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TESTO Commento su Giovanni 10,1-10

don Stefano Varnavà

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (13/04/2008)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Un Vangelo che parte da un'esperienza di vita perché tutti i bambini di quell'epoca avevano un animale da curare, fosse anche una pecora.

Anche la Madonna curava le pecore, e a proposito delle apparizioni della Madonna, se ci fate caso noterete che, in genere, Lei quando appare, ripropone le situazioni nelle quali lei ha vissuto: appare a dei pastorelli o a degli adulti che pascolano gli animali...

Il rapporto tra bambino e animale è un rapporto molto importante.

Purtroppo, qui da noi in città, il rapporto è possibile solo tra bambino e gatto, o bambino e cane. In campagna, invece, il rapporto è ancora possibile viverlo con vari animali: gallina, anatra, oca, agnellino, pecora, asinello... Quest'ultimo tipo di rapporto è autentico, di vera libertà, perché gli animali vivono liberi e non vengono nutriti con le "scatolette" o cibi prefabbricati, ma vengono condotti al pascolo, cioè condotti dove c'è, per loro, la possibilità di trovare da mangiare. Questo, per un bambino, significa una apertura, una maggior capacità che lo aprirà più facilmente alla vita perché per lui, l'animale non diventa un trastullo ma un essere che deve essere guidato verso la fonte del suo sostentamento.

Il pastore è colui che sa trovare il cibo e che dà la possibilità all'animale di nutrirsi, e non colui che dà all'animale solo un'apparenza di cibo che apparentemente gli soddisfa lo stomaco ma che in realtà non lo nutre.

Gesù parlando alla gente presupponeva che tutti fossero al corrente di che cosa volesse dire essere pastore e quindi lo portava come esempio: "Io sono il Pastore, Io cerco di darvi del vero cibo, non parole ingannevoli, ma la Verità. Io sono la porta".

Gesù dicendosi "la porta" vuol farci capire che Lui è la misura del passaggio. Gli speleologi sanno benissimo cosa significhi un passaggio: a volte ci si può trovare di fronte a dei cunicoli attraverso i quali si può passare, e altre volte invece, passaggi attraverso i quali non si può assolutamente passare. Il cunicolo è la misura.

Gesù dice: "Io sono la porta": vi dovete adeguare a Me per poter passare.

E qui arriviamo al discorso dell'imitazione di Cristo.

Imitazione non tanto nelle azioni esterne, che anzi sarebbe anacronistico, ma imitazione di quelli che sono i sentimenti di Gesù. Sentimenti di amore, di sdegno, di intervento, di pietà, di attesa....

Gesù ci dice: "Dovete avere dentro di voi gli atteggiamenti spirituali che traspaiono dal Mio modo di agire". Il dovere dell'imitazione di Cristo visto in questa luce!

Ognuno di noi dovrebbe esaminarsi e valutare per vedere quanto da lui è stato fatto, e quanto manca per arrivare ad imitare Cristo.

Un cristiano che viene alla Messa, che segue i riti regolarmente ma che dentro di sè serba rancore, o peggio odio, non si è rivestito dei sentimenti di Cristo.

Un cristiano che viene a Messa, che si accosta alla Comunione, che partecipa alle funzioni, ma non è capace di perdonare: al coniuge, ai figli, agli amici...., non vive ad imitazione di Cristo. Quelli che si comportano in questo modo sono persone che vogliono entrare nell'ovile da un'altra porta che non è quella di Gesù Cristo e di questi il Signore dice: "Sono ladri e briganti. Tutti quelli che vi hanno condotto, che si sono proclamati vostri pastori e non hanno avuto i sentimenti che Io dimostro di avere, sia nei riguardi del Padre che nei riguardi del prossimo, anche se si chiamano Sommi Sacerdoti, Dottori della legge, Teologi, sono ladri e briganti".

Ne abbiamo tanti di ladri e di briganti!

Solo attraverso l'imitazione di Gesù Cristo e nel far rivivere in noi i Suoi sentimenti possiamo passare attraverso la porta giusta: attraverso Gesù Cristo.

Il Signore fa un'altra osservazione importante: le pecore riconoscono la voce del pastore.

Anche per poter comprendere questo bisognerebbe aver pascolato qualche volta gli animali. Io ringrazio il Cielo perché da piccolo ho provato a pascolare gli animali. L'animale riconosce la voce di colui che lo accudisce, e quando sente un'altra voce rimane disorientato e si allontana perché non si fida.

