PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO La casa fondata sulla roccia, che è Cristo

padre Antonio Rungi

padre Antonio Rungi è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

IX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (01/06/2008)

Vangelo: Mt 7,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 7,21-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.

24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Oggi celebriamo la nona domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico e al centro della Parola di Dio la necessità di impiantare la nostra vita su Cristo, pietra viva e solida della nostra esistenza, sulla quale è possibile scommettere in quanto è certo il risultato definitivo e positivo.

Il Vangelo di oggi, infatti, ci parla della casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia. Due modalità di impostare la propria vita, quella della sicurezza che viene da Dio e quella della fragilità e caducità che viene dall'uomo. A noi spetta la scelta fondamentale, l'opzione entro la quale muoverci per vivere con punti di riferimento solidi e certi, oppure lasciando spazio alla relativismo di ogni genere, soprattutto in campo etico. Il Vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo non ammette confusioni, è chiaro nel dirci se vogliamo o non vogliamo state dalla parte di Cristo e su lui costruire ogni progetti di vita personale, familiare, sociale.

La saggezza o la stoltezza dell'uomo dipende dal grado di adesione alla volontà di Dio e alla sapienza che viene dall'alto. L'uomo saggio costruisce su basi solide e non si lascia corrompere dagli interessi momentanei, che appagano la propria vita e le proprie aspettative nel tempo di un attimo o al massimo di un giorno o di poche giornate. L'uomo stolto invece confida in una felicità usa e getta, del cogliere il giorno e il fiore per godersene i suoi risvolti positivi, per poi restare vuoto o crollare di fronte alle prime difficoltà della vita. Gesù mette in guardia i suoi discepoli a fare della fede non un fatto di parole o di gesti, ma di sostanza e comportamenti coerenti. L'adesione a Cristo passa attraverso l'accettazione della sua volontà, anche quando questa volontà ci chiede di camminare a fianco a Cristo verso il Calvario. E' la fede in Cristo che spinge a scelte radicali e coraggiose, senza compromessi, come ci ricorda la seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, che ci parla dell'uomo giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge.

Certamente, se la fede ci pone in una situazione favorevole rispetto a Dio, in quanto attraverso questo dono singolare che ci viene dall'alto, è altrettanto vero che la fede senza la sua esplicitazione nella carità e speranza cristiane sarebbe vuota morta e insignificante. Rivitalizzare la fede è rivitalizzare la speranza e la carità.

Il testo della prima lettura di oggi ci può aiutare a capire tutto questo e a focalizzare il discorso sulla libera e sentita partecipazione alla vita della comunità dei credenti, mediante una conversione autentica a Dio e di amore sincero verso i fratelli.

Benedizione e maledizione qui sono ricordate e menzionate per aiutare il popolo di Dio a discernere con facilità, alla luce dell'insegnamento della Scrittura, ove davvero stia il bene e dove purtroppo c'è il male. Benedizione e maledizione derivano infatti, rispettivamente, dai termini bene e male. Chi vuole, fa e pratica ed augura il bene è persona benedetta; mentre chi vuole e desidera il male è persona maledetta. Da che parte collocarsi, tra bene e male spetta a noi farlo, come ci ricorda il testo del Vangelo. Possiamo ricevere ed essere benedizione per noi e per gli altri; possiamo diventare maledizione per noi e per gli altri. Una via di mezzo nella religione non esiste in questo campo, soprattutto se riguarda la sfera morale. O si vive la propria fede in profondità e coerenza, oppure si vive superficialmente, senza coinvolgimento emotivo e spirituale, strutturando la propria esistenza su cose vane ed insignificanti. Gesù è esplicito: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli". Ed è molto esplicito nel monito che rivolge a tutti coloro che avanzano diritti di entrare nel regno di Dio solo perché hanno svolto ministeri della parola, sono stati profeti, hanno fatto prodigi e miracoli, hanno cacciato demoni. Cose straordinarie, giuste, gratificanti, ma se sono state fatte per onorare più se stessi che per rendere gloria a Dio e vivere in conformità alla propria vocazione, diventano cose vane e inutili per impegnare Dio nella valutazione del nostro operato e per avere l'ingresso diretto nella gloria del suo Regno. Ecco questo monito che ci deve far pensare e riflettere seriamente, quando nella presunzione e nell'orgoglio pensiamo, erroneamente, di aver conquisto il cuore di Dio solo perché facciamo, ma non sentiamo; parliamo, ma non condividiamo; operiamo, ma non senza impegnarci più di tanto o rimetterci qualcosa di vero e di autentico del nostro. Gesù ci ricorda: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!". Sarebbe la cosa più triste, e non solo per un momento ma per l'eternità, se Gesù Cristo nel suo giudizio ci dicesse di non conoscerci e quindi di escluderci dal suo regno per sempre. Noi operiamo in modo che la nostra retta condotta di vita possa trovare accoglienza e riconoscimento in Dio, che è la nostra vera meta e speranza per oggi e sempre, nei secoli dei secoli.

 

Ricerca avanzata  (54009 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: