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TESTO Custoditi nel suo cuore

Marco Pedron  

Ascensione del Signore (Anno A) (04/05/2008)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Oggi la chiesa celebra la festa dell'Ascensione. Dire ascensione è come dire Pasqua. Nei primi secoli Risurrezione, Ascensione e Pentecoste si celebravano nello stesso giorno. E' la stessa festa, lo stesso evento guardato da punti di vista diversi. E' la stessa montagna che noi guardiamo da prospettive diverse.

La Resurrezione afferma che Gesù vive: Gesù non è solo morto, ma vive, è risorto. L'Ascensione che Gesù adesso è in cielo e non sulla terra: Gesù sale al cielo, cioè Gesù è Dio, in Dio, con Dio. La Pentecoste che Gesù è qui in te: Gesù rimane tra di noi sotto un'altra forma, in un altro modo: lo Spirito.

Noi celebriamo quaranta giorni dopo la Pasqua l'Ascensione e dopo cinquanta giorni la Pentecoste. Ma sono un unico evento. Cristo è risorto, salito al cielo e ci ha donato lo Spirito nello stesso momento.

Queste righe sono la chiusura del vangelo di Mt. Per lui questa è la sintesi dottrinale del suo vangelo. Gesù lo si capisce da qui, a partire dalla sua fine. Gesù sembrava un uomo fallito. E invece qui incomincia un suo nuovo modo di esistere. Gesù non c'è più ma ci sono gli apostoli. Gesù non c'è più ma c'è la chiesa. La chiesa è la presenza di Gesù nel mondo; oggi nasce la comunità cristiana. Lui se ne va al cielo e qui in terra ci siamo noi i "nuovi Gesù".

Qui non si racconta l'Ascensione. Non si dice che Gesù ascese al cielo. Si dice solo che Gesù appare agli Undici e dice loro alcune cose. Questa è una scena di congedo: Gesù se ne va e lascia le sue ultime parole, le più importanti, un po' come quando uno muore e ci lascia le sue ultime parole che sintetizzano la sua vita e le più preziose.

Qui si dice che alcuni lo adorano e "si inginocchiano davanti". Altri, inverce, "dubitano". Questi sono i due volti della chiesa, le due dimensioni della chiesa di allora e di ogni tempo. Ci sono persone che sentono Dio vicino, vivo, presente e dentro la loro vita. Ci sono altri che dubitano, che sono scettici, che non si lasciano coinvolgere. Era così anche per gli Apostoli: ed erano gli Apostoli! Questo non ci deve scandalizzare. La chiesa non sarà mai l'unione delle persone che credono fermamente in Dio. Come pure noi: in certi giorni non crediamo in maniera forte e passionale. Ci sono giorni della nostra vita dove l'adesione, l'esperienza di Dio si affievolisce, diventa tiepida e vacillante.

In certi giorni diciamo: "Dio c'è, lo sento, lo vedo, è vero!". Ma in altri dubitiamo: "Ma, dove sei? Ma perché fai questo? Ma che ti ho fatto di male? Perché non rispondi? Perché mi abbandoni?".

La chiesa non è un organizzazione perfetta: è un gruppo di persone che provano e che sono in cammino per vivere il regno di Dio nella loro vita.

Mt, poi, cita una frase del profeta Daniele: "M'è stato dato ogni potere in cielo e in terra". Questa frase evidenzia il potere di Gesù e chi è Lui: Lui è il Signore della storia. Gesù per quattro volte dice: "Mi è stato dato ogni potere; tutte le nazioni; tutto ciò che vi ho comandato; tutti i giorni". C'è questa sottolineatura che riguarda ogni cosa, tutti gli eventi e ogni uomo. Gesù si presenta come il signore della storia che esclude ogni restrizione di tempo di spazio e di persona.

Allora qui si vuol dire che la salvezza è per tutti, nessuno escluso. Dio è di tutti, Dio è per tutti. Nessun movimento, nessuna chiesa, nessun gruppo può sequestrare la salvezza di Dio. Anche gli Ebrei pensavano questo, anche i farisei dicevano: "Noi abbiamo Dio per padre". E dicendo così, credendosi nel giusto, hanno ucciso Dio.

Ma qui si vuol dire anche un'altra cosa. Nelle grandi absidi delle chiese bizantine c'è la grande icona chiamata "Pantocrator": Gesù che regge, è signore, ordina, giudica, salva il mondo. Il Pantocrator è seduto in trono con la mano destra benedicente e con la sinistra ha in mano la Bibbia. E' il libro della sua parola che interroga il mondo e la storia; che interroga ciascuno di noi e che noi possiamo interrogare a nostra volta per esaminarci e vedere se siamo degni della sua misericordia.

