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TESTO Un uomo è forte tanto quanto le sue radici

Marco Pedron  

IX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (01/06/2008)

Vangelo: Mt 7,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.

24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Riprende la lettura del vangelo di Mt che ci accompagnerà nelle prossime domeniche. Il brano di oggi, è tratto da un grande discorso (Discorso della Montagna) che Gesù fa nel vangelo di Mt (5-7), dove Gesù esplicita il suo programma: è la carta d'identità per chi vuol seguire il Signore.

E' un peccato che la liturgia stacchi questo brano dai versetti precedenti perché sono estremamente legati. Prima si dice (Mt 7,15-20): "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti, dunque, li potrete riconoscere". Questi versetti si richiamano alla parte iniziale del vangelo di oggi ("Non chiunque mi dice: Signore, Signore...") e all'esempio delle due case (quella costruita sulla roccia e quella costruita sulla sabbia) che rappresentano i due alberi.

Gesù invita alla responsabilità le persone: "State attenti a non farvi ingannare. Se vi fate ingannare è colpa vostra, se vi fate ingannare è una responsabilità vostra. E' vero che ci sono molti lupi ma è anche vero che voi dovete imparare a riconoscere i lupi dalle pecore". Non si può sonnecchiare; non si può far finta di niente, non si può giustificarsi dicendo: "Mi ha fregato". "No, amico, dovevi stare all'erta, vigile e, invece, tu hai dormito ed è successo quello che è successo".

Una donna è venuta dicendo: "Padre, tra me e mio marito non c'è più niente da fare, è finita. Non avrei mai creduto che potesse andare così! E guardi, padre (cosa certamente vera) l'ho amato tanto questo uomo!" Sì vero, ma cosa potevi aspettarti? Bisognava vigilare prima. Hai sposata uno che era già stato in prigione due volte, con due separazioni alle spalle, figli dispersi per il mondo e che non voleva saperne di farsi aiutare. Certo, si può cambiare nella vita, ma bisogna essere anche realisti: cosa ti aspettavi? Cosa pretendevi?

Gesù dà un criterio semplice, chiaro, efficace e vero: se un albero è buono produce frutti buoni, se è cattivo produce frutti cattivi. E' semplice, no!? Se dentro, l'albero è buono, fuori produrrà frutti buoni. Ma se dentro, l'albero è cattivo, produrrà frutti cattivi. Applicatelo ad ogni persona e sarà una luce enorme per la vostra vita, vi permetterà di non cadere in facili baratri e di non prendere abbagli.

Volete sapere quanto è affidabile una persona? Ascoltate come parla! Se la persona che avete davanti giudica il mondo intero, cosa vuol dire? Vuol dire che dentro c'è rabbia perché non riesce a vivere la propria vita e così se la prende con gli altri. Si sente inferiore, ma siccome non ce la fa ad essere superiore, non fa nient'altro che abbassare gli altri (giudizio). Puoi fidarti di uno così? No! Perché il giorno in cui, secondo lui, tu lo supererai, farà lo stesso con te. E se per caso ti innalzerai molto (per studio, per possibilità di vita o economiche) sarà spietato con te. Quindi, o rimani al suo livello o non c'è possibilità di scampo. E il giorno in cui lui ti giudicherà, non dire: "Era mio amico! Mi fidavo di lui", ma di' a te stesso: "Non ho voluto vedere com'era l'albero. Mi è stato comodo dormire".

Se colui che hai davanti ha bisogno di accentrare l'attenzione, di fare il simpaticone con gli amici e di far ridere gli altri, e denigra e umilia tutte le persone, puoi fidarti di uno così? Cosa puoi aspettarti da uno così? Come sono i frutti, così è l'albero. Chi ha bisogno di stare al centro non può che metterti in periferia; chi ha bisogno di mettersi sotto i riflettori non potrà che metterti sempre in ombra; chi ha bisogno di dimostrare che lui è qualcuno non potrà che far sì che tu sia nessuno. Cosa ti puoi attendere da uno così? E non dire: "Con tutto quello che faccio per lui, guarda come mi tratta!", così da sentirti vittima innocente. Di' a te stesso: "Da quell'albero posso ricavare questo. Lo so e quindi non mi lamento".

Gesù riferisce queste parole (albero-frutti buoni o cattivi) alle persone che si credono religiose, a quelli che sbandierano la loro fede o la loro bravura.

