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TESTO Commento Giovanni 6,51-58

Suor Giuseppina Pisano o.p.

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (25/05/2008)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

"...che il Signore cammini in mezzo a noi..."( Es. 34,9); abbiamo ascoltato questa invocazione la scorsa domenica, sono le parole che Mosè rivolge a Dio, mentre il popolo cammina nel deserto verso quella terra promessa, una terra di felicità, di libertà e di pace, che, tuttavia, sembra così difficile da raggiungere.

E' un cammino impervio, faticoso e carico di insidie, quello dell'esodo, ma durante tutto il percorso, la presenza di Dio non viene meno; il Signore accompagna il suo popolo, per tutta la durata del suo peregrinare, lo protegge con la nube, e lo guida con la colonna di fuoco; ascolta il loro grido, e perdona le loro infedeltà.

L'esodo degli ebrei dall'Egitto, è storia di un popolo, ma è anche icona dell'intero percorso dell'esistenza umana, che, faticosamente, va verso una meta di felicità e di libertà; è la storia di tutti e di ognuno, perché ognuno di noi compie il suo esodo, ed è in cammino verso una meta: una speranza che non deluda.

Se ripercorriamo, a grandi linee la Storia delle civiltà e dei popoli, li vediamo tutti, indistintamente, in cammino, verso un futuro migliore; e lo stesso accade, se ripercorriamo, a ritroso, la nostra vicenda personale, una storia che ha inseguito degli obiettivi, che ha affrontato fatiche e delusioni, che ha sperimentato paura e dolore, e che, sicuramente, in certe situazioni, è stata tentata di arrendersi, di fronte alle difficoltà e alle paure, ed ha implorato e sperato in una mano dall'Alto, una mano, che conducesse alla salvezza.

E' una storia antica, che puntualmente si ripete, per ogni uomo che nasca alla vita, e che, lentamente, si inoltra nel " deserto" che questa comporta, ognuno, infatti, ha i suoi luoghi desolati da percorrere, con pressanti necessità, ma, in questo cammino, non è solo, perché l'amore lo sostiene e, primo fra tutti, quello di Dio, che è Padre, presente e provvidente.

Di questa Presenza attenta, misericordiosa e provvida del Padre, ci parla oggi, il passo del Deuteronomio, che riporta le parole, con le quali Mosè si rivolge al popolo, esortandolo a non lasciar cadere dalla memoria i benefici ricevuti da Dio, durante il faticoso peregrinare nel deserto «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto....Egli, che ti ha umiliato, e ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi, e che neppure i tuoi padri avevano mai conosciuto, per farti capire, che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile, che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso... che ha fatto sgorgare, per te, l'acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Il dono del pane, il cibo misterioso che scendeva dal cielo, per quegli uomini, stremati dalla fame, fu un evento che rimase, come memoria viva nei secoli, ed è, a questo evento straordinario, che si riallaccia Gesù, quando parla di sé, come del vero pane disceso dal cielo, non un nutrimento qualunque, ma la Persona stessa del Figlio di Dio, che si fa alimento nel cammino della vita, per chiunque desideri raggiungere la meta ultima, che è la salvezza.

In ogni tempo, anche nel nostro, Dio, nella persona del Figlio, cammina con gli uomini; lo ha fatto in maniera visibile, da uomo come gli altri, quando si è incarnato in Gesù di Nazareth, che ha condiviso la nostra storia, attraversato i nostri deserti, sofferto, con gli ultimi la fame, la sete e ogni stanchezza; basti ripensare a quei quaranta giorni sul monte della tentazione, agli inizi della vita pubblica, quando, tentato di chiedere a Dio che trasformasse le pietre in pane, ribadì, con forza, la verità delle parole, dette un tempo da Mosé:" Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!" (Mt.4,4)

La parola di Dio, è alimento vitale per l'uomo, perché parola che salva, essa fu annunziata dallo stesso Cristo Gesù, Verbo eterno del Padre, nei tre anni di predicazione, quando folle affamate di verità, di giustizia, di libertà e di pace, lo seguivano e lo ascoltavano con entusiasmo e con fede.

