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TESTO Commento su Luca 24,13-35

don Daniele Muraro  

III Domenica di Pasqua (Anno A) (06/04/2008)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Il racconto del Vangelo di oggi ci riporta al primo giorno di Pasqua e precisamente ci fa conoscere quello che capitò nelle ore serali di quella domenica unica e memorabile.

Cleopa e un altro discepolo senza nome tornavano a casa a piedi da Gerusalemme dopo i riti d'obbligo per ogni pio ebreo. Erano due seguaci di Gesù e con il loro cammino spedito e agitato intendevano di allontanarsi quanto prima dalla città santa e di prendere le distanze da tutti gli avvenimenti di cui erano stati testimoni in quei giorni.

Erano successe troppo cose tutte assieme e adesso volevano trovare un po' di calma per ripensarci su.

Solo una settimana prima Gesù era entrato a Gerusalemme salutato al grido festoso di Osanna. L'entusiasmo era durato poco, poche ore. Ben presto aveva vacillato di fronte all'ostilità dei capi e si era spento del tutto alla notizia dell'arresto del maestro buono.

Grida tremende di morte erano risuonate in piazza all'indirizzo di Gesù: "Crocifiggilo, crocifiggilo!" e le minacce si erano allargate ai suoi simpatizzanti. "Anche tu sei uno di loro?" aveva chiesto una serva a Pietro.

In quei frangenti perfino il gruppo degli apostoli si era momentaneamente disperso e il successivo ritrovo nella sala del Cenacolo aveva assunto per loro il sapore amaro della sconfitta e del rimpianto.

Decisamente rimanere a Gerusalemme non era più bello per un seguace di Gesù il Nazareno. In quei momenti angosciosi i due discepoli avranno cercato di farsi coraggio a vicenda, ma era il coraggio della fuga.

Il piano era semplice: tornare alle proprie case, alle occupazioni e agli affetti di sempre e cercare di dimenticare quella tragica parentesi di nome Gesù di Nazaret.

I passi però sono sempre più lenti dei pensieri, e così durante il tragitto essi ritornano con la mente sui fatti che hanno appena lasciato.

Se il proposito è quello di allontanarsi quanto prima dal teatro di tanta tristezza e delusione, il parlottare nervoso e insistente tradisce il desiderio di farsi una ragione di quanto è successo e di cercare una consolazione per le speranze mal riposte.

I loro commenti a voce bassa e spezzata non sfuggono all'improvvisato compagno di viaggio che li aveva affiancati già da un po' e senza essere notato cammina con loro. Ad un certo punto egli domanda loro il motivo di tanta amarezza interiore.

È una richiesta gentile e delicata che spinge i due viandanti a riemergere dalle loro cupe riflessioni e ad alzare la testa per rivolgersi con curiosità e rassegnazione al compagno di viaggio. Sicuramente egli ha intuito il loro turbamento, ma non può essere così estraneo agli avvenimenti recenti da non sapere che a Gerusalemme sono successe cose tragiche.

Il resoconto dei due discepoli sulle novità delle ultime ore è esatto e minuzioso, evidentemente lo sconosciuto ispira fiducia, ma è privo di speranza: "Noi speravamo che fosse lui colui che avrebbe liberato Israele".

Per i due amici la realtà si ferma al venerdì santo: "Con ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute". Il resto sono fantasie di donne, capaci di sconvolgere, più che di tranquillizzare, o resoconti di amici senza possibilità di riscontro diretto.

Quando inizia a parlare Gesù, lo sconosciuto pellegrino, il tumulto nel cuore dei due viandanti si acquieta e le loro angosce cominciano a aprirsi ad una aspettativa nuova. Arrivati al villaggio dove erano diretti essi non possono sopportare che il pellegrino si stacchi da loro senza aver concluso il discorso.

La maniera che trova Gesù per rivelare la propria identità e quindi aprire alla fede la mente e il cuore dei due discepoli è quella di prendere il pane, recitare la benedizione e distribuire questo pane dopo averlo spezzato.

È il gesto dell'Ultima Cena, a cui anch'essi un po' in disparte aveva assistito e siccome Gesù quando appare porta sempre con sé i segni della sua passione gloriosa, possiamo immaginare che siano state proprio le sue mani con il segno dei chiodi a togliere l'ultimo dubbio agli occhi dei due discepoli.

Fino a quel momento Gesù aveva potuto tenute nascoste le mani sotto il mantello, ma a tavola le scopre, svelando così il mistero della sua persona.

Insieme al dono di se stesso nel segno del pane Gesù trasmette ai due discepoli anche il dono dello Spirito santo, sottointeso nel fuoco che scalda il cuore e che predispone al ritorno presso la comunità dei fratelli e allo scambio della testimonianza di fede.

"Davvero il Signore è risorto": dopo il viaggio di ritorno compiuto di volata essi sentono questo annuncio e lo confermano con la propria esperienza diretta.

È importante che l'evangelista san Luca registri questa consonanza di affermazioni. "Davvero il Signore è risorto, ed è apparso a Simone!": è la dichiarazione di fede ufficiale della Chiesa a cui tutti i credenti devono aderire; ciò non toglie però che ciascuno possa fare una sua esperienza personale ed unica del Risorto e che possa darne testimonianza agli altri. "Essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane".

In entrambi i casi, la testimonianza ufficiale della Chiesa e l'affermazione di fede privata del singolo credente troviamo all'opera lo Spirito santo. Egli è colui che ispira san Pietro e garantisce l'infallibilità dei pronunciamenti di fede della Chiesa; Egli è colui che permette ad ogni singolo credente di rifare per conto proprio l'esperienza di cui parlano le Scritture e la Tradizione della Chiesa.

"Il Signore era là e io non lo sapevo": si può riassumere così la storia dei due discepoli di Emmaus. Lo stesso vale per lo Spirito santo: lo Spirito parla e noi non lo sappiamo, ma se lo ascoltiamo la nostra fede si rafforza e la nostra vita personale cambia.

 

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