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TESTO Parola, azione ma anche attenzione

padre Gian Franco Scarpitta  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/07/2008)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,1-23

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:

Udrete, sì, ma non comprenderete,

guarderete, sì, ma non vedrete.

15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi

e hanno chiuso gli occhi,

perché non vedano con gli occhi,

non ascoltino con gli orecchi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano e io li guarisca!

16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Forma breve (Mt 13,1-9):

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

Afferma la Dei Verbum che la rivelazione di Dio nella storia della salvezza avviene attraverso parole e atti intrinsecamente connessi, in modo tale che le opere di Dio non siano mai disgiunte dalle parole e queste a loro volta diano valore e significato agli atti divini. Sia la Parola di Dio sia i suoi interventi concreti nella storia realizzano la salvezza esternando costantemente l'amore divino nei nostri riguardi e anzi lo stesso termine biblico ebraico "dabar", che si traduce con Parola sottende il duplice significato del parlare e dell'agire: quando lo si riscontra e lo si attribuisce a Dio, esso delinea che Egli non solamente parla ma anche opera: Come affermava San Tommaso D'Aquino, "dicere Dei est facere". La Parola di Dio è parola di salvezza che è ben lungi dal restare sterile e infruttuosa: essa produce sempre quello che annuncia e non manca mai di apportare le sue risultanze e i suoi obiettivi di salvezza, anche quando sembra che essa resti inerme e inefficace. Partecipare alla liturgia eucaristica domenicale ascoltando sempre gli stessi rituali di prefazio proferiti dal sacerdote, come pure ascoltando le stesse Letture della Bibbia non è affatto monotono e ripetitivo per chi con vera fede si immedesima nella Parola che Dio stesso comunica all'assemblea nella persona del sacerdote poiché anche se proferite più volte e reiterate nel corso delle settimane liturgiche, le Letture e le preghiere eucaristiche della Messa apportano sempre una novità in colui che ascolta, rinnovano sempre lo spirito ed esaltano il cuore elevando e rinfrancando quando la Parola non sia interpretata come un mero espediente di provenienza umana ma quale è veramente, Parola di Dio che opera efficacemente in chiunque crede." (1 Ts 2, 13). E così anche il profeta Isaia (I Lettura) stende un magnifico termine di paragone: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo

e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:

non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata» poiché il parlare di Dio in ordine alla salvezza assume lo stesso valore della pioggia che non evapora senza aver permeato il terreno rendendolo fertile e produttivo.

Subentra a questo punto la domanda: se è vero che la Parola di Dio è efficace in ogni senso, perché non si riscontrano immediatamente i suoi effetti benefici nel cuore dell'uomo? Perché ancora persiste protervia, arroganza, presunzione e malvagità che degenerano puntualmente in atti di violenza inaudita? Non dovrebbe la Parola di Dio plasmare il cuore dell'uomo e modificarlo nel senso giusto e nelle direttive più adeguate?

Prima di tentare una risposta, vorrei considerare un insegnamento del succitato Tommaso D'Aquino che mi è capitato di leggere in questi giorni: il vero maestro non è colui che risponde a tutte le tue domande; non è il vero maestro colui che ti convince con elementi probanti e che ti fornisce ogni certezza. Piuttosto, il vero maestro è quello che ti sprona alla ricerca incoraggiandoti a trovare da solo la risposta. Il che significa che la soluzione dei problemi e (più in generale) il raggiungimento degli obiettivi finali non dipendono esclusivamente da chi ti istruisce e da chi ti sostiene ma anche dalla tua stessa volontà di ottenere quello che desideri, dalla tua disposizione e dalla costanza nell'assimilare e nel mettere a frutto quanto ti viene insegnato. Neanche il più capace dei pedagoghi e il più esperto nella comunicativa didattica potrà mai ottenere il risultato sperato quando nel discente manca la volontà di assimilare e di apprendere e non vi sarà mai insegnamento o aiuto proficuo finché noi ci precludiamo alle attenzioni di chi ci vuole assisterci.

Ragion per cui se la Parola di Dio è efficace e risolutrice, non può mai dimostrasi tale se da parte nostra si persisterà nella chiusura del cuore, m nell'indifferenza e nella refrattarietà ricusando il dono di Dio e mostrandoci insensibili alla Parola medesima: condizione per cui la Parola possa mostrare tutta la sua efficacia è infatti la nostra disposizione di cuore e l'apertura ferma e incondizionata nei confronti di Chi intende venire a salvarci in parole e in opere.

La pioggia cade dappertutto. Ma se il terreno che incontra è solido e impermeabile l'acqua si disperde e dai rigagnoli finisce nelle fogne; quando il terreno, sebbene fertile e dissodato, è ricoperto interamente di ciarpame, foglie, legna e altre masserizie, l'acqua piovana nel cadere non potrà mai apportarvi i suoi benefici, visto che incontra l'ostacolo di altri corpi solidi. Se invece il terreno è sgombro e ben disposto, certamente la pioggia produrrà l'erba per il bestiame d'allevamento o i frutti sperati della semina. Il terreno del nostro animo dipende invece dalla nostra sensibilità e dalla misura in cui noi stessi ci premuriamo di tenerlo sgombro da ogni masserizia e presunzione relativa al nostro orgoglio che chiude tutte le porte alla verità e al buon senso.

La differenza fra persona e persona è una constatazione evidente e imprescindibile da tutto, poiché ciascuno ha i suoi tempi e le proprie modalità di reazione come pure il metro di sensibilità e di disposizione all'ascolto varia da soggetto a soggetto, ma in tutti e in ciascuno può e deve esservi la dovuta disponibilità all'attenzione verso la Parola di Dio perché da parte di nessuno essa possa essere vanificata restando lettera morta ma tutti possiamo accettare i frutti che essa è disposta ad apportarci da sempre.

Non resta allora che ascoltare con attenzione e piena fiducia il Signore che immancabilmente ci interpella in ogni circostanza della vita di tutti i giorni e ascoltare vuol dire porgere la propria attenzione abbandonando ogni fastidio esterno di suoni e di distrazioni; appunto l'ascolto meditato e attento è una delle prerogative che da parte nostra occorrerebbe oggigiorno riscoprire maggiormente poiché la tendenza a parlare e la pretesa esclusiva di essere ascoltato caratterizza specialmente l'uomo di oggi che tende ad ogni costo a dire la sua alzando la voce sull'assemblea e sulla massa ai fini di essere considerato anche senza prendere in considerazione nessuno egli medesimo.

L'ascolto impone una condotta ben differente dalla pretesa di esporre e di parlare a tutti i costi perché richiede la privilegiata dinamica del silenzio e del raccoglimento che sono necessari perché noi si presti attenzione agli altri e indispensabili quando si intenda prestare attenzione nei riguardi di Dio; ma tale disposizione sebbene difficile e impegnativa è quella che non manca mai di recare i dovuti frutti anche a noi stessi oltre che agli altri.

Tacere, riflettere e prestare attenzione sono dunque gli elementi dell'ascolto. Che sono propri anche dello stesso Dio, che in un certo qual modo, per salvarlo e dialogare con lui ha... ascoltato l'uomo.

 

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