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TESTO Pronti a rendere ragione della nostra speranza fondata su Gesù Cristo

padre Antonio Rungi

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (27/04/2008)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Celebriamo oggi la domenica Sesta domenica del tempo di Pasqua. E' la domenica della carità, ovvero di quell'amore che Dio è venuto a comunicare al mondo, mediante il suo Figlio, Gesù Cristo, redentore del genere umano, crocifisso, morto, risorto ed asceso al cielo. Quel Gesù che ci rivela il vero volto di Dio, che è il volto dell'amore e della misericordia. Un amore che ci viene trasmesso costantemente mediante la grazia santificante e mediante il dono dello Spirito Santo. Un amore che chiede come una risposta personale e che consiste nell'osservanza dei comandamenti di Dio, così come sono stati comunicati all'umanità, sia nell'alleanza sinaitica e soprattutto nella nuova ed eterna alleanza del Calvario. Il testo del Vangelo di Giovanni che oggi ascoltiamo durante la celebrazione della parola di Dio nella messa domenicale ci indica il percorso spirituale che siamo chiamati tutti a fare nell'avere presente davanti a noi il nostro modello per eccellenza che è Cristo.

Nell'attesa del dono dello Spirito Santo che annualmente celebriamo nella solennità della Pentecoste, ci sono di conforto le parole di Gesù che ci rassicura della sua stretta vicinanza nel cammino personale ed in quello della comunità dei credenti e dell'umanità. Egli non ci lascia orfani, senza padre e senza madre, ma continuerà ad essere il Padre e la Madre di sempre attenta ai bisogni spirituali dei suoi figli, senza eccezione verso qualcuno, perché tutti sono nel cuore di Dio e tutti Dio vuole che raggiungano la vera gioia e felicità. L'universalità della salvezza è ben evidenziata nel testo del brano degli Atti degli Apostoli che oggi ascoltiamo come prima lettura della parola di Dio di questa sesta domenica di Pasqua.

Nella duplice azione di annuncio della parola e dell'amministrazione dei sacramenti, la chiesa delle origini precisa i punti cardini della sua missione in mezzo alle genti. Essa evangelizza, ma anche dono la grazia di Cristo, mediante i segni che Cristo ha affidata ad essa per trasmettere la grazia. Battesimo, Cresima, liberazione dai peccati, guarigioni e miracoli accompagnano in questo testo l'opera missionaria ed apostolica di Filippo ma anche dell'intero gruppo degli Apostoli.

Dall'annuncio alla missione, alla testimonianza, si completa così il percorso di formazione cristiana e di formazione alla fede, che tutti siamo chiamati a fare. A rammentarci esattamente ciò che compete al cristiano di ieri, come di oggi, è il breve testo della Prima Lettera di san Pietro apostolo.

Il cristiano è l'uomo della speranza, fondata su Cristo nostra speranza. Tale speranza deve essere attestata con una degna condotta di vita, improntata a dolcezza e rispetto verso tutti, con una coscienza retta, in base alla quale, senza parole, ma con i fatti, testimoniano che Cristo è davvero la nostra gioia, la nostra vita, la nostra speranza. Un criterio di azione viene espresso in modo chiaro anche nei confronti di quanti conosciamo e con i quali viviamo: è il criterio del bene che va fatto sempre, perché è meglio davanti a Dio soffrire facendo il bene, appunto, e non progettando e facendo il male. Il modello del nostro agire da credenti non può essere che Cristo, il quale ci ricorda l'Apostolo Pietro "è morto per i peccati, giusto per gli ingiusti". Quante sofferenze, incomprensioni, quanta ingratitudine da parte delle persone beneficate da noi, a partire dai parenti più stretti per allargarci agli amici, conoscenti, uomini e donne di ogni condizione sociale. Ecco il bene fatto non venga rimpianto, ma forti dell'esperienza di un Dio che è Amore e di un Dio che riconoscerà a ciascuno i propri meriti, continuiamo sulla strada della bontà e della testimonianza della fede cristiana, che è il motivo ispiratore della nostra azione ed eleviamo la nostra preghiera al Signore con queste parole: "O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati e risuscitato alla vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi". Amen.

 

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