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TESTO Risorgere, per poter dire agli altri: fratello, sorella

don Maurizio Prandi

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (23/03/2008)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Viviamo la Pasqua di Risurrezione con un cammino compiuto alle spalle... cammino che ci ha permesso di mettere a fuoco due punti importantissimi per quello che riguarda il nostro cammino interiore: il primo punto riguarda l'importanza della relazione personale con Gesù come quella relazione, ricordate, senza la quale Dio rimarrebbe una parola insignificante, una parola vuota o per lo meno una parola insufficiente dato che Dio nessuno lo ha mai visto, il Figlio unigenito ce lo ha raccontato (ne ha fatto l'esegesi dice la traduzione letterale dal greco)... il secondo punto, più recente nel tempo, è questo: da Gesù riceviamo un amore totale e senza pentimenti, senza ripensamenti. Gesù ci ama senza voltarsi indietro. Sentivo che questo amore senza pentimenti è un po' l'amore del sabato santo, perché è un amore ripetuto, perpetuato, anche se molto, molto faticoso.

Viviamo ogni anno il sabato santo per fissare nel cuore la continua discesa di Gesù agli inferi. Ne parlavo stamattina con un frate, mio amico: non è che Gesù è sceso agli inferi una volta per tutte e basta, no... la sua è una visita continua agli abissi, alle oscurità, alle profondità del cuore dell'uomo e pertanto anche del mio cuore. Ecco allora uno dei motivi per gioire in questo giorno di Pasqua... non siamo soli nelle nostre fatiche, non siamo soli nei nostri dolori, sempre il Risorto ci visita, sempre il Risorto cammina con noi. E che veramente sia Pasqua, che veramente possiamo vivere un passaggio, che veramente possiamo varcare un confine, che veramente possa cambiare qualcosa nella nostra vita, veramente possiamo dirci cristiani, fare centro su Gesù, lasciarci fare da Lui, lasciarci prendere e portare in alto, verso la luce. Fa o Signore che il passaggio attraverso il sabato santo non sia solo un passaggio per il volgere del sole, senza che nulla sia cambiato, senza che nulla si volga nel mio cuore e nella mia vita. Solo così, solo se qualcosa davvero cambia dentro di me l'annuncio della Risurrezione porterà la gioia nella mia vita.

Guardate al vangelo appena ascoltato... guardate alla reazione che hanno le donne, le quali con timore e gioia grande corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli e a quella che invece hanno le guardie, che divennero come morte. Le donne, che durante la sua vita terrena hanno ascoltato Gesù, hanno portato e custodito nel cuore le sue parole, credono alla risurrezione proprio sulla parola di Gesù: E' risorto, come aveva detto. Le guardie invece mi paiono il simbolo di coloro che fanno dell'incredulità uno stile di vita e diventano creature morte, incapaci di movimenti interiori, incapaci di sussulti del cuore... sono preda di una morte della quale erano custodi (Enzo Bianchi). Forse è un po' questo il rischio che corriamo, quello di dar spazio a queste guardie che possono anche essere dentro di noi a vigilare perché nulla cambi, perché si rimanga nel vecchio, perché il nostro vero Io resti sepolto e l'uomo autentico non sorga in noi (A. Grun).

Ecco che possiamo allora ripercorrere il Vangelo della Risurrezione secondo il racconto di Matteo, il quale ci parla di quel cambiamento che anche adesso ho accennato. La partenza delle donne è visitare la tomba... vanno lì per quello apparentemente. L'angelo sa cogliere però il desiderio che le abita e le rimanda a ciò che profondamente le muove, perché la loro non è la visita ad una tomba, ma una ricerca: So che cercate Gesù, il crocifisso... Mi piace questa idea, quella di una ricerca che non si ferma, che non si arresta nemmeno di fronte a ciò che umanamente giudicheremmo insuperabile. Uno sprone, un incitamento per me che per molto meno finisco il carburante che mette in moto la mia ricerca. E' importante anche per la nostra relazione personale con Gesù: le donne non cercano un'idea, cercano una persona, non cercano un potente, uno che risolve, cercano il crocifisso, cercano uno che hanno visto vivere, soffrire, morire in quel modo.

Bello quello che l'angelo dice alle donne, indicando anche lo stile della ricerca... cercare, ma non nella paura (non temete) e non come tutti gli uomini: Non abbiate paura... lasciate che la paura sia il destino di altri e non cercate qui, nel sepolcro perché quello che voi potete vedere qui è soltanto il posto dove lo avevano messo. Non dovete cercarlo qui, nel posto in cui è stato messo dalla incredulità degli uomini, cercatelo là dove lui ha promesso di manifestarsi... Anche noi allora siamo chiamati a cercarlo là dove Egli ha promesso di manifestarsi... là dove uomini e donne sono capaci di spezzare il pane per i propri fratelli e le proprie sorelle, là dove uomini e donne sono capaci di preparare fuochi di brace per riscaldare e preparare il cibo necessario per il ristoro, la dove uomini e donne anche al prezzo della loro vita vogliono dire Pace a voi a chi odia e a chi trama contro i fratelli, la dove uomini e donne mostrano e vivono le loro ferite, ebbene lì possiamo incontrare il Risorto.

Concludo segnalando un cambiamento importante che la Risurrezione opera. Dice Gesù: Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno... ai miei fratelli... Gesù non li chiama più discepoli, li chiama fratelli. Attraverso la sua Morte e Risurrezione essi sono diventati fratelli. Il loro fallimento di fronte alla passione, la loro vigliaccheria di fronte alla paura della morte sono loro perdonati. Che possa accadere questo anche nella nostra vita... che si possa dire di noi che crediamo nel Risorto perché di fronte al torto o al male subito, possiamo chiamare fratello e sorella chi, con o senza volontarietà ci ha ferito. Sarà Pasqua anche per noi, capaci di uscire dai sepolcri del risentimento e del rancore.

 

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