Gesù rivedeva, nella Sua vita, il fatto di queste folle che Lo cercavano, folle che non erano suffragate dalle autorità ufficiali di allora, anzi, che venivano dissuase perché Lui compiva miracoli e guarigioni. Le Autorità ufficiali religiose di allora lo minacciavano: "Vai via, vai in un altro posto!": quello che succede anche ai nostri giorni, purtroppo!

Gesù fa notare questo aspetto che è un po' la "prova del nove" dell'operatività pastorale. Il rimanere isolati, non avere pecore che ascoltano la tua voce riconoscendola, significa che è venuto a mancare il "vero" rapporto tra pastore e pecore; vuol dire che gli "animali" sono stati portati in giro ma non hai dato loro da mangiare. Vuol dire che hai guidato un ronzino, un asinello, che hai usufruito dei suoi servizi ma non lo hai portato a mangiare. Solamente portando a mangiare un animale, quello ti si affeziona. Se invece di dargli da "mangiare" gli hai dato delle parole vuote; o peggio lo hai sfruttato, l'animale non ti rimane legato: ti può ammirare, applaudire ma... non riconosce la tua voce.

Queste sono delle analisi necessarie ma tremende!

Ciascuno di noi è un pastore. Anche un genitore è un pastore, quindi bisogna sempre analizzarsi sul: riconosce la mia voce?, che non è solo riconoscere la voce esterna del padre, della madre, del figlio, ma il riconoscere interiormente: il con-sentire, cioè il sentire insieme, avere gli stessi sentimenti fondamentali che contribuiscono a creare l'armonia di una famiglia, di un'associazione, di un gruppo. Queste sono le "cartine di tornasole" che si devono usare per vedere e sapere se tra noi e coloro che ci sono affidati, coloro dei quali siamo i pastori, c'è del "feeling" oppure no.

Il modo più efficace per legare e per sentire alla stessa maniera è quello di dare veramente da "mangiare" senza inganni.

Ci sono troppi pastori che non danno da mangiare (spiritualmente parlando); dicono delle belle parole, insegnano come si fa a fare una cosa o l'altra, ma non aiutano. Dice Gesù: "Guai a voi Farisei che imponete sulla gente un mucchio di pesi morali, intellettuali, ma non li aiutate a portare questi pesi!". Se non c'è aiuto non c'è "feeling", o intesa! Solo quando uno aiuta l'altro a mettere in pratica una verità gli si dà da "mangiare".

Bisogna poi fare attenzione a una tentazione molto forte che esiste in qualsiasi ambito non solo nel nostro: quella di non rispettare la libertà di coscienza.

Il rispetto per la libertà della coscienza è importantissimo: Gesù ha sempre usato questo rispetto, non solo, ha sempre usato anche il rispetto per l'intimità della coscienza!

Gesù alle persone alle quali ha detto: "Ti sono rimessi i peccati", non ha mai chiesto l'elenco di detti peccati; Gesù non ha chiesto all'adultera come ha fatto e dove ha fatto l'adulterio! Il rispetto dell'intimità della coscienza!

Qualcuno potrebbe obiettare: "Ma Gesù conosceva l'intimo delle persone, quindi non aveva bisogno di farsi raccontare tutto". Non è così. Gesù ce lo ha dimostrato anche dopo la Sua Resurrezione quando è apparso in mezzo agli Apostoli e non ha voluto che ognuno di loro raccontasse, né a Lui né agli altri, le proprie colpe. Quello che era stato era stato: Gesù si è interessato solo dei loro sentimenti: sentimenti di paura, di timore, oppure di amore o di rincrescimento per non saper riparare un tradimento o una fuga che c'era stata.

Gesù ha guardato alle lacrime di Pietro: lacrime che per tutta la sua vita sgorgavano dai suoi occhi quando raccontava il fatto di aver tradito Gesù. Gesù ha guardato ai sentimenti di Pietro che erano sentimenti di amore, di dolore, di penitenza senza pretendere che questi sentimenti fossero manifestati agli altri.

Gesù è arrivato (come se niente fosse, diremmo noi) e ha detto: "Pace a voi", che significa: voi siete debitori verso di me, ma sono Io il primo a venire verso di voi.