Allora: verrà un giorno in cui saremo messi di fronte a Dio e verrà svelata ogni cosa. In quel giorno il nostro animo, la nostra coscienza, le nostre vite verranno svelate e manifestate.

Allora ci vedremo e saremo visti per quello che è realmente. Ogni ingiustizia verrà fuori, ogni menzogna svelata, ogni bugia scoperta, ogni ladrocinio rivelato, ogni buio messo in luce. Allora si vedrà tutto ciò che abbiamo fatto e per quali vere motivazioni abbiamo fatto le cose. Tutto avrà un nome e una faccia. Scopriremo che dietro a molte "cose buone" c'era falsità, ottusità, malevolenza e, viceversa, scopriremo che dietro a molte "cose cattive" c'era la bontà, il tentativo di vivere e la voce stessa di Dio. Avremo tante sorprese e anche tanta paura. Tutta la nostra vita verrà svolta come si vede un film e ci vedremo per quello che siamo stati. E saremmo noi stessi vedendoci nudi, spogli, senza maschere, senza rigidità che nascondono e facciate che coprono a giudicarci. Sarà difficile perché non so se tutti riusciranno ad accettare la loro vita; non so se tutti riusciranno ad accettare quello che vedranno; perché alcuni si vedranno totalmente diversi da quello che pensavano di essere; perché alcuni si vergogneranno da morire per la loro insensibilità e per ciò che hanno provocato; perché alcuni che si ritenevano santi e giusti scopriranno tutta la loro falsità profonda. Non so se ce la faremo ad accettare ciò che vedremo e a sopportare che proprio quelli eravamo noi. Non so se riusciremo ad accettare l'infinita misericordia di Dio guardando alle nostre vite così piccole e meschine. Non so gli potremmo permettere di perdonarci.

In quel giorno tutto ciò che male, ingiustizia, iniquità, paura, maschera, scomparirà per sempre, perché ciò che è male, ciò che è falso, ciò che è ingiusto, agli occhi di Dio semplicemente non c'è, non esiste, non può vivere. E molte persone si ritroveranno con niente in mano e con niente della loro vita perché tutta la loro vita è stata vissuta su binari di falsità: hanno vissuto vite non loro; hanno interpretato una parte ma non sono mai stati se stessi; hanno vissuto lontano da sé; non hanno mai sentito o percepito la vita che fluiva e che viveva loro dentro, non hanno mai ascoltato la voce di Dio. E siccome il niente non esiste, il buio non è reale, quando verrà la luce tutto il buio scomparirà d'improvviso. In quel giorno rimarrà solo l'Amore e la Vita. Il resto scomparirà per sempre. Non ci sarà mai stato!

Gesù sale al cielo e lascia gli Apostoli sulla terra. Prima era Gesù il responsabile, l'incaricato di annunciarci Dio. Adesso non c'è più, ma c'è la Chiesa, ci siamo noi, ci sei tu, ci sono io. Allora la Chiesa dovrebbe sempre chiedersi: "Ma io faccio vedere il Cristo? Io lo annuncio? I miei comportamenti, i miei gesti parlano di Lui?".

Etty Hillesum, dal campo di concentramento di Auschwitz diceva: "Verrà un giorno in cui non saremo noi a chiamare in causa le tue responsabilità, ma sarai tu a chiamare in causa le nostre responsabilità. Non noi che ti diremo: "Tu, Dio, dov'eri?", ma Tu che ci dirai: "E tu, uomo, dov'eri? Tu Dio non ci puoi più aiutare, ma tocca a noi aiutare Te e salvare un pezzo di cielo nelle nostre anime e in questo mondo". Bonhoeffer, pastore e teologo tedesco, diceva: "I cristiani che stanno con un piede solo sulla terra, staranno con un piede solo anche in paradiso". Cioè: "Io non ci sono più. Voi siete responsabili di tutto. Il mondo è vostro. Non chiamate più in causa me. Dipende da voi".

Elie Wiesel racconta che un giorno furono impiccati in un campo di concentramento tre ebrei. Uno era un ragazzo che dopo che il laccio fu teso, di dimenava e tentava, invano, con tutte le forze di liberarsi. Allora uno della folla ebrea, costretta ad assistere allo spettacolo, disse: "Dio, dove sei?". E uno gli rispose: "Lì, in quel ragazzo!".

