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TESTO Commento su Matteo 10,26-33

don Daniele Muraro   Home Page

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (22/06/2008)

Vangelo: Mt 10,26-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

Le istruzioni che Gesù dà ai suoi apostoli noi le comprendiamo, ma facciamo fatica a considerarle attuali. Gesù ci parla di fiducia nel futuro e di assistenza da parte sua di fronte alle sfide della vita, ma noi constatiamo che i problemi nella società e nella sfera privata aumentano e restiamo incerti su come affrontarli.

Gesù invita i suoi apostoli a non temere, né di parlare apertamente, né di subire fastidi per questo. Per tre volte nel corso del brano del Vangelo si ripete l'espressione "non abbiate paura". Con tutta evidenza Gesù si riferisce al dovere per gli Apostoli di annunciare il Vangelo sia nella sua parte di dottrinale che morale e alle reazioni che chi parla chiaro in questa maniera può subire da parte degli interlocutori.

Sappiamo che dovunque il Vangelo è arrivato non ha lasciato indifferenti i destinatari: o è stato accolto con gioia ed entusiasmo, oppure ha suscitato fiere contestazioni fino alla persecuzione dei predicatori della nuova dottrina.

L'Impero Romano si vantava di essere tollerante nei confronti di qualsiasi fede e pratica religiosa, ma di fronte ai cristiani che proclamavano: "Gesù è il Signore!" rivelò il suo volto intransigente e violento. Poteva pregare Cristo solo chi prima aveva sacrificato all'Imperatore come a un Dio e questo i cristiani non poteva accettarlo.

I vari Imperatori Romani per riaffermare la loro supremazia sulla coscienza dei loro sudditi non trovarono di meglio che ricorrere ai supplizi e alle condanne a morte di fronte ai gladiatori o alle bestie feroci.

Di fronte a questa prospettiva avere paura era più che normale e non possiamo biasimare i primi cristiani per questo. Essi però risultarono vincitori e superarono questa paura umana non con la sfrontatezza degli esaltati, ma con la forza del timore di Dio.

Per capire in che cosa consista il timore di Dio che vince la paura umana consideriamo più da vicino quella passione dell'animo che la paura. La paura per l'uomo è come un meccanismo di difesa spontaneo, una manifestazione del naturale istinto di conservazione. Attraverso della paura noi ci prepariamo a reagire a una minaccia portata alla nostra vita, dal pericolo più grande di tutti che è quello della morte, ai pericoli particolari che minacciano l'incolumità fisica e la tranquillità, nostra e dei nostri cari.

Per rientrare nella norma occorre che la paura sia proporzionata al pericolo da affrontare, se ce né uno, altrimenti si parla di fobie, ma come esistono le paure senza fondamento così ci può essere la sindrome contraria, ossia la spavalderia, cioè il rifiuto di tenere conto dei rischi collegati ad azioni o situazioni in cui ci si coinvolge.

Perciò è significativo che Gesù assieme all'invito a "non temere" accompagni anche l'avviso di pericolo su chi temere: "abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo."

Gesù non vuole arruolare al suo servizio degli avventurieri senza scrupoli e senza paure. Nel fioretto della conversione del lupo di Gubbio troviamo un interessante resoconto della predica che Francesco fa prima di ammansire della belva.

Il lupo è un animale che per abitudine strazia e uccide le prede ben oltre la necessità di saziarsi. San Francesco dunque diceva al popolo "che Iddio permette cotali cose e pestilenze a motivo dei peccati, e troppo è più pericolosa la fiamma dello inferno, la quale ci ha a durare eternamente alli dannati, che non è la rabbia dello lupo il quale non può uccidere se non il corpo: 'quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d'un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de' vostri peccati, e Iddio vi libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale'".

Sembra di risentire le parole di Gesù: "abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo."

A questo proposito la vista della Geenna era uno spettacolo quotidiano per gli abitanti di Gerusalemme del tempo di Gesù. Geenna infatti è il nome di una valletta sul lato sud del monte Sion, cioè il monte su cui Gerusalemme fu edificata. Da questo posto isolato, dove anticamente si erano svolti sacrifici umani, e che poi era stato trasformato in discarica di rifiuti, saliva giorno e notte il fumo delle immondizie bruciate.

Da qui, per similitudine, il termine Geenna passò a rappresentare il luogo dell'impurità e della punizione eterna, cioè l'Inferno, dove il fuoco brucia i peccatori.

La paura di offendere Dio e di contrariare la sua bontà e il suo amore, non viene spontanea, cioè propriamente il timore di Dio, non ci viene spontanea come la paura per l'incolumità fisica, la dobbiamo imparare e occorre uno sforzo per metterla in pratica. Essa ci consente di mettere in secondo piano le paure umane e anche di superarle.

Se nelle nostre società occidentali si diffonde la paura sicuramente ciò dipende dal fatto che è diminuito il timor di Dio in coloro che si danno alla malavita e diventano un pericolo per gli altri. La crescente sensazione di insicurezza e di angoscia che attanaglia un po' tutti però proviene anche dal fatto che tanti cristiani battezzati hanno abbandonato da tempo il timor di Dio e si trovano in balìa di un orizzonte di vita puramente materiale.

Per questo c'è bisogno di missionari, che non rinneghino il Vangelo, ma lo annuncino con la parola e con la vita e dimostrino con il loro timor di Dio la via di uscita dalla crisi attuale.

Dio non vuole incuterci paura, ma fiducia e però è una fiducia che passa anche attraverso il santo timore di perdere Lui e rovinare la nostra anima.

 

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