed umile di cuore. Bisogna mettersi alla scuola di questo Maestro singolare e divino che può affermare con cognizione di causa e con diretta esperienza di vita che il suo cuore è umile e mite. Come dire che tutta la sua esistenza dalla nascita alla morte in croce è espressione di questa umiltà e questa mitezza. Egli infatti pur essendo di natura divina si fece nostro fratello assumendo la natura umana. Egli fu nel mistero della Pasqua celebrato sul Golgota l'agnello mite che non oppose resistenza a quanti lo vollero morto mediante la croce e lo spargimento del suo sangue redentore. Non è semplice né tantomeno facile diventare degni discepoli di questo maestro umile e mite, soprattutto quando nella nostra vita prevale l'orgoglio, la superbia, l'arroganza, l'autoreferenzialità e non c'è spazio per la dolcezza, la bontà, la tenerezza e la mitezza di cui parla Gesù proprio a coloro che vogliono seguirlo e diventare suoi discepoli. Il Vangelo di Matteo è molto esplicito a tale riguardo.

Gesù ci invita ad appoggiarci su di Lui, a trovare conforto e ristoro in Lui, data la stanchezza della vita che attanaglia l'esistenza di noi esseri umani, tanto deboli e fragili, fino a non vedere il bene dove effettivamente c'è. In Gesù Cristo c'è il bene di cui abbiamo bisogno, anche se questo bene passa attraverso l'assunzione di alcuni fondamentali pesi che ci fanno soffrire sul momento, ma che ci liberano per sempre dalla schiavitù del peccato, di noi stessi, del nostro egoismo, da una vita senza senso e senza orientamento.

Sull'icona dell'umiltà del futuro messia di Israele è incentrata la prima lettura di oggi tratta dal profeta Zaccaria.

E' l'immagine di Gesù che entra in Gerusalemme alla vigilia della Pasqua cavalcando una mula e tra la gioia dei cittadini della città santa. Il suo ingresso nella storia del popolo di Israele con una diversa idea e prassi operativa fanno di questo messia re, il principe della pace, colui che viene a riconciliare davvero Dio con l'umanità, proprio mediante il suo sacrificio sulla Croce e sul Calvario.

Nella seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani, l'Apostolo delle Genti ci impegna in una scelta di vita sulla linea dello spirito o della carne. Nell'anno paolino appena iniziato, dei duemila anni dalla nascita di Paolo di Tarso, queste parole ci sono di aiuto spirituale per capire quale scelta operare se vogliamo seguire le orme di Cristo e dei suo discepoli oppure seguire le strade di netta opposizione all'insegnamento del Signore.

Il messaggio dell'Apostolo è chiaro e preciso. Bisogna far morire le opere del corpo per vivere secondo lo spirito. I desideri della carne, le passioni umane ci portano lontano da Dio e da un'esistenza spirituale, segnata da amore e sensibilità verso le cose alte e superiori della vita umana.

Sia questa la nostra preghiera in questa giornata di festa, che è il giorno del Signore. Festa perché è Gesù stesso che ci prende per mano come i bambini bisognosi di ogni aiuto e sostegno e ci porta verso quelle mete che danno la vera gioia al cuore dell'uomo: "O Dio, che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l'eredità del tuo regno, rendici poveri, liberi ed esultanti, a imitazione del Cristo tuo Figlio, per portare con lui il giogo soave della croce e annunziare agli uomini la gioia che viene da te".

 

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