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TESTO La fede... per non essere arroganti

don Maurizio Prandi

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (11/05/2008)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Con la solennità che la Chiesa celebra questa domenica si chiude il tempo di Pasqua e la preghiera Colletta che da lunedì ci accompagnerà recita così: O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Cominciamo allora con il mettere al centro la Parola di Dio. Il custodire la Parola è permettere a Dio di abitare dentro di noi in modo creativo... non statico ma creativo, e la settimana che oggi si apre credo che sia davvero un tempo favorevole per poter cogliere la ricchezza del lavorio che lo Spirito Santo compie nella nostra vita. Un primo aspetto mi pare sia questo: grazie al dono dello Spirito la Parola di Dio viene compresa nei nostri orecchi. Tutti costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Una Parola ricevuta perché possa essere annunciata da noi, una parola che viene affidata a ciascuno di noi perché possa essere da noi ricevuta e ri-consegnata ai fratelli e alle sorelle che si fanno compagni di strada e di cammino. Mi piace allora condividere con voi un testo di Antonietta Potente, ligure di origine e ora suora domenicana in Bolivia... lei scrive che per la nostra fede, per la maturità della nostra fede è necessario lasciare che i testi biblici ci parlino, ci raccontino. Dobbiamo cioè lasciare alla Parola di Dio la possibilità di narrare davvero; che la Sapienza parli di se stessa e faccia un elogio di se stessa, proprio come dice il libro della Sapienza. E' proprio in una solennità come questa che ci rendiamo conto che l'esperienza di fede non serve per vivere sicuri, ma serve per vivere più profondamente e consapevolmente nella storia.

Che cosa resta di immediatamente fruibile per noi di Gesù, della sua vita, del suo passaggio? Credo due cose fondamentalmente: la sua Parola, il vangelo e il pane, l'eucaristia. Sono questi i grandi segni che ci vengono lasciati.... Segni per noi eloquenti grazie al dono dello Spirito Santo che ogni istante li rende sempre nuovi ed attuali, segni che il mondo non riconosce e non comprende perché non li considera tali in quanto deboli, fragili, troppo semplici forse per colpire e convertire. Fermiamoci allora ancora un poco sulla Parola, e sulla sua fragilità... trovo affascinanti le scelte di Dio in Gesù... è il Verbo la Parola... un Dio fragile come fragile è la parola, che puoi ascoltare oppure no, capire bene o fraintendere, che per quanto detta chiaramente può essere sovrastata da altre parole, Parola che sempre propone e mai impone. Parola che alle volte sta in silenzio. Sempre Antonietta Potente, durante un incontro sottolineava l'importanza di accettare umilmente che le Scritture restino in silenzio a volte. La Parola di Dio ha il diritto, a volte, di non parlare, di stare in silenzio, o di parlare in altro modo. Lo stile di Gesù era quello di avvicinare al Mistero di Dio chiedendo però di non essere arroganti di fronte ad esso (dolcezza e rispetto ha scritto S. Pietro nella sua prima lettera). Bello questo, perché ci dice un atteggiamento importante per noi cristiani che alle volte ci sentiamo un po' da meno rispetto ad altri ed allora dobbiamo far vedere in mondovisione che qualcuno ancora si converte... la fede non serve per essere arroganti di fronte a quelli che non l'hanno o che l'hanno in un altro modo, ma serve per "entrare dentro" e scoprire che la vita ha dimensioni più profonde di quelle che possiamo percepire superficialmente. Santa Caterina da Siena diceva una cosa molto bella a mio avviso: Io non predico per insegnare, io non predico per comandare, ma predico perché gli altri abbiano lo steso gusto del verbo, della Parola. Che la giornata di domani allora possa essere proprio questo gustare il Verbo, questo avvicinarsi con le labbra, questo desiderio di grande intimità. Alla fine di marzo, mi è stata data la possibilità di condividere con alcune persone delle parrocchie di Rapallo un momento di ascolto. Mi ha stupito molto la partecipazione numerosa e questa voglia di lasciarsi lavorare da Dio e di condividere il lavorio di Dio dentro di noi. Mi piace allora esortarvi a desiderare di essere interpreti della parola che risuona nella vostra vita... è la fede che ci dà questa autorità... non l'intelligenza, non i titoli accademici ma la fede, questa passione profonda per Dio che ogni giorno si fa nostro compagno di cammino.

 

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