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TESTO Commento su 2 Re 24,17

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Giovedì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/06/2008)

Brano biblico: 2re 24,17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

"Il re di Babilonia nominò re, al posto di Ioachin, Mattania suo zio, cambiandogli il nome in Sedecia."

Come vivere questa Parola?

Non tutti i re di cui parlano i libri storici della Bibbia hanno avuto un comportamento encomiabile, con il risultato di trascinare l'intera nazione nel caos politico-religioso.

Quest'oggi ci viene presentato Ioachin, la cui condotta riprovevole lo porta sulla via dell'esilio. Verrà sostituito dallo zio Mattania, a cui il re di Babilonia cambia il nome. Un particolare che ai giorni nostri non appare rilevante, ma che all'epoca aveva un significato molto forte.

Il nome aderiva alla persona di cui rivelava l'intima natura, per cui un individuo era il suo nome. Il gesto di cambiarglielo diceva presa di possesso, esercizio di dominio: quell'uomo non si apparteneva più: era di chi gli imponeva il nome. Una forma di schiavitù, quindi, che coglieva la persona alle radici dell'essere.

Un'immagine eloquente del degrado in cui il peccato getta la persona.

Da un lato l'irrisione di incoronarlo re, conferendogli un potere apparente, anzi fasullo. Viene in mente l'insinuazione diabolica: Sarete dei!

Il peccato è sempre un tentativo di usurpare la sovranità di Dio per autoproclamarsi signori di se stessi. Ma ben presto questa corona si rivela di cartapesta: il "re bamboccio" deve rinunciare al suo "nome", cioè alla sua dignità di "immagine", di "figlio" di Dio per assoggettarsi al tiranno di turno. Persone o cose che se ne contendono il possesso umiliandolo e ridicolizzandolo.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore di rivelarmi il mio vero nome, quello con cui, in un atto di supremo amore, mi ha chiamato all'esistenza.

Donami, Signore, di conoscere e di restare fedele al nome con cui tu mi hai chiamato, e non permettere che io mi degradi assoggettandomi alla tirannia del peccato.

La voce di uno scrittore francese
Il peccato ci fa vivere alla superficie di noi stessi.
Georges Bernanos

 

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