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TESTO La chiamata dei peccatori

padre Antonio Rungi

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X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/06/2008)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Oggi celebriamo la decima domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico e la parola di Dio mette al centro della nostra riflessione la chiamata di Matteo il pubblicano a seguire Cristo e attraverso la sua figura la chiamata di ogni uomo e donna ritenuto un peccatore pubblico e riconosciuto.

Il testo del vangelo di oggi, pur nella sua brevità, racchiude un grande messaggio di amore e misericordia di Dio. Gesù, infatti, ci dice l'evangelista direttamente e personalmente chiamato in causa dal testo evangelico di oggi, è venuto a chiamare i peccatori, i deboli spiritualmente, i depressi moralmente, i demotivati e quanti non sono nelle condizioni interiori di vivere nella grazia. Di fronte alla contestazione dei farisei che sottolineano come Gesù vada a casa di un pubblicano, riconosciuto come peccatore pubblico, l'evangelista sottolinea come Gesù abbia a cuore proprio coloro che sono bisognosi della misericordia e del perdono divino. La missione di Cristo è ben delineata in questo brano evangelico ed è precisata nelle modalità, nei contenuti e nelle finalità. L'iniziativa parte sempre da Dio. All'uomo spetta la risposta di dire sì o no ed entrare in un dialogo di amore con il Signore. E' necessario fare quel passo di seguire Cristo che chiama ogni persona a vivere in amicizia con Lui.

Nel testo della lettera di san Paolo apostolo ai Romani che leggiamo oggi ci viene ricordata proprio la missione di Cristo partendo da una forte esperienza di fede del patriarca Abramo, presentato qui come Colui che risponde totalmente ai progetti di Dio, dimenticandosi dei suoi progetti e affidando ogni cosa al suo Signore, sperando contro ogni speranza. Viene qui nuovamente riproposto il discorso della missione salvatrice di Cristo nei confronti dell'umanità il quale fu "consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione".

Il profeta Osea nella prima lettura di oggi ci propone il discorso sull'amore e sulla conoscenza di Dio e di conseguenza sull'amore e sulla conoscenza autentica di ogni fratello. Non sono sufficienti agli occhi di Dio i sacrifici, se sono privi di amore e se non partono da una profonda conoscenza di Colui al quale è destinato il nostro sacrificio, la nostra rinuncia, la nostra capacità di uscire fuori della comodità e dell'egoismo. L'amore richiede capacità di uscire dalla propria chiusura mentale e referenziale per fare esperienza di relazionalità e apertura agli altri e soprattutto a quell'Altro, che è Dio che è amore e tenerezza infinita.

Le immagini di Dio che ci vengono qui presentate sono immagini rassicuranti e dicono la stretta relazione con l'umanità. La venuta del Signore è certa e la storia ci racconta di tutto questo, mentre la fede ci indirizza ad attenderlo nuovamente per il secondo e definitivo avvento. La sua venuta è come la pioggia d'autunno, leggera, o quella primaverile che feconda la terra e ridà vita alle cose naturali in letargo per il lungo periodo autunnale e invernale. Interessante anche le immagini con le quali è descritto l'amore umano, presentato come una nube del mattino, come la rugiada dell'alba che svanisce. L'amore di Dio è eterno, fedele, coraggioso, pieno, senza condizionamenti, ma capace di manifestarsi anche sulla Croce, come fu per Gesù, Figlio di Dio e come preghiamo oggi nell'orazione iniziale della celebrazione eucaristica: "O Padre, che preferisci la misericordia al sacrificio e accogli anche i peccatori alla tua mensa, fa' che la nostra vita, trasformata dal tuo amore, si apra con totale dedizione a te e ai fratelli".

 

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