Il discorso della pace è un discorso legato al rispetto della coscienza: solo così si arriva ad aiutare una persona a trovare la pace; solo così si arriva ad aiutare una persona a superare le sue debolezze o manchevolezze in maniera che possa "uscire" dal colloquio più serena di prima, e non umiliata o angosciata.

I pastori queste cose le devono sapere e "sentire": le devono sapere i pastori della Chiesa, i pastori delle famiglie.

Tutti devono sapere queste cose perché così vuole Gesù.

Rispetto della coscienza e rispetto della Verità: si devono dire le cose come stanno. S.Giovanni Bosco diceva: "Siate comprensivi con i vostri giovani, ma chiamate sempre le cose con il loro nome".

Bisogna chiamare le cose con il loro nome: chiamare peccato il peccato, ateo l'ateo. Bisogna avere il coraggio di parlare chiaramente e non nasconderci dietro a una falsa carità che ci fa dire: "Ma sì, va tutto bene; cerchiamo di andare d'accordo...", anche se ci accorgiamo che le persone non rispettano le Leggi di Dio.

Un altro pericolo ci viene segnalato da Gesù: "Ladri e briganti", questo è il pericolo di tutti coloro che vogliono entrare nell'ovile non attraverso Gesù Cristo e i Suoi sentimenti.

Noi credenti non dovremmo mai dimenticare che una verità imposta non è mai una verità amata col cuore.

Una verità imposta significa il dominio di un uomo su un altro uomo, significa una verità strumentalizzata: uno strumento per esprimere quanto c'è di negativo sull'uomo, o per esprimere tutto il proprio potere su una persona.

Nella storia di tutte le religioni (non solo nella nostra) la tentazione dell'intolleranza, i fatti clamorosi di intolleranza sono continuamente presenti e costituiscono le pagine nere delle religioni. Questi non sono stati momenti in cui l'umanità è stata guidata a vedere chiaro, ma momenti di riflessione spirituale mal applicata.

E'Gesù con il Suo esempio ci fa capire i sentimenti che in Lui dobbiamo imitare: Gesù paziente, Gesù che aspetta che una Verità entri poco alla volta in una persona e che si faccia strada in lei. Il pastore deve avere la pazienza e l'umiltà.

Tante volte si pensa che con i sistemi forti, che con le dittature si possano raggiungere dei risultati: solo apparentemente si raggiungono dei risultati perché le persone per paura fanno quello che si chiede loro, ma... Gesù vuole il cuore della gente e non solo il loro atteggiamento esterno.

La strada di Gesù è la strada più lunga: altre persone con metodi più violenti ottengono prima. Un volta, quando un re si convertiva al cristianesimo obbligava poi tutti i suoi sudditi a convertirsi: se non si convertivano li uccideva....

Bisogna cercare di capire come la nostra impazienza, a volte, ottenga dei risultati diversi, opposti.

Ciascuno di noi deve avere davanti l'imitazione di Cristo, e per arrivare a questo deve leggere il Vangelo. Nel Vangelo ci sono delle parole che sono riservate a ciascuno di noi, e che, né il sacerdote che predica, né il conferenziere, né il teologo, né il Dottore in Sacra Scrittura possono leggerci, perché sono Parole che devono entrare in noi e che solo Gesù, Buon Pastore, conosce.

Lo sforzo che noi dobbiamo fare verso gli altri è quello di portarli verso Gesù perché è Lui che dice la Parola giusta nel cuore delle persone. Noi siamo coloro che devono preparare l'incontro, cioè non i veri pastori, perché il vero pastore è Lui, Gesù, ma coloro che aiutano le pecore a seguire il Pastore, coloro che cercano di non far sbandare le pecore: noi siamo gli aiutanti del Pastore.

Ciascuno di noi deve avere questo atteggiamento: atteggiamento che giustamente tiene nell'umiltà e nella verità perché ci fa comprendere che non siamo il "Pastore", ma coloro che portano le pecore verso l'Autentico Pastore.

Tutti coloro che si mettono davanti al Pastore impedendo alle pecore di vederLo, sono degli anti-Cristi. Anticamera vuol dire: davanti alla camera, anti-Cristo vuol dire: davanti a Cristo e tante persone, in buona fede o cattiva fede, si mettono davanti a Cristo e.... la gente deve riverire loro, deve acclamare loro, deve ascoltare loro.

Solo Gesù Cristo è il Buon Pastore della Chiesa!

 

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