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TESTO Il pane di Dio è colui che discende dal cielo, e dà la vita al mondo

Monaci Benedettini Silvestrini  

Martedì della III settimana di Pasqua (08/04/2008)

Vangelo: Gv 6,30-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Era convinzione comune che il dono della manna, ottenuta da Mosè, fosse il più grande segno compiuto da Dio, e che il promesso Messia ne avrebbe compiuto uno simile. Ecco allora logica e pertinente la richiesta, che la folla pretende da Gesù: "Quale segno dunque fai tu, perché vediamo e possiamo crederti?" Con inizio solenne, tipico delle grandi proclamazioni, Gesù ricorda che la benefica e nutriente manna era dono del Padre suo, aggiungendo: "non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo". Su questa sua solenne affermazione, ricca di significati da intendersi al di là della materialità dell'espressione, avviene di nuovo il fraintendimento degli ascoltatori, nella loro mente c'è sempre un alimento terreno. Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre di questo pane". Siamo di terra; facciamo fatica ad elevarci, ci è difficile capire la sua rivelazione senza equivocarla. La richiesta dei giudei di avere da Gesù il pane del quale si parla, va in direzione opposta a quella che il Signore intende donare. Essi chiedono una cosa, un alimento, mentre egli vuole donare se stesso. Gesù tronca tale argomentazione, invischiata ormai su un pane materiale alla maniera della manna, mangiata nel deserto, e proclama: "Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Come è grande questa frase! Gesù non fa un discorso religioso, per intimi, nella sfera della coscienza, ma un discorso di vita; è importante capire questo! Egli medesimo, nella sua persona umano-divina, si offre ai suoi come nutrimento e sostentamento della vita a loro comunicata. Fuori di Gesù non c'è vita, ma c'è solo lo sforzo; sforzo che è puntualmente frustrato dalle circostanze dell'esistenza. Dio non ci da tutto, come bisogno materiale. Nello stesso tempo colma in noi il desiderio di lui, pienezza di quanto possiamo volere, non necessariamente gli altri appetiti terreni. Tutto questo suscita una profonda riflessione su quale sia la nostra reale relazione con lui. Quanto egli conti per noi, quanto in sostanza sia veramente il nostro pane.

 

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