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TESTO L'uso dei beni della terra

Paolo Curtaz  

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III Domenica di Quaresima (Anno B) (23/03/2003)

Vangelo: Gv 2,13-25 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 2,13-25

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Fa' un certa impressione questo Gesù anarchico che caccia i venditori dal Tempio, una figura che contrasta col nostro modo talvolta buonista e zuccheroso di vedere Gesù..., è l'unica volta nel vangelo in cui Gesù perde le staffe si arrabbia sanguigno.

Eppure, a essere sinceri, il servizio che svolgevano i cambiavalute era positivo: permettevano alle persone provenienti da varie parti dell'Impero di cambiare le loro monete in modo da poter acquistare le offerte per l'olocausto. Di più: il popolo ebraico, rigidamente monoteista, non permetteva che nel Tempio entrassero monete con l'effige dell'Imperatore, cosa che veniva considerata idolatria. Quale miglior servizio da rendere alla folla di pellegrini che raggiungevano la Città Santa! Insomma: cos'ha Gesù tanto da agitarsi? Gesù se la prende con chi "mercanteggia" con le cose di Dio, lui che conosce il Padre, non sopporta di vedere il suo volto deformato dalla nostra piccineria.

Mercanteggiare, cioè trattare Dio alla stregua di un assicuratore, fare patti, chiedere offrendo. Non ci è mai venuto in mente di dire a Dio: "Ma come, io vengo a Messa, prego, e poi mi succede questo e quest'altro?". Dovreste vedere quanta devozione nasce negli studenti prima degli scrutini! Mercanteggiare con Dio: io so qual è la mia felicità, lui, per cortesia, si adegui. Questo rapporto, però, manca dell'autenticità che ci è essenziale per incontrare Dio, in fondo in fondo penso che Dio sia un taccagno distratto da corrompere. Per forza Gesù perde le staffe! Cosa di più ottuso del raffigurarsi un Dio così?

Le nostre riserve mentali, i nostri piccoli mondi non si aprono al respiro poderoso dello Spirito, teniamoci allora il Dio lontano da corrompere. Gesù, con rabbia, si scaglia contro questa visione. Ma come, lui viene a rivelarci un Dio compassionevole, pieno di tenerezza e noi ancora a raffigurarcelo inacessibile? Attenti amici, chiediamoci se alle volte non facciamo, in tutta incoscienza, lo stesso ragionamento, se abbiamo lo stesso atteggiamento di chi mercanteggia un po' con Dio. Non si acquista la sua benevolenza: ci è donata gratis. Non chiede prezzo colui che ci ama senza misura. Attenti a non avvicinarci a lui con il cuore stretto e piccolo di chi deve mercanteggiare.

Una seconda riflessione, più ampia, nasce dal nostro rapporto con le cose e il denaro. Non ho mai incontrato, nella mia vita, nessuno che mi dicesse: io vivo per far soldi. Macché e - ne sono certo - mai lo incontrerò. Eppure... ho visto famiglie sbranarsi per un'eredità, sentimenti calpestati per beni terreni, amici togliersi il saluto per un prestito negato. Il cuore del discepolo è un cuore che conosce il rischio dell'accumulo, del non avere freni, dell'ambizione che mai si sazia di ciò che ha e che si confronta nell'invidia con gli altri, sempre visti migliori. Gesù ci ammonisce: la ricchezza è ingannevole perché promette ciò che non riesce a mantenere.

Il Signore, anche su questo, ci chiama a libertà. Il legame con i beni della terra, che non è questione di quantità ma di cuore, per il cristiano rischia di essere un peso inutile nello zaino nella salita verso il Tabor. Come ci rapportiamo con i beni della terra? Come li viviamo? Siamo capaci a condividere le cose, il tempo, il denaro? Sappiamo accontentarci? Distinguere ciò che è necessario per un vita dignitosa e ciò che è superfluo? Come comunità cristiana, infine, la riflessione si approfondisce. Siamo inzuppati (e intruppati!) di pregiudizi sulle presunte megaricchezze dei preti e del Vaticano.

Perché non smetterla e informarsi serenamente? Non so quanti e dove siano i presunti soldi del Vaticano, posso discutere sull'utilità al Regno dei Musei vaticani ma, ricordiamocelo, quello è patrimonio di tutti... Vendere san Pietro per sfamare i poveri. Benissimo. Ma bisogna proprio arrivare a tanto? E chi lo comprerebbe, Bill Gates? Fantastico: un bene accessibile a tutti venduto a qualche nevrotico miliardario... Siamo seri, amici!

Informiamoci meglio, evangelicamente. Sapete come vive il vostro parroco? Conoscete i bilanci della vostra comunità cristiana? Sapete a cosa serve il denaro della comunità? Credo che un po' più di informazione e di obiettività servirebbe a diffondere meglio la trasparenza delle comunità cristiane su questo punto. Il Signore ci doni davvero la grazia di vivere con maggiore verità questo aspetto, lui che conosce ciò che c'è nel cuore di ogni uomo, ci aiuti a raggiungere la verità in noi.

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