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TESTO Signore, dove vai?

mons. Antonio Riboldi

V Domenica di Pasqua (Anno A) (28/04/2002)

Vangelo: Gv 14,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.

Leggendo attentamente il Vangelo che la Chiesa ci propone oggi, si ha la netta impressione di essere di fronte al "testamento" che Gesù lascia non solo ai suoi, che lo avevano seguito, ma a tutti noi. Davanti a Lui oramai era vicina e presente quella che Lui chiamava spesso "la mia ora". Ossia quell'ora che doveva cambiare il volto di tutta l'umanità. Una umanità che, dopo la disobbedienza dei nostri progenitori, aveva abbandonato le stupende vie dell'Eden, che era un vivere con Dio, immuni da errori e smarrimenti e si era trovata come dispersa in un deserto, dove sembrava smarrita ogni senso della vita ed ogni via di salvezza. Dove poteva andare l'uomo, creato dalle mani di Dio, per essere partecipe della sua stessa divinità, lontano da Lui? Che senso dare alla stessa vita, quando questa aveva perso il solo senso per cui era ed è stata creata? E leggendo la storia della umanità, ieri, oggi e sempre, è facile leggere quali tragici errori l'uomo costruisce. Vivere come se Dio non ci fosse (ed è la moda che purtroppo cerca di insinuarsi in troppi) è per l'uomo perdere la sua ragione di vivere. Quante volte mi sento dire: "Che me ne faccio di questa vita, che non ho affatto né voluto, né desiderata?" "Ma che vita è mai questa?" Una ragazza che fisicamente era stupenda ed a cui proprio non mancava nulla, né soldi, né successo, né gioie del mondo, la trovai come spenta, come annegata in un torrente di lacrime. "Perché questa immensa sofferenza?" Le chiesi. "Invidio la sua serenità, mi disse, forse lei ha trovato un senso alla vita ed è felice. Io no: io vorrei scendere da questa vita che mi fa schifo, anche se ho davvero tutto e mi manca niente. Ho vergogna persino del mio dolore, gettando lo sguardo su tantissimi che hanno nulla di quello che ho io, eppure amano la vita. Ma mi dica, da dove viene la sua serenità? Ho percorso tutte le vie che il mondo propone per essere felice, per affogare nella gioia: ed il risultato è questo: la nausea". Le riposi: "Io da piccolo ho avuto davanti a me una sola via da percorrere, Gesù Cristo: una via difficile, ma meravigliosa: una via che alle volte sa di Via Crucis, ma che poi si rivela "Via Lucis". E nonostante le sofferenze, gli sbagli, sono sereno, tanto sereno: amo camminare per questa via, dove trovo verità e vita. Chiamala illusione se vuoi. Ma le illusioni durano poco. La vera gioia ha le ombre della sofferenza che non capisci, ma il sole non manca mai e poi... so che cammino verso l'eternità". Mi ascoltò con stupore fino a che lentamente si colmò l'abisso del nulla e me la trovai con le braccia al collo per dirmi; "Mi aiuti ad amare la vita: o almeno a trovare la via per amarla...anche se questa via si chiama, come dice lei, Gesù, che non conosco, ma che voglio tentare di conoscere per uscire dalla solitudine, che è un inferno". La ritrovai, quella ragazza dopo qualche tempo. La ritrovai dove credevo non fosse possibile trovarla: ossia in una foresteria di convento ad assaporare la felicità di avere trovato Cristo e quindi la via della vita. Mi disse solo: "Grazie, aveva ragione!" E sono innumerevoli le storie come questa: di uomini, donne, giovani, che non hanno saputo trovare la vera vita, che è Cristo e non sanno darsi ragione della propria insoddisfazione, al punto che tanti si affidano alle droghe, o altro, per abbreviare i tempi della morte. Gesù sa che sta per mettere a dura prova la fede dei suoi, che erano stati da Lui scelti, perché Lo seguissero e lo avevano seguito, senza sapere fino in fondo dove li avrebbe condotti. E dice: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto: quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via". Gli disse Tommaso: Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?" Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto anche il Padre? Come puoi dire: mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre e in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me: ma il Padre che è in me, compie le sue opere" (Gv.14, 1-10). Sono parole, forse difficili, ma meravigliose. Sono la verità cui si sono accostati le miriadi di santi di tutti i tempi; quelli che davvero videro in Gesù il Padre, e fecero di Gesù la verità della vita e quindi la via su cui camminare. Una meraviglia che possiamo facilmente leggere nella serenità, che è nello sguardo, nella dolcezza della carità, nella fiducia nei momenti tristi, di tanti, ma tanti, che davvero sono cristiani. Una felicità che così descrive: un mio carissimo amico, che ho avuto modo di conoscere a fondo ed essere felice stando con lui, tanta era la gioia che sapeva diffondere, Mons. Tonino Bello, Vescovo di Molfetta. Stetti con lui, ero ancora parroco nella Valle del Belice e lui era parroco a Tricase. Sembrava non riuscisse a contenere la gioia che l'accompagnava, come la nube che Dio mandò a difesa degli Ebrei nell'Esodo. Eppure da Vescovo sofferse tanto, ma tanto, e per tanti motivi. A volte, incontrandolo, lui Vescovo come me, notavo come quasi si era spento quel sorriso che gli conoscevo e avesse preso posto la dolce tristezza che doveva essere nel volto di Cristo. Mi sedevo sempre vicino a lui, per assaporare la sua santità. Une dolce amico, che sono certo ora è in cielo! Non aveva difficoltà a mostrare quasi, tutte le pieghe del suo animo, perché era convinto che la sua vita era un grande dono di Dio da donare ai fratelli. Tutti sappiamo della sua grave malattia che lo portò a morire giovane. Eppure, incredibilmente, volle come "presidente di Pax Christi, partecipare alla marcia a Serajevo: una impossibile marcia, che tanti ritennero follia, ma che per lui era una missione, condita dalla sofferenza fisica che lo divorava giorno per giorno. Rubo dal suo cuore queste parole, che offro ai miei amici di Internet: "Vogliamo giocarci, fino all'ultima, tutte le carte dell'incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere. La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti e tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono gli ultimi scoli delle tubature, dopo che hanno chiuso l'acquedotto. Riconciliamoci con gioia!"

 

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