Alcune persone possono dire: "Io sono dell'Azione Cattolica; io sono sempre andato in chiesa; io non ho mai fatto del male a nessuno; per fortuna che io non sono come loro; io ho fatto la festa parrocchiale ed è stata un successo; io ho fatto i campiscuola...". Gesù dice: "State attenti. Svegliatevi! Uno potrebbe avere fatto cose apparentemente miracolose ma non per questo essere mio discepolo". Quando "uno di chiesa" (prete o laico che sia) parla, non guardare a ciò che dice ("Abbiamo profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuti miracoli nel tuo nome": più di così..! Notate: tutto "nel tuo nome". Cosa non si giustifica con il nome di Dio, tutto può essere passato per "Dio" anche il male peggiore) ma guarda il suo cuore.
Chi giudica, dentro ha senso d'inferiorità.
Chi parla male degli altri, dentro ha odio per sé.

Chi umilia gli altri, dentro ha sofferenza di umiliazione a sua volta, ma non vuole prendersene cura.
Chi gestisce, dentro ha insicurezza.

Chi controlla, dentro ha la paura di perdere il proprio potere e la propria posizione di prestigio.

Chi fa il compiacente, dentro ha il desiderio di sedurre e di conquistare gli altri.

Chi dice sempre di sì, dentro ha la paura di essere rifiutato.

Chi obbedisce sempre e fa quello che dall'alto gli si comanda, dentro è senza personalità e teme il rifiuto.

Chi parla sempre e solo di amore, dentro ha odio (che nasconde parlando sempre di amore).

Chi parla sempre e solo di fede, dentro ha la non-fede (che nasconde parlando sempre di amore).

Chi se la prende sempre con questo mondo cattivo, edonista e materialista, dentro di sé ha quel mondo che condanna sempre.

Chi se la prende sempre con la morale, dentro ha un super-io giudicante, un giudizio feroce che "taglia" tutto ciò che incontra.

Chi deve sempre sbandierare quanto è bravo e cosa lui fa', dentro si sente piccolo piccolo e inferiore agli altri.

Chi fa il santo ad oltranza, dentro si deve sentire estremamente peccatore e indegno.

Stai attento, non lasciarti abbagliare dalle parole e dalle dichiarazioni delle persone: "Io prego tutte le mattine, io non salto mai la messa, io amo mio figlio, nella mia vita Dio è al primo posto, io non lo farei mai, io credo in certi valori, ecc." Si, forse tutto vero o forse no. Guarda al suo cuore e il suo cuore si vede da quello che dice (non le dichiarazioni che fa ma il modo in cui le dice: giudizio o comprensione, rigidità o elasticità, ecc.) e da quello che fa.

Non è solamente vero che ci sono i lupi, è anche vero che noi non li vogliamo vedere. E quando poi ci mangiano, diciamo: "Dio mio, che dolore, che tonfo, che botta?" "Per forza, era un lupo, cosa ti aspettavi!"

Poi il vangelo parla di due case. Le due case sembrano uguali. All'inizio tutti i matrimoni sembrano uguali: i due si amano, si promettono fedeltà e si giurano che staranno insieme per sempre. In quello che dicono sono veri.

Le condizioni delle due case sono le stesse: il cadere forte della pioggia, lo straripare dei fiumi, il soffiare dei venti riguardano entrambe le case.

Sono le difficoltà della vita. Per tutti, per tutte le coppie arriva il tempo della tempesta, della difficoltà, del buio, della crisi, del meccanismo che s'inceppa. E' lì che si vede quello che le persone e la coppia hanno dentro.

All'inizio tutti matrimoni vivono di facili entusiasmi: è l'innamoramento. All'inizio la casa tiene. Tutto va bene, ma viene il tempo in cui si vede cosa c'è dentro l'uomo. E se non c'è profondità in ciò che si sceglie, tutto finisce. Non può che essere così.

Quante relazioni iniziano con i propositi (veri) migliori! Veramente gli sposi si amano e veramente farebbero di tutto per il partner; non c'è bugia in ciò che dicono, ma non c'è profondità. E così poi nel tempo, dopo qualche anno si spegne tutto e si "tira avanti".

Quanti giovani passano per le parrocchie! Ci sono animatori bellissimi, pieni di energia, di simpatia e di risorse. Ma basta una difficoltà, basta una delusione, il primo scontro, che lasciano. Non riescono a tenere, non hanno risorse per affrontare l'afa', la calura, la pesantezza del momento e si sciolgono come neve al sole.

