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TESTO Domenica di gioia nello Spirito Santo

padre Gian Franco Scarpitta   Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense

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Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (11/05/2008)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

La festa di Pentecoste non è una ricorrenza fondamentalmente cristiana. Essa deriva infatti da una celebrazione in uso presso gli Ebrei e testimoniata dalla Bibbia nei libri dell'Esodo e del Levitico, che cadeva il cinquantesimo giorno dopo la celebrazione della Pasqua, questa intesa come commemorazione della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù dell'Egitto, nel quale si chiudeva il ciclo delle "sette settimane" e terminava la mietitura del grano. In tale giorno si era tenuti a recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme per offrire nel tempio le primizie del raccolto.

"Pentecoste" deriva quindi dal suddetto "cinquantesimo giorno" nel quale cadeva questa importante e gioiosa festività israelitica.

Venendo a quello che riguarda direttamente noi cristiani, noi celebriamo non già la festa di Pentecoste ma la gioiosa Domenica di Pentecoste, considerando ciò che avveniva nel suddetto "cinquantesimo" giorno a Gerusalemme, quando, privi del loro Maestro che ormai era asceso al cielo definendo la loro missione, gli apostoli erano rinchiusi nella loro casa guardinghi dai possibili assalti dei Giudei che costituivano per loro un pericolo costante. Osservavano la fuga, la latitanza, la clandestinità di discepoli di Cristo perseguitati e proprio nel bel mezzo di questo stato di timore e di insicurezza sono resi destinatari di un fenomeno che sconvolge la radicalmente la loro vita e che viene descritto dal libro degli Atti degli Apostoli con elementi "teofanici", ossia con un linguaggio allusivo di simboli e di immagini che risaltano Dio, la sua forza, la sua potenza.

Il fragore paragonato al vento che si abbatte gagliardo esprime il dirompere di Dio sulla nostra vita ordinaria per modificarla e orientarla verso nuovi orizzonti e rinnovati ambiti di sussistenza, il fuoco è la presenza di Dio già espressiva durante il pellegrinaggio notturno degli israeliti nel deserto, alternativo alla nube diurna e attesta allo stesso Signore capace di distruggere per rinnovare e ricreare ex novo nella singolarità delle persone e degli elementi e poiché tale fuoco si posa in lingue s ciascuno degli apostoli, avverrà che essi parleranno con la sapienza stessa di Dio agli altri uomini.

Infatti, vinta la paura e la trepidazione e sconfitte tutte le titubanze, gli apostoli escono allo scoperto e stupiscono numerosissimi popoli ed etnie presenti a Gerusalemme appunto per la suddetta festa del tempio: parlano non in lingue straniere differenti dalla loro, ma in modo tale che perfino gli astanti più estranei e culturalmente lontani sono in grado di comprendere le grandi opere di Dio. Non si tratta di emissioni fonetiche astruse e incomprensibili per cui i nuovi venuti possano evincere un fenomeno di pazzia in chi sta parlando, ma di un parlare "ciascuno la nostra lingua natia... come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi, un procedere linguistico insomma universale che recava a tutti gli uomini l'annuncio della verità nel presentare le grandi opere del Signore

Insomma lo Spirito Santo, potenza divina che nell'Antico Testamento veniva espresso in termini di mera esteriorità per sottendere a una forza esteriore di Dio (ruach) che creava, guidava, ispirava e conduceva, adesso presenzia come Dio Paraclito e consolatore che incoraggia e sprona i timidi e gli sfiduciati e trasforma radicalmente in meglio la vita degli uomini, primi fra tutti gli apostoli. Dove c'è lo Spirito Santo, c'è novità; come afferma Benedetto XVI "dove irrompe lo Spirito Santo scombina sempre i progetti degli uomini", perché orienta tutti verso nuove mete e in direzioni del tutto opposte a quelle che comunemente noi ci prefiggiamo, apportando le dovute novità e la gioia di Dio ogni situazione esistenziale. Si tratta dello Spirito che unisce nell'amore il Padre e il Figlio, del quale espressamente ci parla lo stesso Figlio di Dio fattosi uomo in Gesù Cristo che ce lo mostra anche come lo Spirito Consolatore del Risorto che non lascia mai soli coloro ai quali affida una missione.

Nello Spirito Santo Gesù infatti manifesta oltre che di presenziare anche di agire misteriosamente ma con indubbia certezza come nel caso dei Sacramenti, segni visibili in cui Cristo invisibilmente agisce trasformando la situazione della persona che li riceve. In essi lo Spirito Santo interviene per santificare, fortificare e convincere; ma lo Spirito Santo è soprattutto il dono del Risorto che anima la nostra vita essendo Dio che interviene nelle nostre vicende di tutti i giorni, di fronte al quale è assurda e deleteria ogni nostra resistenza nonché lo Spirito che incoraggia nelle indecisioni e nelle incertezze di tutti i giorni, orientandoci nelle scelte da intraprendere.

Scendi Spirito Santo sulla vita di ciascun soggetto umano per qualificarla e imprimere il senso dell'esistenza soprattutto con i tuoi doni di sapienza, di intelletto e di timor di Dio; trasformaci nell'intimo perché siamo sensibili all'ascolto della Parola di Dio e allontana da noi le ostinazioni all'autosufficienza e alla vana autoreferenzialità per trovare in Dio la forza per ogni cosa e l'imput per andare avanti nella vita di tutti i giorni. Trasforma le nostre coscienze sociali e collettive per un futuro più prospero nei valori e nei criteri di convivenza, illumina sempre le nostre scelte e orientale verso il vero progresso, la giustizia, la pace e la concordia fra i popoli.

Infondi nelle Nazioni e nei singoli popoli amore per la giustizia, la solidarietà vicendevole e il rispetto per la dignità dell'uomo e il procacciare i diritti dei più deboli, perché si estinguano le conflittualità e si pongano condizioni per cui abbiano fine le situazioni di scontro e di belligeranza.

 

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