Fu in una di queste occasioni che il Maestro, vedendo così tanta gente, seguirlo ed ascoltarlo, pur stremata dalla fatica, si commosse:" trovò molta gente, scrive l'Evangelista, e fu preso da compassione..." (Mt. 14,13-ss.); i villaggi, in cui avrebbero potuto procurarsi il cibo necessario, erano lontani, e il Maestro non volle rimandarli digiuni e stanchi, compì, allora, quello strepitoso miracolo della moltiplicazione dei pani, che non solo servirono a calmare la fame, ma avanzarono, abbondantemente, segno della infinita sollecitudine del Padre per ogni uomo.

Il miracolo del pane, operato in una reale situazione di bisogno, va ben oltre la contingente necessità di sfamare tante persone, esso, infatti, è già annuncio di quell'altro pane, il " pane vivo disceso dal cielo", che, il Figlio di Dio avrebbe offerto ai suoi, alla vigilia della sua morte, in quell'ultima memorabile cena, un pane che dà la vita, che trasforma la vita dell'uomo e la intreccia strettamente e radicalmente con quella stessa del suo Redentore.

Nel brano del Vangelo di oggi, Gesù fa un discorso molto elevato, e ben più impegnativo di altri, un discorso, che è come il banco di prova della fede, simile ad uno spartiacque, tra quelli che desiderano conoscerlo e seguirlo, e gli altri, che, di fronte all'apparente assurdità di quelle parole, preferiscono andarsene.

" Volete andarvene anche voi?" dirà Gesù ai suoi, ma essi, si riconfermano nella sequela, perché riconoscono, nelle parole del Maestro, le uniche parole capaci di dare la vita, anzi, la vita eterna, espressione che significa: apertura delle menti e dei cuori alla conoscenza profonda del Mistero di Dio, per vivere la comunione con Lui.

«lo sono il pane vivo, disceso dal cielo, sono le parole, sconcertanti, del Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Un mistero veramente grande, che il Figlio di Dio renderà visibile, nell'ultima cena alla vigilia della sua morte, con quel semplice gesto di offrire loro il pane spezzato, sul quale aveva pronunciato le parole: " Prendete e mangiate: questo è il mio corpo che è dato per voi. Fate questo in memoria di me."(Lc.22,19)

E' questo il pane che ci accompagna e ci sostiene nel corso della vita, " pane dei pellegrini" scriveva Tommaso D'Aquino, infatti, mentre siamo nel tempo, la nostra esistenza è in marcia, come quella degli Ebrei nel deserto, verso quella terra promessa, che è la piena comunione con Dio.

E' questo il Pane vivo, il Cristo, presente nel Sacramento, che ancora accompagna e dà vita e forza alla Storia, alla nostra, personale, vicenda e a quella, ben più vasta, dell'umanità intera e del mondo.

Il cammino dell'uomo, in ogni tempo, resta lungo e faticoso, ma Cristo ha assicurato il nutrimento,

ed è lui stesso, nascosto in una piccola porzione di pane, che ci accompagna per via, ci nutre, ci disseta, ci illumina, come i discepoli a Emmaus.

Il Signore risorto aveva promesso che sarebbe stato, sempre, con noi, ogni giorno, sino alla fine dei tempi; questa promessa si realizza ogni giorno su migliaia e migliaia di altari, in ogni parte del mondo, perché l'uomo non muoia di fame, perché il mondo non muoia di sete, ma resti unito in comunione d'amore col suo Dio: Gesù Cristo Redentore.

" Pane vivo che dà vita" scrive, ancora San Tommaso; ed è la vita stessa del Figlio di Dio, morto e risorto che, con l'eucaristia, passa in noi, attraverso quel pane e quel vino, i segni sacramentali che ci assimilano a Lui, e ci rendono, poi, capaci di creare in comunione gli uni con gli altri, facendo, di tutti noi, così diversi e lontani, un unico corpo in Cristo Gesù, pane vivo e vita del mondo.

Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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