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TESTO E' Risorto secondo le Scritture...

don Roberto Rossi   Parrocchia Regina Pacis

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Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (23/03/2008)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,1-9

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Troviamo nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi: Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e apparve a Cefa e quindi ai Dodici (15,3-5). C'è un legame tra le Scritture e la risurrezione di Gesù, come c'è anche tra le Scritture e la morte in croce. Nel libro del profeta Isaia, nei capitoli che vanno da 42 a 53, si parla più volte di un personaggio misterioso, designato come "servo del Signore": di lui si mette in risalto la fedeltà, poi si parla di una sofferenza che espia il peccato del popolo, e di un'inattesa vittoria finale. Basterà ricordare, tra i tanti, solo alcuni versetti; li prendiamo dai capitoli 52 e 53: Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato. Come molti si stupirono di lui - tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo - così si meraviglieranno di lui molte genti... Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità... Per le sue piaghe noi siamo stati guariti... Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello... Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce... Perciò io gli darò in premio le moltitudini... perché ha consegnato se stesso alla morte... La somiglianza con la vicenda di Gesù è impressionante.

Nel libro di Giona, al capitolo 2, si racconta che il profeta fu inghiottito da un grosso pesce, e rimase nel suo ventre per tre giorni e tre notti. Di lì dentro invocò il Signore, il quale ascoltò la preghiera e fece sì che Giona uscisse sano e salvo. Si parla dunque del Signore che interviene dopo tre giorni e restituisce Giona alla vita. E' il segno di Giona, che Gesù applica a sé.

Certamente abbiamo solo qualche tratto, non abbiamo passi della Scrittura che in maniera dettagliata e definitiva preannuncino la morte e la risurrezione di Gesù. Anche i discepoli di Emmaus, di fronte all'annuncio della risurrezione di Gesù, erano rimasti scettici, e una conformità con le Scritture non erano riusciti a vederla. Però il Viandante che si era unito a loro lungo la via - e che poi si era rivelato essere Gesù - li aveva rimproverati aspramente: «Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui (Lc 24,25-27).

Gesù come ha fatto con i discepoli di Emmaus? Ha fatto far loro un lungo percorso attraverso tutta la Bibbia. E la Bibbia è un storia. Quella storia attraverso la quale Dio educa progressivamente gli uomini a capire e ad entrare nel suo progetto di amore. Un progetto che inizia magnificamente con la creazione del mondo, così bello, e tuttavia così presto sporcato dal peccato dell'uomo. Un progetto a cui Dio, però, non rinuncia. E allora chiama Abramo da un paese lontano, e gli promette una terra e una discendenza; e pian piano gli insegna a sperare nelle promesse divine, gli insegna ad aver fede. Più tardi, attraverso Mosè, raccoglie i discendenti di Abramo, gli Israeliti, per farli uscire dal paese d'Egitto verso la patria promessa. Nella fuga li salva dall'esercito egiziano, che li insegue per ucciderli: è il Dio che salva la vita dei suoi figli. Poi fa alleanza con loro nel deserto: è il Dio che non abbandona mai. Espressione dell'alleanza è la Legge (i Comandamenti): è il Dio che insegna a vivere secondo giustizia, cioè ad avere un corretto rapporto con lui e con il prossimo. Nelle alterne vicende della storia Dio ha continuato a parlare al popolo di Israele attraverso i profeti: ora minacciando il castigo, a motivo delle infedeltà, ora promettendo salvezza per chi si fosse mantenuto fedele.

La lunga storia della salvezza (da Adamo a Cristo, e da Cristo al giudizio universale) comporta tante tappe: in ciascuna di esse Dio ha cercato di far avanzare un poco i suoi figli nella conoscenza del suo progetto, per quanto era comprensibile in quel momento della storia. E subito dopo, ogni volta, Dio mostrava di andare ancora più in là di quanto i suoi figli non riuscissero a sperare: i suoi miracoli di salvezza superavano sempre le attese. Così è stato anche per la risurrezione del Figlio. Nessun profeta ha mai visto in anteprima il film con la vita di Cristo (non avrebbe avuto nemmeno senso); piuttosto, ogni profeta ha invece compreso qualcosa di come Dio agisce nelle vicende umane. E, nella risurrezione del Figlio, Dio non si è smentito: il Dio che non abbandona, non ha abbandonato il Figlio nell'ingiusta morte; il Dio della libertà lo ha liberato da essa; il Dio della giustizia ha salvato il Giusto, l'unico definitivo mediatore tra Dio e gli uomini... Forse ai discepoli di Emmaus era mancato uno sguardo d'insieme della storia della salvezza che culmina nella morte e nella risurrezione di Cristo.

La morte e la risurrezione di Gesù sono il centro e il vertice degli eventi di salvezza accaduti sotto il cielo degli uomini. Non solo qualche parola della Bibbia, qualche scampolo di profezia, conduce verso Cristo, ma tutta la Scrittura nel suo insieme, perché tutta parla del cammino che, tappa dopo tappa, ha portato alla Pasqua del Signore. Certo, alcuni episodi e alcune profezie presagiscono qualcosa della luce pasquale in maniera più evidente rispetto ad altri episodi e ad altre profezie, ma sarebbe un errore limitarsi a cercare solo qualche corrispondenza qua e là, dimenticando la totalità del cammino.

Peraltro, parlando del progetto di Dio, ogni pagina della Bibbia parla anche di noi, perché anche noi facciamo parte del disegno di Dio. Per quel che riguarda la nostra vita e la nostra storia, ciascuna pagina della Bibbia ne sa e ne può dire infinitamente di più di qualunque astrologo e di qualunque indovino.

...aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Quando arriviamo alle parole del Credo, le possiamo dire con una consapevolezza diversa: non solo per un senso di ammirazione verso quel progetto che Dio, con le sue parole e le sue opere, ha portato avanti con tanta fedeltà, ma anche e soprattutto perché dentro a quel progetto di salvezza ci siamo anche noi.

 

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