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TESTO Commento su Giovanni 20,19-23

don Daniele Muraro  

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Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (11/05/2008)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

In ordine di precedenza per quanto riguarda le celebrazioni cristiane, dopo la Pasqua e il Natale, la Pentecoste è la terza solennità dell'anno.

A sottolineare l'importanza di questo appuntamento fisso, cinquanta giorni dopo la Pasqua, è prevista per la Pentecoste una novena di preghiera, ora parzialmente schiacciata a motivo dello spostamento della festa dell'Ascensione tre giorni dopo la sua data normale, cioè alla domenica successiva. La novena tuttavia idealmente continua ad esistere ed è terminata ieri. Durante questi giorni si è recitato l'inno: "Veni Creator", "Vieni o Spirito creatore".

In effetti ogni grande festa cristiana è preceduta da un certo tempo di preparazione. Ciò vale in modo particolare per il Natale e la Pasqua. Infatti queste due feste sono separate da un adeguato periodo di tempo ordinario, che permette di segnare con precisione l'inizio della Quaresima. Ciò non si verifica per la Pentecoste in quanto il tempo pasquale sfocia senza interruzione di continuità nella festa di oggi.

Invece che aumentare il valore della Pentecoste, nella considerazione comune questo fatto ne sminuisce l'importanza, ma è un errore. I più non si accorgono di entrare in una nuova tappa dell'anno liturgico, tuttavia con la domenica di Pentecoste avviene proprio questo. Infatti da domani non è finito il tempo di Pasqua e basta, ma inizia il tempo della Chiesa.

Come a Dicembre ricordiamo la nascita di Gesù, così oggi in quanto cristiani siamo invitati a celebrare la nascita della Chiesa. In questo senso la Pentecoste la si può paragonare nientemeno che al Natale.

Nel colmo della stagione fredda, fra i rigori dell'inverno, a riscaldare i cuori degli uomini e ad aprirli alla fraternità, nasce Gesù. Nel periodo della mietitura, all'inizio della stagione dei raccolti invece Dio ha voluto che nascesse la Chiesa, la comunità dei credenti. Lì la fraternità portata da Gesù produce i suoi frutti migliori.

Anche Pentecoste, come il Natale è festa di luce e di gioia. Nel Cenacolo dove sono riuniti in preghiera gli apostoli assieme a Maria e agli altri discepoli e discepole per un numero di circa centoventi persone, lo Spirito scende ad infiammare i cuori e ad ispirare le menti e la lingua.

Non fu senza motivo che Gesù prima di salire al cielo raccomandò ai suoi discepoli di attendere insieme il dono dall'alto prima di iniziare la loro missione.

Nella persona di Gesù noi troviamo Dio e uomo messi insieme in un'unica persona; così nella Chiesa, che a Pentecoste esce finalmente allo scoperto, dopo i cinquanta giorni di maturazione nel Cenacolo, la parte umana e quella divina non si possono adeguatamente separare, né dividere, pur conservando la loro distinzione. L'elemento divino nella Chiesa consiste precisamente nello Spirito santo.

Dopo i giorni convulsi della passione si trattava di superare il trauma della morte del Maestro, ma anche di essere confermati nella fede del Signore risorto e questo lo poteva fare solo lo Spirito santo.

Durante la settimana santa di fronte a Gesù che affronta la sofferenza e la morte per la salvezza degli uomini i suoi apostoli erano stati come degli spettatori muti. Gesù stesso aveva chiesto agli apostoli impauriti non di difenderlo e nemmeno di soffrire con Lui, ma solo di fargli un po' di compagnia, nell'orto degli Ulivi e poi, se possibile, sotto la croce.

Una parte di quell'atteggiamento di presenza passiva i cristiani lo mantengono fino al presente. Troppo grande è il mistero che si compie perche si possa pretendere una partecipazione attiva.

In preparazione al Natale invece la Chiesa è coinvolta in una preghiera assidua per chiedere al Signore di fargli gustare ancora una volta la gioia della sua prima venuta. Il Natale commuove e risveglia il desiderio del bene e del bello.

Similmente la Pentecoste è un mistero che richiede un coinvolgimento in prima persona da parte dei cristiani. Ecco perché, come per il Natale di Gesù, anche per la Pentecoste la liturgia prevede dei giorni di preghiera speciale e si potrebbe fare anche una veglia la sera prima.

I paralleli fra Natale e Pentecoste non finiscono qui. A Natale celebriamo l'incarnazione di Cristo nella storia. Se vogliamo considerare un ritorno reale di Gesù nella vita quotidiana, la continuazione della sua incarnazione nella Chiesa dobbiamo pensare alla Messa. Anche la Messa come la Chiesa che senza l'azione dello Spirito santo sarebbe priva di un componente indispensabile.

Quanto sotto i segni del pane e del vino, Gesù si fa presente sacramentalmente, ogni volta questo miracolo si compie anche per l'intervento misterioso dello Spirito santo che trasforma degli alimenti comuni nel Corpo e Sangue del Signore.

Ad ogni celebrazione della Messa la Chiesa prega lo Spirito santo; non solo lo ricorda, come nel segno della croce, ma lo invoca di venire. Quest'oggi lo abbiamo fatto in maniera particolare attraverso la sequenza prima del Vangelo che diceva: "Vieni, santo Spirito, manda a noi un raggio della tua luce" e che è il secondo inno allo Spirito insieme al "Veni creator".

Tuttavia non è l'unica volta in cui lo si prega durante l'anno liturgico, e nemmeno sarà stata l'ultima volta in cui lo pregheremo di oggi.

Ogni volta nel Canone Eucaristico si menziona lo Spirito santo. Si tratta delle due formule prima e dopo la consacrazione. La prima volta si chiede allo Spirito santo di santificare i doni perché diventino per noi il Corpo e il Sangue di Cristo. La seconda volta si chiede allo stesso Spirito di scendere sui fedeli presenti per riunire tutti nell'unica Chiesa, che è il corpo mistico di Cristo il cui capo è Cristo.

Lo Spirito santo scende due volte dunque durante la Messa e viene veramente. Impariamo a riconoscerlo dai suoi effetti e preoccupiamoci di non contristare la sua azione, ma invece diamogli seguito con la nostra fede e con l'apertura del nostro animo.

 

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