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TESTO Commento su Matteo 28,16-20

Suor Giuseppina Pisano o.p.

Ascensione del Signore (Anno A) (04/05/2008)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

L'Ascensione, compimento della Pasqua, ci parla della pienezza del mistero di Gesù, il Figlio di Dio, che, inviato dal Padre, ha assunto la nostra carne, vivendo nel tempo, come ogni altro uomo e condividendo, dell'uomo, anche quel momento estremo che è la morte; ora, in Lui risorto, la divinità della persona risplende, ed è rivelata dalle sue stesse parole:«Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra....», un potere, che non è dominio, ma, amore che salva.

Non è facile parlare di un evento tanto grande, come questo dell'Ascensione del Signore, è facile seguire la vicenda storica dell' uomo-Gesù, ma, inoltrandoci nel mistero della sua divinità, le parole vengono meno, ed ecco, ci soccorrono le immagini: il monte, l'elevarsi verso l'alto, la nube, tutti segni che ci indicano una realtà, che è oltre la sfera naturale, perché fa parte della vita stessa di Dio, presso il quale Cristo Gesù ritorna, pienamente glorificato.

Paolo, nel celebre inno Cristologico della lettera ai Filippesi ( 2,6-11) ci parla dell' umiliazione del Figlio di Dio, quando, per la redenzione dell'uomo, " spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini.... facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce..."; e fu proprio questa obbedienza, e la morte, che gli valsero la glorificazione da parte del Padre:" per questo Dio lo ha esaltato, continua Paolo, e gli ha dato un nome che è al disopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi...e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore ".

Dunque, Gesù di Nazareth, il Cristo, è nostro Signore e nostro Dio.

" E' in Cristo che abita, corporalmente, tutta la pienezza della divinità, scrive ancora Paolo nella lettera ai Colossesi, e, aggiunge, voi avete, in lui, parte alla sua pienezza. " ( Col.2,9); perciò, il Mistero di Cristo che ascende al Padre, coinvolge anche l'uomo, al quale rivela la sua vera grandezza e dignità, che consiste nella partecipazione alla gloria del Signore, nel quale
l' umanità redenta è già glorificata.

E' difficile, mentre siamo nel tempo, percepire chiaramente il nostro destino di gloria, che, tuttavia, pur nelle difficoltà della vita, e nella fatica che essa comporta, dobbiamo sempre tener presente, aiutati, in ciò, dalla fede nelle parole di Gesù, il quale, prima di congedarsi dai suoi, aveva detto loro:" Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei forse detto che vado a prepararvi un posto? E quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi."(Gv.14,2-3)

Ecco, il mistero dell'Ascensione ci ricorda questa promessa del Cristo, rinsalda la speranza e dà nuovo vigore all'attesa, e al desiderio di esser per sempre con Lui, nella pienezza della comunione che è felicità eterna.

L' attesa, tuttavia, non è qualcosa di inerte e passivo, e, tanto meno è evasione dalle responsabilità del vivere quotidiano, essa, al contrario, è operosità piena nell'adempimento di quei doveri, attraverso i quali manifestiamo la nostra fede in Cristo, del quale, pur in modi diversi, prolunghiamo, nel tempo, la missione, in conformità al comandamento che ci ha dato, prima di salire al Padre: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato."

Certo, non tutti siamo chiamati ad un ruolo ministeriale nella Chiesa, ma, quanti siamo battezzati, siamo anche inviati a testimoniare il Vangelo con la vita, e a proclamarlo con la parola, dovunque siamo, a tutti coloro che ancora non lo conoscono o, per cause diverse, non l' hanno accolto, oppure, se ne sono allontanati.

La celebrazione del Mistero dell'Ascensione, ci ricorda, così, che ogni battezzato è in missione, nel nome di Cristo, una missione, che non portiamo avanti da soli, perché il Signore ha promesso d'esser sempre con noi: " Ecco, sono le sue parole, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"; dunque, egli è presente, pur non essendo più visibile, e la sua presenza, percepita nella fede, è, per il cristiano, una consolante certezza.

Un Mistero altissimo, questo dell'Ascensione, così come è grande il Mistero di Dio che, nel Figlio, nascondendo la sua divinità, scende nel grembo di una donna, dove prende carne, simile ad ogni altro uomo, e condivide con gli ultimi della terra tutto il limite e la sofferenza, che la condizione umana comporta, fino ad entrare nel buio della morte e del sepolcro; ora vinto il legame della morte, e, con essa, ogni altro limite, egli manifesta tutta la sua potenza divina, tornando a quel Cielo dal quale era disceso, col suo corpo glorioso, quello stesso che lo aveva reso simile agli uomini, che egli, ora, rappresenta presso il Padre.

Di questo Mistero, Paolo, nella lettera agli Efesini, scrive:" Ascendendo al cielo ha portato con sé i prigionieri, ha distribuito doni agli uomini.."( Ef.4,8); in tal modo, la creatura umana, redenta dal Cristo, ormai, non è più prigioniera in un angusto orizzonte temporale, ma il suo destino ha gli stessi confini dell'infinito, perché tutta la Storia, come la storia di ogni uomo, è incamminata verso l'Infinito di Dio, verso quelle altezze impensabili, dove Cristo, nostro capo ci aspetta, per ricongiungerci definitivamente al Padre suo e Padre nostro.

E' questa la nostra speranza, quel futuro ricco di grazia, che costituisce la nostra vera grandezza e dignità, della quale la contemplazione del Mistero del Cristo, che ascende al Padre, ci fa prender coscienza; e a questo Paolo esorta, quando scrive:" Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito dì sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli, davvero, illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro dì gloria racchiude la sua eredità fra i santi, e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti, secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti, e lo fece sedere alla sua destra nei cieli."

Ed è da uomini liberi, della libertà di figli di Dio, che siamo chiamati a vivere ed operare, rendendo presente ad ogni altro uomo, Cristo Redentore, morto e risorto per tutti; infatti, il desiderio del Signore Gesù è: che ogni uomo si salvi, e lo raggiunga presso il Padre, là dove Lui ha promesso di attenderci.

La pienezza della Pasqua di Cristo, ci rivela, dunque quale sia la pienezza del mistero dell' uomo,

mistero che, per ora, viviamo nell'attesa, nel desiderio, in cammino verso quella meta, confortati dalla fede e animati dalla speranza, in Lui che è il Risorto.

Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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