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TESTO La casa sulla roccia

mons. Roberto Brunelli

IX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (01/06/2008)

Vangelo: Mt 7,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.

24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Dopo la celebrazione della Pasqua e delle feste connesse, con questa domenica si riprende il tempo ordinario, interrotto quattro mesi fa', appena letto il passo delle beatitudini con cui l'evangelista Matteo apre il cosiddetto discorso della montagna. Di quel discorso, così importante perché delinea lo stile di vita del cristiano, il passo odierno dà la conclusione; chi volesse rileggersi la parte intermedia, la può trovare nel primo vangelo ai capitoli dal quinto al settimo.

La conclusione è un invito alla coerenza: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli". Non basta dunque dichiarare la fede; bisogna viverla, compiendo la volontà di Dio che Gesù è venuto a manifestare. Sulla carta è un principio logico, addirittura elementare: ma nel vissuto non c'è principio più disatteso di questo. Giornali e televisione traboccano di uomini e donne che smentiscono nei fatti la fede che proclamano. I lettori ricorderanno una recente trasmissione televisiva, in cui sfilarono a dichiarare la loro devozione per Padre Pio attricette semisvestite, politici dal divorzio facile, uomini d'affari condannati per collusioni mafiose; eppure si sa come il santo frate trattasse personaggi di quella risma. Si pensi poi a quanti praticano una religione fai-da-te, e quasi fossero al supermercato ritengono legittimo prendere della fede solo quello che piace o conviene. Ma senza guardare gli altri, chi, magari nel privato, non è mai venuto meno alla coerenza? Se Dio, insieme con le norme di vita, non avesse offerto anche la possibilità di ravvedersi, chi si potrebbe salvare?

In questa luce va intesa la similitudine finale del discorso della montagna. "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande".

Abbiamo presenti tutti quelle miserevoli "case" del terzo mondo, che terremoti e alluvioni spazzano via come fuscelli, e poi sono ricostruite tali e quali, in attesa del nuovo cataclisma: forse gli interessati non sanno fare di meglio, o forse non possono, nella loro indigenza. Tutti noi, sottintende il vangelo, costruiamo la nostra casa interiore: attenti però, ammonisce, a darle solide fondamenta, perché regga quando arrivano i momenti difficili. Nella sua misericordia, come si diceva, Dio concede a tutti, sempre, la possibilità di ricostruire; ma non è preferibile evitare questa fatica, costruendo da subito sul sicuro?

Quale poi sia la roccia su cui edificare una casa destinata a durare per l'eternità, in altre parti della Scrittura è detto con chiarezza. La roccia è Cristo, con la sua parola, con il suo indefettibile amore. Ma Cristo ha lasciato un segno visibile di sé come roccia, quando ha cambiato nome al pescatore Simone chiamandolo proprio roccia, pietra: "Tu sei Pietro, e sulla pietra che sei tu io costruirò la mia Chiesa, e le porte degli inferi (cioè le forze avverse) non prevaranno contro di essa". La Chiesa, dunque, è la casa sulla roccia, la casa comune in cui trovare sicuro riparo. Le si possono rovesciare addosso – quante volte è avvenuto! – tsunami e uragani, la possono squassare i terremoti, ma il suo Fondatore non permette che cada: duemila anni ne danno la prova.

 

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