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TESTO La sincerità come purezza dello spirito

Monaci Benedettini Silvestrini  

Sabato della X settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (14/06/2008)

Vangelo: Mt 5,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Il raggiro, la doppiezza, il sotterfugio, l'inganno, la menzogna sgorgano sempre da un animo inquinato interiormente, da chi ha bisogno di nascondere la verità, di prevaricare sull'altro, di difendersi o difendere qualcun altro in modo maldestro e mendace per le proprie o altrui malefatte. Si può arrivare fino a stravolgere totalmente la verità, minando in radice la giustizia. Sappiamo delle bugie dei bambini, che spesso hanno tutte le caratteristiche di una legittima difesa dalle violenze indebite degli adulti, ma conosciamo anche le buie dei grandi, quelle che causano gravi danni alle persone. Il ricorso al giuramento è proprio di chi dubita della verità o vuole farla riconoscere come tale anche quando è palese menzogna. Si vuole chiamare Dio a testimone di quanto asseriamo e non è difficile comprendere come si incorra nello spergiuro quando poi non si proclama la verità. È un grave peccato che trova le sue reali dimensioni nell'offesa che si reca a Dio, convocato e nominato invano e inopportunamente e dal danno che si procura con la falsità proclamata. Talvolta siamo chiamati a giurare anche nei tribunali del mondo, che hanno il compito di definire la giustizia in fatti contenziosi, anche lì il nostro dire deve assolutamente essere conformato alla verità che conosciamo, anche se nella stragrande maggioranza dei casi, in quelle circostanze non si giura più su Dio o sul vangelo. Il cristiano comunque, come ci dice lo stesso Signore non deve giurare affatto "Né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". Gesù fa riferimento alle diverse forme di giuramento che venivano proclamate ai suoi tempi, la conclusione però non dà adito a dubbi: chi vive in Dio, chi conforma tutta la sua vita a Cristo, non ha bisogno di ricorrere a nessuna formula di giuramento perché possiede in se la verità assoluta che deve essere continuamente scandita in tutti i suoi comportamenti e in ogni circostanza. L'unico giuramento è l'incondizionata fedeltà al Dio vero, da testimoniare sempre, sin dal nostro battesimo con le parole e con le azioni. Il resto viene dal maligno, definito menzognero sin dal suo apparire nella nostra storia.

 

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