Dall'Ascensione in poi essere spirituali vuol dire essere materiali: non rifugiarsi nello spirituale, ma prendersi cura di questo mondo. Certo al mondo sta molto comodo che la Chiesa faccia le sue preghiere, le sue funzioni ed elegga i suoi re e i suoi papi. Il mondo va perfino a portare gli onori e si inginocchia di fronte al Papa. L'importante che i cristiani non entrino nelle vicende di questo mondo, nella politica. Ciò che conta è che non escano dalle chiese, che non abbiano voce sullo squilibrio mondiale, che tacciano di fronte alle conquiste genetiche, che non si impiccino di politica internazionale, che stiano zitti di fronte ai tre milioni di persone rischio fame dell'Etiopia, che non denuncino il lavoro nero e lo sfruttamento delle multinazionali nell'Asia e tanto altro. Se faremo i bravi saremmo anche accettati dai potenti della terra, e verranno alle nostre feste e parteciperanno alle nostre liturgie.

"Cosa farebbe Gesù qui?". Questo è l'unico criterio in ogni momento, in ogni situazione, di fronte ad ogni persona. "Tu sei il Gesù di questo tempo, non dimenticatelo e non scordatelo mai". Lui non c'è più, ci sei tu. E se non ti sta bene questa parte non definirti discepolo del Maestro: così da non ingannare né gli altri né te.

Poi c'è questo grande invito: "Andate". Una fede chiusa è una fede morta. La fede è andare. La fede non può mai essere tradizionalista, conservatrice. Fede è aprirsi, andare, cambiare ed evolvere con i tempi.

Pensate ad un padre o ad una madre. Un buon padre, una buona madre sanno amare in maniera diversa il proprio figlio a seconda dell'età e delle esigenze dei suoi anni. Ad un anno lo si coccola, lo si bacia, si è tutti lì per lui. Ma a quindici anni bisogna amarlo in maniera diversa: concedendogli un po' di libertà, discutendo con lui, entrando in conflitto, passandogli l'autonomia. Guai se si ama a quindici anni come a cinque. E' sempre suo padre, ma non è mai lo stesso padre.

Tra marito e moglie si è sempre gli stessi, ma guai se ci amasse sempre alla stessa maniera. Quando si è fidanzati ci si ama in un modo. Quando si è sposati in un altro. L'amore è sempre lo stesso, ma cambia. Noi siamo sempre gli stessi, ma cambiamo. L'albero ha sempre le foglie ed è sempre quell'albero. Ma le foglie, i fiori, i frutti sono diversi.

Tutto ciò che vive si evolve, cambia, va, diviene. Nulla resta uguale nella vita. Tutto resta uguale e nulla resta uguale. Anche la fede è così: Dio, è sempre Dio. Ma cambia. La mia fede è uscire, andare, espandersi, evolvere e approfondirsi. Se una fede non si evolve, muore. Se la chiesa non si evolve, non cresce, non cambia rispetto ai tempi che mutano, muore. Ogni tempo ha le sue sfide. La chiesa che non cambia, che non si accorge dei cambiamenti diventa insignificante.

Guardate l'Europa. E' una fede vecchia, tradizionalista, ancorata al passato. E dove la fede non è viva, giovane, in movimento, muore. Qui in Europa il cristianesimo sta passando, sta morendo, si sta annacquando perché la fede non si è rinnovata, non è andata, non ha camminato.

Poi io ho penso a chi Gesù ha davanti: sono dodici, anzi undici perché uno lo ha tradito, uomini semplici, impreparati, timidi, gente che dubitava.

Eppure ha fiducia di questo gruppo di uomini fatto così. Dio ha fiducia di me. Forse io non mi conosco, ma Lui mi conosce e Lui ha fiducia di quello che sono. Lui sì che sa chi sono! Lui che mi ha creato sa che cosa ha creato. Allora mi invita a non tirarmi indietro, ad accorgermi della mia grandezza, a fidarmi di ciò che Lui che ha creato.

Se io dico: "Non valgo niente... sono pieno di paura... non ce la farò mai...", io bestemmio. E' come se dicessi: "Se sono così, è uno sbaglio. Dio ha creato una schifezza, una nullità, un incapace". Ma se Dio mi ha creato così, vuoi che si sia sbagliato? Se credo più in me, credo di più in Dio. Se mi fido di me, mi fido di Dio. Questi uomini si sono fidati di Dio che mandava proprio loro. Fede è fidarsi che si è proprio grandi.

