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TESTO La vita nella vite

Messa Meditazione  

Mercoledì della V settimana di Pasqua (23/04/2008)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Lettura

Il testo parla, in modo figurato, di Gesù-vera vite, del Padre vignaiolo e della fecondità dei tralci che dimorano in lui. L'attività del Padre è descritta nel versetto successivo: si prende cura della vite, togliendo i rami infecondi e sfrondando gli altri, perché siano più fruttiferi. Il Padre, il vignaiolo, non ha bisogno di purificare i discepoli, perché essi sono già mondi, per la parola che ha detto loro Gesù, e possono dare frutti abbondanti se rimangono in Cristo. L'abbondante fruttificare di quanti continuamente diventano discepoli del Figlio rende gloria al Padre.

Meditazione

L'unione tra il Figlio e il discepolo è come quella che esiste tra la vite e il tralcio: hanno un'unica vita e producono un identico frutto. Noi eravamo un ramo estraneo all'albero, ma, per grazia, siamo stati innestati in Cristo e cresciamo in lui e grazie a lui. Vengono in mente le parole di Paolo: «per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4).

Il riferimento al Battesimo permette un altro passaggio. Nelle piante, la linfa si espande dalle radici e penetra fin nella più piccola foglia. In un organismo vivo, il sangue scorre nelle membra attraverso le vene. Le vene che uniscono i discepoli a Cristo sono, in particolare, i sacramenti. Ad esempio, significativamente, il teologo bizantino Nicola Cabàsilas, a proposito dell'eucaristia, ha scritto: «quando poi [Cristo] introduce a mensa e dà a mangiare il proprio corpo, allora trasforma interamente l'iniziato e lo cambia nel suo modo di essere [...]. Quanto sublime è [sapere] che la mente di Cristo si mescola alla nostra mente, la sua volontà alla nostra volontà, il suo corpo al nostro corpo, il suo sangue al nostro sangue».

Molte volte, nel testo evangelico, risuona l'imperativo di rimanere in Gesù: si afferma ripetutamente la necessità del nostro permanere nell'unione con lui, senza del quale non possiamo fare nulla. Se si rimane in lui, si è curati dal Padre, con la potatura, con la mortificazione che è fonte di vivificazione. Se si rimane in lui, è possibile una vita feconda, anche dal punto di vista apostolico: l'azione autentica nasce da un cuore che conosce e ama il Signore, il quale «suscita in noi il volere e l'operare» (Fil 2,13).

Preghiera:

Padre santo, abbi cura di noi, tralci della Vite che è il tuo Figlio, e liberaci delle nostre fronde, ingombranti e superflue, affinché, resi vivi dalla vita del Cristo, portiamo frutto.

Agire:

Oggi rifletterò sulle mie "fronde" e le porterò davanti al Signore, chiedendo di liberarmene.

Commento a cura di don Nunzio Capizzi

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