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TESTO L'Eucaristia, il pane dei pellegrini

padre Antonio Rungi

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (25/05/2008)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Oggi celebriamo la Solennità del Corpus Domini, che è una delle solennità più sentite e vissute dalla comunità cristiana in Italia, rimanendo ancora viva, nonostante i tanti cambiamenti culturali, sociali e religiosi, l'amore all'Eucaristia, espresso anche attraverso la processione del SS. Sacramento dell'Altare per le principali vie delle nostre città. E proprio in segno di unità di tutta la Chiesa, che trova nell'Eucaristia il punto focale, che si svolge una sola processione cui partecipano varie comunità cittadine o addirittura, in alcune realtà locali, a livello Diocesano. Trasferita alla seconda domenica dopo Pentecoste (un tempo si celebrava il giovedì), la solennità si inquadra meglio in quella pasqua settimanale che è la domenica, da cui attinge significato e valore il culto eucaristico al di fuori della santa Messa, memoria della Pasqua di Gesù Cristo. Gesù nell'ultima cena fatta con gli apostoli, prima della sua passione e morte in croce, volle lasciare a noi, suo popolo santo, il sacramento del suo corpo e del suo sangue per essere amico e compagno della nostra vita, attraverso il segno sacramentale del pane e del vino. Noi crediamo che Gesù è presente nell'ostia consacrata e nel vino consacrato in corpo, sangue, anima e divinità e che il pane e il vino, mediante quel straordinario miracolo della transustanziazione (termine un po' difficile, ma chiaro e preciso per farci capire di che cosa stiamo parlando) rimane in quel pane e vino se non viene consumato. Anzi soprattutto il pane lo si conserva perché possa aumentare la fede ed il culto eucaristico al di fuori della messa. Conservato accuratamente nelle cappelle dedicate al Santissimo Sacramento nelle nostre chiese, soprattutto in quelle che possono permettersi di dedicare uno spazio esclusivo all'eucaristia, diventa il luogo privilegiato per tanti fedeli durante la giornata per una visita al Santissimo Sacramento, per l'adorazione eucaristica che da tutti i pontefici, soprattutto degli ultimi tempi, ci viene riproposta come un momento qualificante dell'itinerario spirituale delle comunità cristiane. In diverse chiese l'adorazione eucaristica è permanente essendo il SS. Sacramento esposto sempre durante la giornata per il culto dei fedeli verso il grande Sacramento e mistero della fede, con il quale annunciamo la morte del Signore, proclamiamo la sua risurrezione, nell'attesa della sua definitiva venuta.

Tanti i miracoli eucaristici che ricordano a quanti sono nel dubbio la presenza reale di Gesù nell'ostia santa e nel vino consacrato. Tutto questo a conferma di un mistero che supera le nostre possibilità di comprensione e che per la sua portata esclusivamente religiosa richiede una fede profonda, un cuore libero, una capacità di accogliere Cristo e di portarlo agli altri, dopo averlo ricevuto in noi nel sacramento del suo corpo e del suo sangue. Anche noi tabernacoli, diversamente da Maria, il vero tabernacolo di Cristo, per portare Gesù agli altri con uno stile di vita autenticamente cristiano ed eucaristico. I santi hanno realizzato la loro santità davanti al santissimo sacramento dell'Altare. Il cristiano del terzo millennio dell'era di Cristo non può fare diversamente. D'altra parte, la chiesa primitiva, quella delle origini, ancora guidata da Pietro, aveva incentrato la sua esperienza di fede proprio sulla frazione del pane, sull'eucaristia da cui scaturiva la diaconia.

Nella prima lettura della solennità odierna tratta dal libro del Deuteronomio ci viene ricordato il dono della manna del deserto, simbolo dell'eucaristia, quale cibo nel cammino della vita per ogni cristiano, soprattutto nei momenti più duri e difficili dell'esistenza umana.

Di questo cibo spirituale ha bisogno la nostra anima, perché senza di esso si arresta il cammino verso la terra promessa, verso la libertà.

