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TESTO Commento su Giovanni 14,15-21

don Daniele Muraro  

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (27/04/2008)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

A prima vista sembra che il Vangelo di oggi dica sempre le stesse cose: Gesù chiede ai suoi discepoli di amare Lui e di osservare i suoi comandamenti. In realtà se ci mettiamo a leggere meglio le frasi comprendiamo che Gesù esorta tutti quelli che credono in Lui ad una sola cosa, ad amare Lui con l'amore che si deve verso il proprio Dio e Salvatore e tutte le altre esigenze vengono di conseguenza.

Noi impulsivamente siamo tentati di arrivare subito alla conclusione: "Chi osserva i comandamenti", questi dimostra di amare Gesù. Questa frase si trova nella lettura di oggi, ma appunto viene alla fine.

Gesù non parte dalla necessità di osservare i comandamenti, ma dall'amore che ciascun fedele deve avere verso di Lui. Se avremo amore verso di Lui che ci ha amato più di tutti arrivando a dare la vita per noi, allora sarà facile per noi mettere in pratica le sue richieste e non trasgredire i suoi comandamenti.

"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti": è la frase iniziale del Vangelo e il punto di partenza della vita cristiana. Chi ama comprende tutte le esigenze della persona amata e si fa un dovere di esaudire tutti i suoi desideri. Chi non ama può accontentare qualche richiesta della persona con cui tratta, ma lo fa malvolentieri, senza slancio e senza comprendere il valore di ciò che fa.

Così è con il Signore: o ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con il nostro Creatore e Salvatore, con Colui verso il quale siamo debitori di tutto, che più di una volta ci ha salvato dal male, ci ha perdonati e ha rinnovato la sua alleanza di vita con noi e da noi si aspetta un cenno di riconoscenza e di gratitudine, oppure ogni nostro atto di culto sarà un gesto da schiavi, senza dignità e senza importanza.

Solo l'uomo libero è capace di amare, cioè di prestare volontariamente l'ossequio della propria volontà, oltreche dell'intelligenza a chi riconosce buono in sé e benefattore nei suoi confronti. E solo chi ama così può avere la gioia di intuire il mondo di Dio e di farne in qualche modo esperienza.

Infatti a chi osserva i suoi comandamenti Gesù promette come ricompensa non dei beni materiali, o un accrescimento di prestigio in questo mondo, ma Gesù dà la sua parola che pregherà il Padre suo affiché a chi crede in Lui e lo dimostra osservando i comandamenti venga dato lo Spirito santo per completare l'opera di Gesù ed aiutare a comprendere quello che è ancora difficile da accettare per un cristiano.

Dunque Gesù nel Vangelo di oggi non si ripete: ma intende far percorrere un cammino al suo fedele: prima c'è l'amore verso di Lui che è un amore di riconoscenza e di adorazione come verso Dio, poi come prova di questo amore viene l'osservanza dei comandamenti e infine il credente entra nel circolo di amore che esiste in Dio stesso: capisce qualcosa in più del legame che tiene uniti il Padre e il Figlio, che è lo Spirito santo.

Chi si lascia guidare da questo Spirito santo che viene da Dio è sicuro di non sbagliare, non per niente Gesù lo chiama Spirito di verità e per lui Dio non è più un estraneo, ma diventa un vero Padre. Uno non si sente più uno spaesato nel mondo, perché scopre la sua vera identità, di essere Figlio di Dio, salvato da Gesù Cristo e casa, e nella Chiesa trova la casa dove questo Dio è presente, in particolare attraverso l'opera dello Spirito santo.

Questo è il significato autentico della frase di sant'Agostino: "Ama e fa' quel che vuoi!". Chi ama Dio non può non sentirsi obbligato a mettere in pratica i suoi comandamenti, ma è una costrizione di amore che non fa sentire il peso dell'obbedienza, perché si è inclinati ad acconsentire alle richieste di chi si ama.

"Non vi lascerò orfani" dice Gesù ai suoi apostoli con riferimento alla sua prossima partenza, e dobbiamo intendere dopo la sua morte e ascensione al cielo, e conclude: "Verrò da voi!". La maniera con cui Gesù realizza questa promessa è la discesa dello Spirito santo e la sua continua azione nel cuore dei credenti.

Lo Spirito santo respinge il nemico della nostra anima alquanto lontano e ci fa sentire in pace nella nostra coscienza: lasciandoci guidare da Lui eviteremo ogni pericolo di male.

Alcuni effetti pratici della discesa dello Spirito santo sui primi cristiani li troviamo descritti nella lettura presa dagli Atti degli Apostoli: si passa dalla malattia fisica e spirituale alla gioia della liberazione e della guarigione dal male.

Quando si è nel pericolo imminente si rischia di venire presi dal panico e di non sapere bene cosa fare, ma anche senza arrivare a crisi estreme, di fronte a tanto male che c'è nel mondo che non accenna a calare e da cui sembra di venire un po' alla volta circondati il conforto dello Spirito santo è fondamentale, necessario e insostituibile.

 

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