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TESTO Regno di Dio e Vocazioni

don Gianluca Peschiera (ragazzi)  

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/06/2008)

Vangelo: Mt 9,36-10,8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,36-10,8

In quel tempo, Gesù, 36vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Oggi Gesù ci presenta la comunità che desidera. Parla di elezione, amore gratuito e missione, cioè dell'opera che Dio vuole portare avanti con il suo popolo che siamo noi.

Disponiamoci a rivedere quanto realmente siamo inseriti nel piano strategico di Dio (il Regno), nascosto fin dai primordi e rivelatoci dal Signore Gesù, a domandare perdono se spesso ce lo scordiamo e la forza per attuarlo meglio con il nostro impegno sorretto dalla sua grazia

Dal Vangelo secondo Matteo (9,36; 10,8)

In quei giorni Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».

Chiamati a sé i dodici, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.

I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.

Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino».

La missione dei dodici apostoli è molto interessante: Gesù si era circondato di discepoli non per formare una scuola, ma per creare una comunità di testimoni.

Innanzitutto c'è un impegno di carità: guarire i malati, cacciare i demoni... davvero, come Gesù, anche la Chiesa deve stare attenta alle sofferenza delle persone in tutte le sue forme in cui si rivelano, sia interiori che fisiche.

Inoltre c'è da annunciare la Parola, l'annuncio del Regno di Dio che è vicino. E' la buona notizia che se non si rivela, molti penseranno che Dio è uno che si disinteressa delle fatiche degli uomini, o, peggio, che manda dei castighi. No, invece: è una notizia bellissima quella dell'Amore di Dio Padre, che ama ciascuno... come una mamma!

Preghiamo oggi perché la Chiesa mantenga vivo il senso di essere tutta missionaria.

Un commento per ragazzi

Gesù prega e invita a pregare il Padre, ma raramente Gesù specifica il contenuto, il "che cosa" domandare nella preghiera. Oggi invece, dice chiaramente il motivo: chiede di pregare il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. Dice di pregare per le vocazioni.

Perché domandare a Dio, supplicarlo per ciò che riguarda innanzitutto Lui? La messe è sua, ci dovrebbe pensare Lui, o no?

Sta qui il grande mistero della preghiera. E' certo che Dio, come Gesù, vede le pecore senza pastore, vede i bisogni della Chiesa, le parrocchie che non hanno più il parroco, i curati che diminuiscono, la visita alle famiglie e ai malati che capita rarissimamente. Come mai Dio non provvede, sembra evidente che deve intervenire... e invece Dio vuole che noi domandiamo. Non per domandare egoisticamente, ma per mantenerci nell'essenziale, cioè il Regno di Dio.

Proprio nel mistero della venuta del Regno, sta la preghiera per l'invio degli operai della messe di Dio.

Nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre nostro, c'è l'invocazione la venga il tuo Regno. Pregare per le vocazioni è una specifica di tale preghiera, quasi come un'accelerazione del Regno di Dio. Significa perciò ricordare che la vocazione è dall'alto, da Dio per Cristo nella potenza dello Spirito. Non è il soggetto individuale che sceglie, non è neppure soltanto la chiesa che chiama e non sono neppure i bisogni del mondo che suscitano le vocazioni. Dio è il principio e il fine della chiamata, ma questi due poli si possono tenere uniti solo pregando. La vocazione perciò è un dono che va implorato.

Ma, non dimentichiamo che le vocazioni speciali si inseriscono nell'unica grande vocazione all'amore che è per tutti!

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date! Che cosa? Diffondete l'esperienza della vostra fede, della vostra speranza, l'esperienza soprattutto dell'amore di Dio.

Nulla è per noi come privilegio; tutto deve circolare e deve diffondersi: da Dio a noi, da noi ai fratelli. Anzitutto, ciò vale proprio di quell'amore di Dio di cui la comunità cristiana ha fatto l'esperienza il quale può diffondersi e traboccare sui fratelli come amore del prossimo.

I figli della Chiesa non possono contentarsi, perciò, di amarsi tra di loro, come i membri di una patria terrena o di un partito. Anche a un livello cosí ampio, vale ciò che diceva Cristo: "Se amate chi vi ama... anche i pagani lo fanno!". I cristiani devono sentirsi tenuti ad amare non solo i nemici personali, ma anche gli avversari: quelli che si contrappongono alla Chiesa, che la contestano. E' necessario ricordarcelo specie di questi tempi. Amare i nemici è difficile, suppone che si sia arrivati a quella cosa sublime e rarissima che è l'odiare il peccato, ma amare il peccatore.

Veramente siamo Chiesa-per-il-mondo, prima ancora che Chiesa-nel-mondo.

Ma anche per noi individualmente, la parola di Gesù crea un nuovo modo di porci di fronte ai fratelli. Noi sappiamo a che cosa ci spinge l'alleanza con Dio che viene rinnovata ogni volta che si celebra l'Eucaristia: a essere suoi collaboratori nella salvezza di tutto il mondo. Chiediamo a colui che questa alleanza sancì nel proprio sangue di darci vigore di fede e slancio di carità per dare davvero gratuitamente ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto.

 

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