Poi Gesù conclude con un'assicurazione: "Io sono con voi tutti i giorni". Nutritevi da me! Pensate ad una pianta o ad un uomo: tutti i giorni uno ha bisogno di aria, di cibo, di acqua, di mangiare. L'amore tra un uomo e una donna ha bisogno tutti i giorni di cibarsi, di nutrirsi. L'amore di ieri, oggi non serve più. Il cibo di ieri è servito per ieri. Oggi serve quello di oggi. Oggi è un altro giorno.

La fede vive se tutti i giorni questo rapporto si alimenta, si nutre, ci genera.

A volte la gente fa domande del tipo: "Ma perché venire in chiesa tutte le domeniche? Ma perché trovare tempo e spazi per pregare? Perché fare silenzio?". Ma è come chiedere: "Perché parlarsi tra marito e moglie o con il figlio? Perché mangiare ogni giorno?".

Questa è la quotidianità. Quotidianità è alimentarmi ogni giorno. Se non mi nutro, muoio. Se non parlo con mia moglie diventiamo degli estranei. Se non mi rapporto con mio figlio crescerà senza il mio amore. Se non concedo tempi, spazi e incontri al mio cuore muore. E' inutile lamentarsi, poi. Se non lo nutro, muore. Non è che Dio si arrabbi se io non prego, è che il mio cuore, il mio animo, la mia fede smagrisce, deperisce e dopo un po' muore. Tutto qui.

Se noi guardiamo la Bibbia Abramo, Mosè, Giacobbe, Geremia, Isaia, erano uomini che avevano fatto una profonda esperienza di Dio. Avevano un rapporto profondo con Lui, quotidiano, un filo diretto. Secondo gli asceti più antichi, il peccato più grosso dell'uomo è l'oblio, dimenticarsi di Lui: la superficialità.

La Bibbia dice: "Chi vede Dio muore". Per significare che tu, se fai una profonda esperienza di Dio, non sei più quello di prima: cambi, nasci, diventi il risvegliato, sei un fuoco che brucia. Ma un fuoco per bruciare ha sempre bisogno di legna. Allora io ho sempre e continuamente e di nuovo bisogno di alimentarmi da Dio, ogni giorno, ogni settimana con altra legna e con legna nuova.

La gente fa un sacco di cose per il vestito, la vacanza, l'auto, la casa, il giardino, ma a volte non fa niente per il cuore e l'anima. E' come costruire una casa sulla sabbia. A che serve? Prima o poi cade. Prima o poi tutti nodi arrivano al pettine. A che serve?

Curati di avere un rapporto vitale, forte, ogni giorno con il Signore e anche il resto verrà. Teresa di Calcutta a chi le chiedeva se, quando assisteva i suoi poveri o i moribondi, parlasse loro di Dio o tentasse di convertirli, rispondeva così: "Io li amo e io li servo. Dio è amore. Attraverso il mio amore e attraverso il mio gesto di servizio passa. Io non parlo per convertirli. Io amo. Dio è amore, se vuole, li converte Lui. Se vuole si fa accettare Lui". Preoccupati del tuo cuore, del tuo amore e il resto verrà da sé.

Lui è con te ogni giorno: alimentati. Lui è alla tua porta perché tu lo possa aprire; Lui è nella tua casa perché tu lo possa sentire vicino; Lui è nel tuo sentiero perché tu lo possa incontrare; Lui è vicino per essere un riferimento per te e Lui è lontano perché tu lo possa raggiungere; Lui è fuori di te perché tu lo possa vedere, Lui è dentro di te perché tu lo possa sentire; Lui è con te nel buio per essere la tua Luce e quando sei solo per essere Consolazione; Lui è con te nella gioia per essere compagno e amico; Lui è con te negli entusiasmi, nelle passioni e nelle avventure per essere complice ed eroe con te. Lui era con te ieri, lo è oggi, lo sarà domani.

Io amo il mio partner e lo sento presente quando stiamo insieme, quando ci baciamo, quando lavoriamo insieme, quando ci vediamo. Ma io lo sento vicino, dentro di me, presente, anche quando lui non c'è, anche quando è lontano mille chilometri, anche quando per tre giorni o per una settimana non ci vediamo. Lui c'è tutti i giorni della mia vita anche quando non ci vediamo.

Dio c'è tutti i giorni della mia vita perché io lo custodisco nel mio cuore e io sono custodito nel suo cuore.


Pensiero della settimana
Chi ha perso la gioia dai suoi occhi
non può sopportare di vederla nei tuoi.

 

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