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TESTO Il domani è missionario

padre Gian Franco Scarpitta  

Ascensione del Signore (Anno A) (04/05/2008)

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Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Straniti e sbigottiti gli apostoli fissano la volta celeste nella quale, a detta di Luca negli Atti degli Apostoli, Gesù viene avvolto per sottrarsi al loro sguardo definitivamente e il loro stupore si trasforma in sgomento misto a nostalgia, poiché comprendono che da questo momento in poi dovranno fare da soli: il loro Maestro, che avevano ben compreso come il Signore Verbo Incarnato Risorto e Glorioso e Dio come il Padre nello Spirito Santo, adesso scompare tangibilmente dalla loro dimensione vitale ed essi non potranno più sentirne i moniti e i rimproveri in senso fonetico e materiale, non potranno più seguirne le direttive immediate né ascoltarne gli insegnamenti così come avevano avuto occasione di fare in precedenza.

Certamente essi sono consapevoli che il loro Signore sarà sempre e comunque con loro, giacché lo aveva loro preannunciato: "Ecco sono con voi fino alla fine del mondo" e sono altrettanto convinti che Egli non mancherà di presenziare nella loro azione ministeriale di annuncio, che li accompagnerà sempre e la sua vicinanza sarà in tutti i casi indubbia; tuttavia ora a differenza di prima, dovranno esercitarsi maggiormente nel riscontrare la presenza del Signore nell'ottica della fede che toglie lo spazio ai sensi e all'immediatezza del tangibile e dell'immediato: essi dovranno cioè credere e affidarsi al mistero delle parole gessane suddette, riponendo la fiducia e la speranza che Egli sarà davvero sempre con loro tutti i giorni finché il mondo non raggiungerà il suo apice.

Quella di Gesù d'ora innanzi sarà una presenza certa ma misteriosa, non più direttamente esperibile e questo basta perché a loro si dischiuda un itinerario farraginoso e incerto, almeno nello stesso istante in cui notano il Signore mentre sparisce dalla loro vista.

Che cosa avviene esattamente? Gesù, terminato il ciclo delle apparizioni da Risorto, ritorna nella sua dimensione divina che teologicamente si esprime con il linguaggio "salire alla destra del Padre". Rientra cioè nella sfera pura e assoluta del divino che prende le distanze dalla contingenza umana trascendendo ogni cosa temporale e anche il linguaggio espressivo del libro degli Atti sottende il verificarsi di questo insolito fenomeno: la nube che avvolge Gesù già nell'Antico Testamento esprime la presenza costante di Dio che comunica con l'uomo (vedi il peregrinare degli Israeliti nel deserto e il presenziare di Dio nella nube nella tenda dell'incontro con Mosè); il monte è sempre stato emblema di annuncio e di comunicazione di Dio nei confronti degli uomini e ogni volta che presenzia nella Scrittura attesta ad una pedagogia che ha origine da Dio e ha come destinatario l'uomo. Ciò significa che adesso Gesù si mostrerà inqualificabilmente nella sua divinità presente ma misteriosa.

Tuttavia l'Ascensione non è solo il tempo della novità del Signore e sul come vedere il Signore. E' infatti anche il momento in cui ha inizio un nuovo orizzonte di vita che nel fare memoria attenta del passato guarda senza esitazione all'avvenire, qualificando il futuro come il "domani missionario". Proprio mentre abbandona il quotidiano terreno, Gesù infatti esorta gli astanti discepoli al loro compito di testimonianza da Gerusalemme fino ai confini del mondo e come aveva già proclamato in precedenza li rende mandatari di una missione di annuncio per la quale dovranno percorrere, moltiplicandosi e organizzandosi strutturalmente, ogni angolo chilometri e chilometri di strada per arrecare a tutti gli uomini la novità di vita del Risorto.

Gli apostoli pertanto sono nostalgici del Signore, ma osservando il cielo concepiscono che ormai dovranno "fare da soli" in quanto alla presenza di Gesù in mezzo a loro e alla conseguente dipartita ministeriale di annuncio, in quanto saranno responsabili nel dover concepire la presenza del Risorto in termini del tutto differenti da quelli a cui erano abituati e sempre sotto questa ottica trovare lo slancio e la motivazione per il loro ministero di missionarietà post pasquale.

Riconoscere Gesù sempre accanto a loro e recarlo agli altri ben consapevoli che Questi agirà sempre nella loro persona, questo dovranno fare d'ora in poi gli stralunati apostoli che ora saranno adulti, maturi e autoresponsabili in ogni caso. E' il tempo nel quale non soltanto va vissuta la fede liberando il suo campo da tutti i detrinti, ma anche testimoniato quello in cui ci stiamo affidando mostrando gioia ed entusiamo nel guardaee con gli occhi del cuore quanto non ci è permesso saggiare con i sensi, affidandosi sempre al Signore nascosto ma vicino che ci interpella e ci invita ad uscire da noi; anche per noi uomini odierni dare testimonianza della nostra fede e divulgare il nostro credo agli altri resta sempre necessairo e conveniente ed è altresì l'espediente migliore per ottenere che lo stesso oggetto della nostra fiducia e della speranza diventi sempre più consolidato anche per noi stessi. Credere e affidarsi e testimoniare è molto più consolante che non pretendere delle verifiche immediatamente empiriche e sensoriali quindi l'Ascensione di Gesù è la oprova del nove anche per noi del nostro affidamento a quanto non vediamo ma che è certamente il reale, il vero, il fondato.

Nei primi anni della vita ecclesiale si credeva che il ritorno visibile del Cristo sarebbe avvenuto a breve scadenza di tempo e pertanto ci si orientava nell'annuncio evangelico nella prospettiva dell'incontro immediato del giudizio parusiaco; la riflessione teologica successiva ha collocato alle calende greche e in definitiva in tempi imprecisi l'avvento finale del Signore, in tutti i casi si riscontra che gli apostoli sono stati fedeli nel corso della storia al mandato missionario di Gesù anche e soprattutto in forza del dono dello Spirito Santo che Questi donerà loro nel giorno di Pentecoste e coltivare nel cuore la certezza della reale presenza continua di Gesù fondandola nelle abitudini e nei sentimenti ed esternandola nella serenità di vita che sfida le avversità e le ansie ministeriali apporta la risultante di copiosi frutti missionari.

La certezza di non essere soli non può non animare tutti quanti, compresi noi che in tal senso siamo invitati alla riscoperta della presenza effettiva e silenziosa del Signore che pure agisce e rifonda il suo amore per noi e tale certezza del Signore non si può che riscontrare nella sola fiducia e apertura del cuore al senso del mistero e dell'assoluto che si dipana nella nostra vita interessandosi ad essa e percorrendola passo dopo passo pur restando sempre il mistero ineffabile e grandioso. In altre parole l'Ascensione di Gesù Cristo ci deve incoraggiare a ravvivare la presenza di dello stesso Signore nella fede come affidamento assoluto e a vincere l'inquietudine e la paura di trovarci da soli animandoci nel nostro quotidiano missionario del suo annuncio nella molteplicità delle nostre esperienze.

 

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