Sul tema dell'unità del corpo mistico di Cristo, la Chiesa, è incentrato il breve brano della Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, che ascoltiamo come seconda lettura.

Avere la certezza spirituale e dottrinale di essere un solo corpo pur essendo molti, per noi cristiani significa vivere in comunione con chi ci sta vicino e chi ci sta lontano, soprattutto se appartiene alla nostra stessa comunità cristiana, religiosa, alla nostra stessa fede cattolica e cristiana. Purtroppo, a volte pur partecipando alla stessa mensa eucaristica e ricevendo lo stesso Gesù Cristo, tra noi non regna l'amore e l'unione, ma regna il risentimento e la divisione. La nostra eucaristia che celebriamo e la nostra comunione che facciamo è grave offesa a Colui che nuovamente si offre per noi in modo incruento sull'altare per ridarci la possibilità di una vera e personale salvezza, quale risposta ad un Dio Amore che sacrifica il Cristo sulla Croce.

Nel testo del Vangelo di Giovanni di oggi è Gesù stesso che ci invita ad accostarci al pane della vita, alla sua persona, al suo messaggio, al suo infinito amore, alla sua energia, che sazia e dà la forza per camminare spediti verso l'eternità.

Gesù ci invita a mangiare sempre questo pane. Non è necessario fare diete, anzi sono diete pericolose perché fanno rischiare l'anoressia interiore. E' un pane dalle calorie ed energie spirituali infinite ed illimitate. Il suo potenziale energetico e calorico non può essere conteggiato sulla bilancia dei dimagramenti vari dalla religione che la società moderna ci offre perché ci propone un modello di assenza di Dio dalla nostra vita. E' un pane senza il quale la vita di grazia si estingue in noi e non moriamo affamati di Dio. All'opposto c'è chi ne fa uso quotidiano, lo riceve più volte anche durante la giornata in determinate circostante ed invece di portare benessere spirituale nella sua vita, vi si abitua e l'efficacia del dono e del cibo spirituale si azzera progressivamente, diventando abitudine e soprattutto assuefazione senza più risultati positivi interiori.

Allora la nostra richiesta al Signore oggi è quello di non farci mai mancare questo pane, soprattutto oggi che in varie parti del nostro Paese e nel mondo mancano i sacerdoti e non è possibile celebrare l'eucaristia e poi conservare le specie del pane per l'adorazione, il viatico, per tutte le necessità spirituali della comunità cristiana. Quanti cristiani vorrebbero aver questo dono quotidiano e non possono in varie parti del mondo, rispetto a tante altre dove l'abbondanza delle celebrazioni non assicura neppure la minima partecipazione alla Messa di quella famiglia di Dio che è la comunità dei credenti. Molti fanno a meno di partecipare alla Messa domenicale e festiva a volte per anni e non si accostano alla mensa eucaristica. Tantissimi si sono allontanati da questa mensa all'indomani dell'aver fatto la prima comunione. L'annuale solennità del Corpus Domini riporti al centro della vita di ogni cristiano, di ogni comunità parrocchiale proprio l'eucaristia, in quanto questa fa la chiesa e di conseguenza fa pure tutto il resto. Anche noi davanti al mistero eucaristico diciamo con fede, mio Signore, mio Dio e mio Re, ma anche "ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli, che non può essere dimenticato, gettato, trascurato, ma cercato e desiderato per non restare privi di quella grazia che ci aiuta nel cammino verso l'eternità e nell'ultimo istante della nostra esistenza terrena. Magari potessimo aver la gioia di chiedere gli occhi su questo nostro mondo, quando vorrà il Signore, dopo aver ricevuto nel nostro cuore nel santissimo sacramento dell'altare, come è stato per tanti santi, come lo è tutti i giorni per tantissimi moribondi che attendono con speranza e fede la comunione negli ospedali, nelle case di cure, nelle case private, in famiglia, prima di morire: "Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi. Amen.

 

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