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TESTO Il buon pastore che offre la vita per le sue pecore

padre Antonio Rungi

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (13/04/2008)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Celebriamo oggi la quarta domenica del tempo di Pasqua. E' la domenica del Buon Pastore ed è la domenica per le vocazioni speciali, soprattutto alla vita sacerdotale. Il motivo di questa speciale attribuzione a questa domenica lo ricaviamo dal testo del Vangelo di Giovanni nel quale è riportato il passo in cui Gesù di definisce la porta dell'ovile, l'ingresso principiale ed unico, senza via di fuga o di uscita che è appunto Lui.

Il testo è un forte richiamo alla realtà dei credenti in Cristo, a quella Chiesa che qui è simboleggiata nel gregge, nell'ovile. In questa realtà spirituale bisogna entrare con libertà di una scelta di vita, con la semplicità e la verità. Non si può entrare come un brigante, ovvero uno che vuole assaltare il gregge, mettere scompiglio in esso e sterminarlo. Il pastore che ha a cuore il gregge o l'ovile se ne prende cura e tra le sue pecore vi entra per quell'unica porta aperta simbolicamente nel cuore di chi compone questo gregge, appunto il fedele. Solo la fede autentica in Cristo permette di fare ingresso nella sua chiesa e di permanervi nell'autenticità delle intenzioni e dei sentimenti.

In questa realtà così configurata ci sono responsabilità diverse e soprattutto la maggiore responsabilità ricade proprio su colui che è la guida del gregge stesso, quel pastore che deve precedere nel cammino della santità, dell'impegno, della coerenza, del coraggio coloro che il Signore ha affidato alle sue cure. E qui non può non essere considerato il ruolo e la missione del sacerdote nella chiesa e nel mondo, ma anche del Vescovo e del Papa, pastore universale della Chiesa di Cristo. Tutti coloro che il Signore ha chiamato a sé mediante la speciale vocazione presbiterale hanno un grande compito da svolgere per il bene della Chiesa e della società: essere guide illuminate e certe sulle strade della verità, della carità, della giustizia, del rispetto della vita, della fedeltà, dell'onestà, della rettitudine morale.

Mai come in questi ultimi tempi alcun sacerdoti, in varie parti del mondo, stanno dando scandalo con il loro comportamento. Non sono affatto di esempio e di guida agli altri, perché le loro debolezze umane e le loro fragilità buttano fango sulla chiesa e sulla credibilità di essa davanti al mondo e a questo mondo, che si scandalizza della debolezza di qualche prete e non si scandalizza affatto delle tante perversioni morali che sono presenti in altre categorie di persone. Certamente qui sono in gioco alcuni fondamentali valori, quale la santità del pastore e la sua fedeltà alla vocazione, ma è anche giusto considerare che qualche mela marcia può uscire anche in un ottimo raccolto. Questo tuttavia non ci deve far abbassare la guardia nel vigilare sul comportamento dei nostri pastori, sulla loro adeguata formazione e preparazione alla missione, soprattutto nei seminari e nelle facoltà teologiche.

I giovani o i meno giovani che sentono la chiamata alla vita sacerdotale, soprattutto nella Diocesi e nelle parrocchie devono essere preparati in modo adeguato alle nuove sfide della pastorale e della società. Perciò risulta di grande utilità sia per i sacerdoti che per i fedeli laici riflettere, oggi e sempre, sul brano della seconda lettura di questa domenica, che è tratto dalla prima lettera di san Pietro apostolo.

E' il Cristo il modello unico e irripetibile di ogni buon pastore e sacerdote. A lui bisogna ispirarsi soprattutto quando si ha la responsabilità di una comunità parrocchiale, di vita consacrata, Diocesana o della chiesa universale. E' la paternità e la disponibilità al servizio, ma anche il coraggio di fare scelte radicali per il Vangelo che deve guidare l'azione del pastore, quello di oggi e quello di sempre. Un pastore docile, umile e seppure umiliato non reagisce, ma comprende i disegni di Dio e cammina lungo la strada della santità, che come si sa è la strada del Calvario, ma anche della glorificazione.

L'altra e non meno importante missione che il pastore ha nel mondo di oggi e nella storia della chiesa è quella dell'evangelizzazione. Il testo degli Atti degli Apostoli che leggiamo oggi ci immerge in quel clima di impegno missionario a tutto raggio e campo in cui erano situati gli apostoli, all'inizio della diffusione del Vangelo, carichi di quel fervore interiore e spirituale per far conoscere Cristo al mondo e chiamare gli uomini a vera conversione, dopo essersi loro convertiti e diventati coraggiosi testimoni di Gesù nel mondo.

Quanto sia importante essere dei discepoli credenti e credibili per chiamare altri alla fede e alla sequela di Cristo lo si comprende chiaramente dal questo testo. Oggi abbiamo bisogno nella Chiesa di persone che oltre a predicare bene sappiano praticare bene il Vangelo, fino a donare la vita per il Signore. Per la verità non mancano uomini e donne coraggiose che vivono ed annunciano il Vangelo in ogni angolo della Terra, fino al martirio, a conferma che in questi 2000 anni di storia Cristo rimane ancora il vero Maestro di una scuola di vita che è scuola di amore e di misericordia.

Da qui la nostra umile preghiera al vero ed unico pastore del nostro gregge: "Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna, perché l'umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a te, dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore". Amen.

 

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