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TESTO La vera vita

Messa Meditazione  

Giovedì della II settimana di Pasqua (03/04/2008)

Vangelo: Gv 3,31-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Lettura

Nel testo evangelico di oggi, Giovanni Battista fa proprie le parole con le quali Gesù si è rivelato a Nicodemo. Il brano si apre con la contrapposizione tra il Figlio, che «viene dall'alto», e colui che «viene dalla terra» (v. 31). Prosegue, parlando del testimone celeste, che svela la verità divina attinta ad una conoscenza diretta (v. 32), e di chi, accogliendo la sua testimonianza, conferma la veracità di Dio (v. 33). L'inviato di Dio parla le parole di Dio e dona lo Spirito senza misura (v. 34), a motivo dell'amore del Padre verso il Figlio (v. 35). La nostra decisione per o contro Gesù, il Figlio, è il giudizio che facciamo su di noi stessi (v. 36).

Meditazione

La Scrittura dice che Dio ha plasmato l'uomo con la polvere del suolo (cfr. Gen 2,7). È un'espressione eloquente che fa venire in mente la morte: l'uomo deve sempre ricordare che la sua esistenza, davanti a Dio, è nulla. L'uomo è polvere e ritornerà nella polvere (cfr. Gen 2,19). Non solo, ma il testo evangelico porta pure a pensare che l'uomo vive in modo "terreno" ed è incline a un materialismo spicciolo e di basso livello.

Da Gesù, che è la vita (cfr. Gv 14,6), l'uomo riceve «grazia su grazia» (cfr. Gv 1,16), riceve la grazia di accettare la parola di rivelazione e di vita che Dio pronuncia nel Figlio. Inviato da Dio, infatti, il Figlio pronunzia le parole di Dio, come nessun altro prima di lui: in Gesù, Dio comunica definitivamente se stesso. In lui è presente la salvezza, la vita di Dio: «è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata vivranno. Come, infatti, il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso» (Gv 5,25-26).

Nell'unione con il Figlio, rivelatore e donatore di vita, il credente ottiene la vita eterna. Chi, nella fede, si unisce al Figlio, è trasferito dall'ambito della morte, nel quale era imprigionato, all'ambito divino della vita, che gli è aperto da Gesù: «chi ha il Figlio ha la vita» (1Gv 5,12). L'ascolto della sua Parola fa dimorare lui in noi e noi in lui. Diversamente, fintanto e nella misura in cui l'uomo, nella sua incredulità, rifiuta colui che dona la vita, non può partecipare ora, e in futuro, alla vita di Dio.

Preghiera:

Padre santo, nel tuo Figlio incarnato, crocifisso e risorto, offri all'uomo, formato dalla terra, la pienezza della grazia. Fa' che siamo attenti a rimuovere ogni impedimento al suo diffondersi, che l'accogliamo e che troviamo in essa la ricchezza incommensurabile.

Agire:

Riflettendo sulla mia condizione "terrena", oggi domanderò al Signore l'attenzione alle sue parole e il dono, «senza misura», del suo Spirito.

Commento a cura di don Nunzio Capizzi

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