Quante persone hanno iniziato cammini veri e profondi in maniera entusiastica! "Andrò fino in fondo; non mollerò mai; è la svolta della mia vita". Ma non hanno resistito. Quando c'è stato da soffrire un po', da cambiare qualcosa, da operare dei tagli, hanno lasciato.

A certe persone potresti prevedere il futuro, non perché tu sia chiaroveggente, semplicemente vedi. Se hai due litri di benzina è ovvio che non arriverai a Bologna. Lo sanno tutti. In certe situazioni non c'è carburante sufficiente per cui è semplicemente ovvio quel che succede.

La forza di un uomo è nel sostenere più che nel fare certe scelte, cioè non arrendendosi, non piegandosi, non adattandosi quando arrivano le difficoltà.

Quando inizio qualcosa mi devo chiedere non solo se lo voglio, ma se ho la capacità di sostenere ciò che scelgo, non solo se lo voglio, ma anche se lo posso. Non è ciò che la mia testa vuole che conta, ma ciò che il mio cuore è capace di vivere. Allora conosci bene il tuo cuore perché da esso sgorga la vita, dicono i Proverbi. Stai attento alle tue radici, fa' che siano profonde e radicate e quando fai delle scelte guarda le radici. La differenza nella vita la fanno le radici. E' ciò che hai dentro, le radici, il cuore, che fa la differenza

Nella mia via di Padova (via Facciolati) quand'ero piccolo ogni tanto qualche albero cadeva. Alberi enormi, alti, possenti, imponenti, forti, ma dalle radici striminzite. A me sembrava strano ma era ovvio. Non ciò che sembra fuori, ciò che appare, ma ciò che uno è dentro, questo è decisivo nella vita. La forza è dentro.

Da fuori le case sembrano uguali, ma è come sono costruite che fa la differenza. La tua forza è ciò che hai dentro. La tua forza è ciò che sei tu. La tua forza è il tuo cuore. Guarda al tuo cuore, perché come sarà il tuo cuore così sarai tu. Un albero sarà come le sue radici. Un uomo sarà come il suo cuore. Una relazione non s'improvvisa. Non è una magia. L'amore non è una magia che toglie i problemi personali. L'amore amplifica tutto. Se c'è desiderio di verità, se c'è dialogo, se c'è profondità, li amplifica. Se ci sono paure, insicurezze, problemi, li amplifica.

La forza dell'albero sta, non tanto in ciò che si vede, ma in ciò che non si vede. Non all'esterno, all'interno. Non sopra, ma sotto: nelle radici. Un albero è forte tanto quanto le sue radici. Un uomo è forte tanto quanto le sue radici. Nessun albero grande si può sviluppare oltre le sue radici. Non terrà.

La gente "piange il morto": "Sono depresso; sono triste; non sento più amore; non ho più voglia di vivere; mi dà fastidio tutto; che mondo schifoso; non ci si può fidare di nessuno; è finito tutto; guardi che figlio ho...": quando arriva la tempesta è troppo tardi ("Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità"). E cosa pensavi? Come pensavi di poter reggere? Non hai fatto niente per te!

Sei vuoto? Ne avevi di occasioni per nutrirti e riempirti: incontri sul vangelo, gruppo per gli sposi, incontri biblici, guida spirituale, la S.Messa, libri, ecc. Sei vuoto? Per forza!

Sei depresso? Avevi l'occasione di parlarne, di tirare fuori i sentimenti congelati dentro di te, avevi la possibilità di fare esperienze di vita (campiscuola, ritiri, incontri), avevi la possibilità di fare un cammino serio e profondo. Sei depresso? Per forza!

Tuo figlio ha preso una "brutta piega"? Ma dai! Non c'era il lavoro prima!? Non era che "a me queste cose psicologiche non piacciono" (avevi paura, non che non ti piacciono!)!? Non era che "tu alla sera sei stanco e non hai voglia di parlare con tua moglie e di certe cose!?" Non era che "tuo figlio aveva tutto!" (cioè soldi: ma i soldi non sono affatto tutto!) E adesso è successo (tempesta), adesso è troppo tardi (la casa va in rovina). E se sei onesto non devi dire nient'altro che: "l'ho voluto io perché ho dormito, perché ho fatto finta di niente, perché le fondamenta non c'erano."

A volte la gente viene quando i cocci sono rotti: "Adesso? Adesso che è lacerato e rotto tutto, non c'è altro da fare!"

A volte la gente vuole salvare una casa senza fondamenta: non si può. Bisogna lavorare in maniera diversa. E se non vuole? Se non vuole, ognuno avrà ciò che vorrà. Avrà questo!

 

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