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TESTO Nessuno ci rapirà dalla Sua mano

Paolo Curtaz  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (06/05/2001)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

"No, nessuno mi rapirà dalla Sua mano". E' una preghiera, un'invocazione che spesse volte consiglio a chi viene a scaricare la sua angoscia e la sua fatica nelle mie povere mani di prete. Ci sono situazioni, molte, troppe, in cui non si sa più che fare: un matrimonio sbagliato, un figlio con cui non si dialoga, un cancro incurabile, una morte improvvisa. Troppe volte ci scontriamo, nella nostra vita, con la miseria delle situazioni e, smarriti, rischiamo di scivolare nel profondo baratro dello scoraggiamento e della disperazione. In quei momenti, come una notte del cuore, smarriamo la fiducia in Dio. Allora, proprio in quei momenti, abbiamo bisogni di sederci, con calma, e di riprendere in mano questa pagina piena di tenerezza. Credete, amici? Ci credete in questa Parola? Non è "ricordo" ma "vita" questa Parola? Allora udite: il Padre è più grande. Più grande dei tuoi sbagli, più grande dei tuoi limiti, più grande della tua malattia, più grande della tua solitudine, più grande, più grande. Come un Pastore, buono, straordinariamente buono, ci dice, ci garantisce, ci assicura che siamo nella sua mano e non andremo mai perduti, mai rapiti, mai lontano. Paolo, san Paolo, in un impeto di gioia, in un suo scritto, dirà: "Chi ci potrà mai separarci dall'amore di Cristo?" e via con un elenco di cose che gli sono successe da far rabbrividire. Abbiamo bisogno di sentircelo dire. Non come una frase di circostanza da parte di un amico che esercita la "paccoterapia" (tap tap sulla spalla... ) come meglio riesce. Ma come una Parola autorevole, autentica, vera, pronunciata da Cristo Risorto. Come se la liturgia ci dicesse: "Credi, ora che hai visto la sua resurrezione, alle sue parole?". Credo amici, credo e condivido questa fede con voi. Prendetevi questa pagina e lasciatevi coccolare, convincere, accarezzare dalla tenerezza di un Dio che si dichiara presente. Fino a quando il nostro tempo non scoprirà che il cristianesimo altro non è se non un itinerario verso la scoperta della tenerezza e della bontà di Dio, resterà attorcigliato attorno alle proprie paure e fatiche.

Secondo pensiero, meno poetico. Oggi è la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Per tutte le vocazioni, ovvio: alla famiglia, alla vita consacrata, al ministero sacerdotale, ma in modo particolare, credo, di preghiera per le vocazioni al servizio della comunità nel ministero sacerdotale. Poveri preti, categoria in via di estinzione! E' così difficile parlare del "prete" (sarà che "il" prete non esiste ma che esiste "questo" prete?): idealizzato da una teologia che lo ha spesse volte staccato dalla gente comune, oppure inchiodato alle sue incoerenze più o meno palesi, o ancora catalogato e confrontato, aggiornato e contestato, il prete si trova, oggi come oggi, a chiedersi spesse volte chi è e cosa deve fare. A sentire i consigli intorno bisognerebbe avere mille occhi, mille vite, e, ahimè, una improbabilissima vita eroica. Delle mille sfumature che ogni prete vive, mi piace ricordare la valenza comunitaria sottolineata dal Concilio Vaticano: il prete non più "gestore del sacro" (ma lo è mai stato seriamente?) così da stabilire l'umore di una Parrocchia, ma fratello tra i fratelli, tutti responsabili dello stesso vangelo, dello stesso annuncio, della stessa passione per Cristo. Il Signore chiama, ha bisogno di uomini e donne che si dedichino in maniera particolare, "full- time", all'annuncio del Vangelo radunando le comunità attorno alla mensa della Parola e dell' Eucarestia e dondando a piene mani il perdono e la tenerezza di Dio. Quanto cammino ancora dobbiamo fare, come preti e come comunità, per arrivare a questo traguardo! "Vogliate bene ai vostri sacerdoti" raccomandava un giorno un Vescovo. Certo: prima di criticarli, pregate per loro, prima di confrontarli, cercate il bene assieme, prima di isolarli, pensate che, come tutti gli uomini, hanno bisogno di un sorriso e di un amico. Gesù cerca matti disposti a seguirlo: lavoro assicurato, tanta fatica e la gioia, inaudita, di vedere Dio che passa e stravolge i cuori. Anche quelli di noi preti.

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